2008-01-09 15:17:52

Iniziata la visita di Bush in Medio Oriente: oggi colloqui in Israele


Esistono “nuove opportunita” per giungere ad una “pace durevole” tra israeliani e palestinesi. È quanto ha dichiarato il presidente americano, George W. Bush, al suo arrivo oggi in Israele. Il nostro servizio:RealAudioMP3

“Cerchiamo una pace duratura - ha detto Bush durante la cerimonia di benvenuto - Cerchiamo una nuova opportunità per la pace in Terra Santa e per la libertà attraverso tutta la regione”. In un clima di eccezionale confidenza ma anche di grande solennità, Bush è stato ricevuto all'aeroporto dal presidente israeliano, Shimon Peres, dal primo ministro Olmert e da una fitta schiera di dignitari politici e religiosi. Nel suo discorso di benvenuto, Peres ha detto che il presidente Bush “ha spianato la strada della pace”. Ha parlato poi della “minaccia iraniana”, affermando che non va sottovalutata, e della “pazzia di Hamas, Hezbollah ed Iran” dicendo che è necessario fermarla. I colloqui veri e propri con Peres ed Olmert sono in programma nel pomeriggio a Gerusalemme. Poi, domani, la visita prosegue in Cisgiordania, a Ramallah, per l’incontro con il presidente palestinese, Abu Mazen. Previste inoltre tappe successive in altri cinque Paesi: Kuwait, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Egitto. Al centro della visita, secondo quanto dichiarato alla vigilia dallo stesso Bush, ci sono il rilancio del negoziato di pace tra israeliani e palestinesi, sulla scia della Conferenza di Annapolis, e il coordinamento con gli alleati arabi delle iniziative per fronteggiare la questione Iran. In ogni caso, le milizie palestinesi della Striscia di Gaza hanno segnato l'arrivo del presidente Bush con un intenso lancio di razzi Qassam verso il territorio di Israele: undici in poche ore. Uno ha centrato un'abitazione di Sderot senza provocare vittime. I soldati israeliani hanno risposto uccidendo un miliziano della Jihad islamica e ferendone almeno altri quattro. Dure critiche anche da Hamas: in un comunicato ha definito il presidente Bush “il grande diavolo”.

Iraq
Tre soldati americani sono rimasti uccisi nella regione a nord di Baghdad, mentre erano impegnati in operazioni antiterrorismo: lo ha reso noto il comando USA nella capitale irachena. In uno scarno comunicato, il comando precisa solo che i soldati sono attaccati ieri nella provincia di Salaheddin e che altri due soldati sono rimasti allo stesso tempo feriti. Sale così a 3.915 il numero dei soldati americani morti in Iraq dall'inizio del conflitto, nel marzo del 2003, in base ad un conteggio non ufficiale ma attendibile.

Iran
Un'organizzazione iraniana per i diritti umani guidata dall'avvocatessa Shirin Ebadi, Premio Nobel per la Pace, ha protestato per le amputazioni di arti inflitte nei giorni scorsi a cinque condannati in seguito ad una sentenza emessa da un giudice sulla base della legge islamica. “Condanniamo queste esecuzioni e sottolineiamo la necessità di rivedere le leggi penali secondo i tempi e le situazioni”, afferma il Centro per la difesa dei diritti umani in una nota inviata oggi all'ANSA. Nei giorni scorsi, la stessa organizzazione aveva protestato per il forte incremento del numero delle impiccagioni in Iran, molte delle quali sulla pubblica piazza, a partire dall'anno scorso. “Le violazioni dei diritti umani non solo sono aumentate, ma hanno assunto anche nuove forme”, sottolinea ancora l'organizzazione guidata dalla Ebadi, riferendosi ora alle amputazioni della mano destra e del piede sinistro di cinque uomini condannati per rapina a mano armata e sequestro di persona. Le esecuzioni sono avvenute nel carcere di Zahedan, nel sud-est del Paese.

Libano
Il segretario generale della Lega Araba, Amr Mussa, è atteso nel pomeriggio di oggi a Beirut per una missione di due giorni in cui promuoverà un piano arabo per porre fine alla crisi politica libanese. Mussa cercherà di ottenere l'approvazione della maggioranza antisiriana al potere e quello dell'opposizione guidata dal movimento sciita Hezbollah per il nuovo piano, che ha già ottenuto il benestare dei ministri degli Esteri arabi, domenica scorsa al Cairo. Il piano chiede l'elezione “immediata” del comandante dell'esercito generale, Michel Suleiman, alla presidenza della Repubblica e la formazione di un governo “di unità nazionale”. La maggioranza ha già accolto con favore il piano, mentre l'opposizione insiste nel chiedere un potere di “veto” nel futuro nuovo esecutivo. Mussa si incontrerà con il presidente del parlamento, Nabih Berri, con il premier, Fuad Siniora, e con i leader politici dei due schieramenti. Berri ha detto al quotidiano as Safir che i suoi colloqui con Mussa saranno incentrati sull'elezione di Suleiman. Il parlamento libanese dovrebbe riunirsi sabato prossimo per procedere all'elezione del nuovo presidente. Ma la sessione, già rinviata 11 volte in tre mesi, potrebbe essere di nuovo posticipata in attesa di un accordo.
 
Siria
Le autorità siriane hanno arrestato un altro oppositore siriano appartenente al raggruppamento "Dichiarazione di Damasco", piattaforma dell'opposizione tollerata fino al dicembre scorso. Lo ha riferito oggi il sito d'informazione Akhbar al-Sharq (Notizie del Levante) vicino ai Fratelli musulmani siriani, formazione illegale dal 1980. Citando fonti dell'Organizzazione nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), il sito ha precisato che Muhammad Hajj Darwish, 47 anni, è stato arrestato lunedì dai Servizi di sicurezza di Damasco. Sempre secondo la Ondus, Darwish era presente al congresso della "Dichiarazione di Damasco", tenutosi a Damasco ai primi di dicembre e al quale avevano partecipato 168 esponenti dell'opposizione e della società civile. Con l'arresto di Darwish, sono ora 9 gli oppositori finiti in carcere dal 9 dicembre, da quando le autorità siriane hanno avviato una campagna di arresti contro i principali rappresentanti della "Dichiarazione di Damasco", tra cui la neoeletta presidente, Fidaa Hurani, e il noto editorialista, Fayyez Sara.

Kenya
Kibaki, presidente eletto del Kenya con una vittoria molto contestata, dopo aver varato ieri a sorpresa un governo definito di “larga apertura”, seppur non completo, ha oggi dichiarato che l'esecutivo è pronto all'ingresso di esponenti dell'opposizione. Ma l'ipotesi appare al momento irrealistica. Anzi, il varo dell'esecutivo ha suscitato reazioni violente sia sul piano delle dichiarazioni politiche che sul campo: incidenti seri si sono avuti a Kisumu, nell'ovest dello Stato, dove vi erano già stati nei giorni scorsi con un centinaio di morti. Fortissima, di nuovo, anche la tensione a Nairobi. Intanto, John Kufuor, capo di Stato del Ghana e presidente di turno dell'Unione Africana, ha avviato una difficile mediazione. Incontra Kibaki, e poi il leader dell'opposizione Odinga. Ma sembra che non riesca a mettere i due allo stesso tavolo alla sua presenza, che era invece l'obiettivo della sua missione. Kibaki accetta di incontrare Odinga ma da presidente della Repubblica e senza la presenza di mediatori internazionali. Ipotesi che il leader dell'opposizione neanche prende in considerazione.

Algeria
Quattro guardie comunali e due militari sono rimasti uccisi e 7 feriti durante un'operazione di rastrellamento vicino a Costantine, 400 km ad est di Algeri, secondo la stampa. Da giorni si susseguono le voci di scontri sulle montagne della regione che sarebbero esplosi dopo il ritrovamento di quattro uomini sgozzati in un villaggio alla periferia della città, ma nessuna conferma è ancora arrivata dalle autorità. Secondo il quotidiano El Watan, dopo le numerose segnalazioni degli abitanti della zona, l'esercito sarebbe partito all'inseguimento di un gruppo terroristico composto da una ventina di elementi. Almeno due presunti terroristi sarebbero morti negli scontri e altri sarebbero stati feriti dai bombardamenti effettuati dagli elicotteri. Intanto in Cabilia, regione montuosa ad est di Algeri nota per essere il covo prediletto dei gruppi armati di matrice islamica, “la situazione si sta degradando in maniera inquietante”, ha dichiarato Mohamed Ikherbane, presidente della provincia di Tizi Ouzou ( capoluogo della Cabilia, 100 km ad est di Algeri). “La psicosi sta dilagando tra la popolazione, la situazione è preoccupante. È necessario agire immediatamente”, ha aggiunto. Il 2 gennaio a Naciria, nella regione berbera 50 km ad est di Algeri, un'auto guidata da un kamikaze si è lanciata contro una caserma di polizia. Bilancio dell'attacco rivendicato da Al Qaida per il Maghreb islamico, 4 morti e 25 feriti.

Risultati definitivi in Georgia per le presidenziali
Il presidente uscente Saakashvili ha vinto al primo turno le elezioni presidenziali in Georgia con il 52,21% dei voti mentre il leader dell’opposizione, Gaceciladze, avrebbe avuto il 25,26%: sono i risultati definitivi annunciati dalla Commissione elettorale del Paese. L'opposizione georgiana continua a contestare i risultati della commissione elettorale (CEC), parlando di manipolazione di dati e è decisa a ricorrere in tribunale per dimostrare che Saakashvili non è riuscito a raggiungere il quorum del 50% dei voti nel primo turno del voto. L'opposizione intende radunare cento mila persone per una manifestazione di protesta a Tbilisi il 13 gennaio, sotto il motto “difendi i nostri voti”. Saakashvili, intanto, ha già diramato gli inviti per la cerimonia di insediamento presidenziale.

Sri Lanka
L'esercito dello Sri Lanka ha occupato un'area del territorio nel nord-ovest dell'isola, nel distretto di Mannar, appannaggio dei ribelli delle Tigri Tamil, e il numero di questi rimasti uccisi nelle operazioni è salito oggi a 44. In una serie di scontri nel nord, ieri erano morti 38 ribelli, altri sei sono rimasti uccisi oggi tra cui uno dei leader dell'organizzazione, noto come Shankar. “Abbiamo preso un chilometro quadrato”, ha detto un portavoce dei militari, Udaya Nanayakkara, “stiamo intensificando la pressione per guadagnare terreno, li affronteremo ogni volta che sarà necessario”. È la reazione dell'esercito ai due attentati di ieri, attribuiti ai ribelli delle Tigri Tamil, nel primo di questi è rimasto ucciso il ministro dell'edilizia D.M. Dassanayake. I militari stanno conducendo intense operazioni per contrastare gli attentati intensificatisi dopo l'annuncio del governo, nei giorni scorsi, del ritiro da un accordo per il cessate-il-fuoco del 2002, ormai da tempo violato pesantemente da entrambe le parti, e l'uccisione di circa 100 ribelli nell'ultima settimana. Il conflitto tra governo e separatisti Tamil è in corso da circa 30 anni ed ha provocato, secondo stime internazionali, tra 60 e 70 mila vittime, 6 mila delle quali dal solo 2005. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)


Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 9

 
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