La diplomazia vaticana al servizio della pace nel mondo: intervista con mons. Parolin
Nell’ambito di un seminario che si tiene settimanalmente alla Radio Vaticana sulla
missione e organizzazione della nostra emittente nel diffondere il Magistero di Benedetto
XVI nelle culture di oggi, questa mattina è intervenuto nella sede di Palazzo Pio,
il sottosegretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Pietro Parolin. Il presule,
che ha affrontato il tema della “politica internazionale alla Radio Vaticana e le
esigenze della Sede Apostolica” ha ricordato le parole del Papa quando lunedì scorso
nel suo incontro per il 2008 con il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa
Sede, ha affermato che “la diplomazia è l’arte della speranza”. E i diplomatici vaticani
sanno che questa speranza ha un nome, perché è diplomazia di sacerdoti. In proposito
Angela Ambrogetti ha chiesto a mons. Parolin, come nasce e cosa è in concreto
questa struttura della Santa Sede e in che modo il Vaticano porta avanti la sua politica
internazionale:
R.
– Evidentemente la diplomazia della Santa Sede è nata dalla storia, cioè la Santa
Sede fin dall’origine ha goduto di una personalità giuridica internazionale. Quindi,
può svolgere anche tutte quelle attività che sono tipiche dei soggetti di diritto
internazionale, che sono fondamentalmente gli Stati. C’è anche la possibilità di inviare
degli ambasciatori e di ricevere degli ambasciatori. Direi che sia uno strumento,
uno strumento di cui si serve la Santa Sede come governo centrale della Chiesa cattolica,
per lo svolgimento della sua missione.
D. – Veniamo
al recente discorso del Papa al Corpo diplomatico...
R.
– Il Santo Padre, nel suo discorso al Corpo diplomatico, cerca di entrare nelle situazioni
di difficoltà o di crisi nel mondo. In questo discorso ha citato molte situazioni,
che sono situazioni di inquietudine e di preoccupazione per tutta la comunità internazionale.
Credo ci sia un filo rosso che lega questi discorsi, ed è la preoccupazione per la
difesa e la promozione della dignità umana, una dignità fondata sulla dimensione trascendente
delle persone, altro aspetto sul quale la Santa Sede ha questa visione integrale dell’uomo,
che non è ridotto ad una sola dimensione, solo alla dimensione fisica, alla dimensione
materiale, alla dimensione economica, ma è visto, invece, nella sua integralità e
su questa integralità la Santa Sede insiste. Quindi, il tema della difesa della dignità
dell’uomo, della difesa dei suoi diritti, a cominciare dal diritto della vita, del
momento del concepimento fino alla morte naturale, ed alla difesa della sua libertà.
Evidentemente, l’altro aspetto è quello dell’educazione alla pace, la pace intesa
come tutta quella serie di condizioni che permettono all’uomo di svilupparsi come
uomo e come figlio di Dio e di creare intorno a sé dei rapporti sereni e fruttuosi
con gli altri.
D. – Viene, a questo punto, da concludere
con le frasi e il pensiero conclusivo del discorso di quest’anno di Benedetto XVI.
La diplomazia è l’arte della speranza, come dire che basta un tenue segno, un tenue
accenno e si possono tessere delle trame importanti per l’uomo...
R.
– Io direi l’arte della speranza, perché arte della speranza significa che c’è la
possibilità di risolvere in maniera pacifica le difficoltà e i conflitti che ci sono.
Direi che questo sia il grande messaggio della diplomazia. Ci sono stati tanti e tanti
esempi, tante situazioni, che hanno dimostrato come si sono realizzati gli sforzi
della diplomazia. Magari non sempre i risultati sono all’altezza delle aspettative,
ma credo che la speranza ci aiuti ad andare avanti anche quando non vediamo immediatamente
dei risultati, ma a lavorare anche sui tempi lunghi, sempre sorretti - la diplomazia
della Santa Sede è una diplomazia di sacerdoti – dalla grazia del Signore, sapendo
che la grazia del Signore feconda tutti gli sforzi grandi o piccoli che si fanno in
questo senso.