Attacco delle forze turche nel Kurdistan iracheno contro presunte postazioni del PKK
Torna alta la tensione nel Kurdistan iracheno, dove in mattinata l’esercito turco
ha condotto una vasta offensiva nella provincia di Dahuk ai danni di presunte postazioni
dei guerriglieri del PKK. A darne notizia sono state le autorità locali, senza tuttavia
fornire altri dettagli sull’operazione che, secondo la televisione curda, avrebbe
impiegato anche alcuni aerei di Ankara. Intanto, fonti della guerriglia sunnita hanno
fatto sapere che nella grossa offensiva lanciata ieri nei sobborghi meridionali di
Baghdad sarebbero morti un dirigente del braccio locale di Al Qaeda ed ad altri 20
combattenti.
Visita di Bush al museo dell’Olocausto di Gerusalemme Ultima
giornata in Israele per il presidente statunitense, George W. Bush, che oggi è ripartito
alla volta del Kuwait dopo aver visitato il museo dell’Olocausto a Gerusalemme. Ieri
invece, incontrando i rappresentanti palestinesi ed israeliani, il capo della Casa
Bianca aveva parlato dei negoziati di pace, affrontando temi caldi per la creazione
dello Stato palestinese. Il nostro servizio:
Forte commozione
per il presidente americano che oggi ha visitato lo storico museo Yad Vashem. Accompagnato
dai vertici israeliani, Bush si è raccolto davanti al memoriale della Shoah con le
lacrime agli occhi e ha deposto una corona presso la fiamma eterna, dopo aver ascoltato
una poesia scritta da una donna fucilata dai nazisti. “Se il male viene individuato
bisogna resistergli”, ha affermato il capo della Casa Bianca che in mattinata si è
spostato in Galilea per altri due appuntamenti di carattere culturale e religioso:
cioè la visita ai siti archeologici e alla Chiesa delle Beatitudini. La giornata di
ieri è stata invece contrassegnata da temi politici. La pace tra israeliani e palestinesi
entro il 2008 è possibile, ha detto Bush durante la tappa a Ramallah, dove ha potuto
constatare di persona come posti di blocco e filo spinato rendano ogni giorno difficile
la vita dei palestinesi. Il presidente americano ha così affrontato il problema dei
confini del futuro Stato palesitnese, che dovrà necessariamente avere - ha detto -
“una continuità territoriale”. Il capo della Casa Bianca ha mostrato però di comprendere
altrettanto bene anche la necessità di sicurezza di Israele, spiegando che nessun
accordo di pace può nascere dal terrore. Israele - ha poi precisato - deve porre fine
alla “occupazione iniziata nel 1967”, aggiungendo tuttavia - circa lo status di Gerusalemme
- che servono “concessioni dolorose” da entrambe le parti. Questo significa in particolare
il massimo controllo dei palestinesi sulle attività terroristiche nei Territori e
per gli israeliani di congelare lo sviluppo di nuovi insediamenti. Dopo tre giorni
permanenza, Bush ha lasciato lo Stato ebraico alla volta del Kuwait, il primo dei
cinque alleati arabi che visiterà nei prossimi giorni.
Pakistan: indagini
sul sanguinoso attentato di ieri In Pakistan, proseguono le indagini per ricostruire
l’identità dell’attentatore suicida che ieri si è fatto esplodere davanti ad un palazzo
del tribunale di Lahore, provocando 26 morti ed una sessantina di feriti. Dura la
condanna dell’atto da parte della Casa Bianca, che ha messo in guardia contro tutti
i tentativi di condizionare il processo elettorale nel Paese. Il governo di Islamabad
ha parlato di un tentativo di ostacolare la democrazia e ha confermato che nonostante
l’acuirsi della tensione le elezioni si svolgeranno, come previsto, il 18 febbraio
prossimo.
In Kenya nuove manifestazioni di protesta Sempre incerta
la situazione in Kenya. All’indomani del fallimento della mediazione dell’Unione Africana,
il partito dell’opposizione guidato da Raila Odinga ha annunciato la ripresa di nuove
manifestazioni di protesta in tutto il Paese, a partire da mercoledì prossimo. Oggi
stesso le autorità di Nairobi saranno informate sul calendario delle iniziative. Lo
hanno fatto sapere fonti del Movimento Democratico arancione, che prevedono “un periodo
molto buio nella storia del Paese”. Intanto, mentre anche l’inviato statunitense,
Frazer, si appresta a lasciare il Kenya, proseguono gli scontri. Nella zona ovest
del Paese, stamani sei abitazioni sono state incendiate e una persona è rimasta ferita.
Nigeria - petroliera in fiamme In Nigeria, si segnala una petroliera
in fiamme nello scalo marittimo di Port Harcourt. Si ritiene che l’episodio sia legato
alle violenze riprese nelle ultime settimane, dopo l’apparente fallimento dei colloqui
di pace tra governo ed esponenti dei gruppi che agiscono nel delta del Niger e che
si oppongono alle major del petrolio. Solo ieri il MEND, il Movimento per l’emancipazione
del Delta del Niger, aveva rinnovato le sue minacce ai cittadini stranieri che lavorano
nel settore, dichiarando il proprio sostegno ai gruppi minori che agiscono nell’area.
Myanmar: Aung San Suu Kyi incontra un rappresentante della giunta E'
durato circa un'ora a Rangoon il nuovo colloquio tra Aung San Suu Kyi e il ministro
incaricato dalla giunta al potere nella ex Birmania di tenere i contatti con la leader
della Lega Nazionale per la Democrazia, da anni agli arresti domiciliari. L’ultimo
incontro si era tenuto il 29 novembre scorso, dopo le richieste della comunità internazionale
a seguito delle manifestazioni di piazza dei mesi passati, represse nel sangue. Ma
come può essere letto il faccia a faccia di oggi? Giada Aquilino lo ha chiesto
a padre Piero Gheddo, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME)
e profondo conoscitore della ex Birmania:
R.
- Può essere letto in un modo solo: le manifestazioni e le proteste qualche effetto
l’hanno avuto. Le autorità birmane capiscono di essere isolate nel mondo. Penso abbiano
influito un po’ il blocco economico, un po’ la Cina - che ritengo abbia fatto pressioni
- e un po’ l’inviato europeo, Piero Fassino, che recentemente è andato a Rangoon per
conto di Bruxelles. L’Unione Europea ha un peso economico notevolissimo sulla Birmania:
dopo la Cina e l’India, c’è l’UE, ben prima degli Stati Uniti. Comunque, ora i governanti
penso cerchino di trovare qualche accordo per andare avanti senza lasciare il potere.
E infatti, abbiamo dei segnali: nella vita normale della gente qualcosa si è allentato,
hanno liberato dei prigionieri politici, hanno fatto qualche passo in avanti, pur
continuando le repressioni dei dissensi e le persecuzioni.
D.
- Quali altri passi verso la democrazia si stanno compiendo?
R.
- Li definirei passi verso un allentamento della pressione sul popolo, sugli organismi,
sulle Chiese. Mi pare che ci sia qualche segno positivo. Il rischio, qui, è che passino
i mesi e poi tutto ritorni come prima, come è avvenuto nel 1988. All’epoca, dopo le
manifestazioni degli studenti represse con la violenza e con molti morti, ci furono
delle elezioni abbastanza libere, in cui il partito socialista al potere ottenne il
12 per cento dei voti e il partito di Aung San Suu Kyi l’82 per cento. Quelle consultazioni
però furono invalidate e la giunta è andata avanti negli anni.
Kazakistan:
esplosione in miniera, 7 morti Grave incidente in una miniera di carbone in
Kazakistan. Stamani, una violenta esplosione ha provocato la morte di almeno sette
minatori. Fonti governative parlano di una ventina di dispersi mentre sono 11 gli
operai tratti in salvo. La miniera, di proprietà del colosso mondiale della siderurgia
ArcelorMittal, si trova nella città di Abai, nella regione di Karaganda.
Gran
Bretagna - sì alla costruzione di nuove centrali nucleari Il governo britannico
ha annunciato la costruzione di nuove centrali nucleari civili entro il 2020. Gli
impianti sostituiranno i 23 attualmente in funzione entro 14 anni. Il servizio da
Londra è di Sagida Syed:
Le nuove
centrali verranno finanziate da aziende private e manterranno invariata la produzione
energetica che copre il 20 per cento del fabbisogno del Paese. Ritenute uno strumento
chiave per affrontare la lotta contro i cambiamenti climatici attraverso l’utilizzo
di una fonte pulita quale l’energia atomica, le nuove centrali non distoglieranno
- assicura il governo - l’attenzione dalla ricerca e dallo sviluppo delle fonti di
energia rinnovabili, in particolare l’energia eolica e solare, che dovrebbe infatti
quintuplicare nei prossimi decenni. La decisione non è stata accolta favorevolmente
dagli ambientalisti, in particolare dagli attivisti di Greenpeace, che erano riusciti
l’anno scorso a bloccare il nulla osta del parlamento, forti di uno studio secondo
il quale le centrali nucleari abbasserebbero le emissioni di ossido di carbonio solo
del 4 per cento: troppo poco per giustificare la costruzione di nuovi impianti. (Da
Londra, per la Radio Vaticana, Sagida Syed)
Iran - Baradei discute del
programma atomico di Teheran Il controverso programma atomico iraniano è al
centro della visita di due giorni a Teheran del direttore dell’Agenzia internazionale
dell’energia atomica (AIEA), Mohammed El Baradei, giunto stamani nel Paese con l’obiettivo
di chiarire alcuni punti. El Baradei, che non ha rilasciato dichiarazioni, è stato
ricevuto da Mohammad Saidi, vicedirettore dell'Organizzazione iraniana dell’energia
atomica e dal rappresentante dell’AIEA in Iran, Ali Asghar Soltaniyeh.
Italia
- proteste in Sardegna per l’emergenza rifiuti Dopo la Campania, l’emergenza
rifiuti si estende anche nell'isola italiana della Sardegna, dove nella notte sono
stati incendiati diversi cassonetti dell’immondizia, mentre decine di sacchetti di
spazzatura sono stati lanciati nel cortile dell’abitazione del presidente della Regione,
Renato Soru. Le proteste sono scattate ieri nel porto di Cagliari, dove un gruppo
di manifestanti si è scontrato con la polizia per impedire che venissero scaricate
5 mila tonnellate di rifiuti provenienti da Napoli. (Panoramica internazionale
a cura di Eugenio Bonanata)
Bollettino del Radiogiornale della
Radio Vaticana Anno LII no. 11 E'
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