Il Papa all'udienza generale presenta Sant'Agostino: ha cercato la verità, ha incontrato
Cristo. Benedetto XVI parla anche del calcio: educhi all'onestà e alla fraternità
La vita di Sant’Agostino è un esempio dell’opera della grazia divina che dirige le
complicate vicende dell’uomo verso la conoscenza della definitiva Verità, verso l’unione
con Cristo e verso il servizio alla Sua Chiesa. Ha sintetizzato così Benedetto XVI
la biografia del vescovo di Ippona riprendendo oggi le sue catechesi sui Padri della
Chiesa. Vasto l’influsso esercitato da Agostino nella letteratura cristiana e numerose
le opere da lui lasciate; a queste e alla vicenda interiore del presule africano,
ha detto il Papa, saranno dedicate le catechesi delle prossime udienze generali. Il
servizio di Tiziana Campisi:
“Uomo
di passione e di fede, di intelligenza altissima e di premura pastorale instancabile”:
con queste parole Benedetto XVI ha definito Sant’Agostino - “il più grande padre della
Chiesa latina”, nato a Tagaste, nell’odierna Algeria, nel 354 - “spesso conosciuto,
almeno di fama, anche da chi ignora il cristianesimo o non ha consuetudine con esso”:
“Di
rado una civiltà ha trovato uno spirito così grande, che sapesse accoglierne i valori
ed esaltarne l’intrinseca ricchezza, inventando idee e forme di cui si sarebbero nutriti
i posteri, come ha sottolineato Papa Paolo VI: “Si può dire che tutto il pensiero
dell’antichità confluisca nella sua opera e da essa derivino correnti di pensiero
che pervadono tutta la tradizione dottrinale dei secoli successivi”.
Educato
alla fede cristiana dalla madre Monica, il giovane Agostino abbandonò presto la Chiesa
cattolica, ma dentro di lui rimase qualcosa:
“E’
rimasto sempre affascinato dalla figura di Gesù Cristo, dice anche che ha sempre amato
Gesù, ma si è allontanato sempre più dalla fede ecclesiale, dalla pratica ecclesiale,
come succede anche oggi per molti giovani”.
Pur
essendosi allontanato dalla prassi ecclesiale, Agostino, ha detto poi il Papa, era
un appassionato ricercatore della Verità e mosso da questa passione legge l’Ortensio
di Cicerone, oggi perduto: “Questo libro svegliò in lui l’amore
per la sapienza, come scriverà ormai vescovo nelle Confessiones: 'quel libro cambiò
davvero il modo di sentire, tanto che all’improvviso perse valore ogni speranza vana
e desideravo con incredibile ardore del cuore l’immortalità della sapienza'”.
Ad
interessare Agostino saranno i manichei, che promettevano una fede razionale e presentavano
il mondo diviso tra due principi: quello del bene e quello del male. Nel manicheismo
– che contava tante personalità influenti – il promettente retore trova anche l’apertura
a “facili prospettive di carriera”, ma in seguito ne resta deluso per non avervi risolto
i propri dubbi. Si trasferisce quindi a Roma e poi a Milano, dove aveva ottenuto un
posto di prestigio, presso la corte imperiale. “Allo scopo di arricchire il suo bagaglio
retorico”, comincia ad ascoltare le prediche del vescovo Ambrogio e rimane affascinato
dalle sue parole che lo conducono ad una corretta lettura delle Scritture. Quelle
che da adolescente gli erano parse rozze gli mostrano ora il cammino verso Gesù, “l’unità
del mistero di Cristo nella storia” e la “sintesi tra filosofia, razionalità e fede
nel Logos, in Cristo Verbo eterno che si è fatto carne”. “Alla lettura degli scritti
dei filosofi, Agostino fece così seguire quella rinnovata della Scrittura”. Giunge
in questo modo alla conversione Sant’Agostino, ha spiegato Benedetto XVI, dopo “un
lungo e tormentato itinerario interiore”. Battezzato il 24 aprile del 387 da Ambrogio,
torna in Africa con il desiderio di dedicarsi a vita monastica, tra preghiera e studio.
Nel 391, però, contro la sua volontà, viene ordinato sacerdote e nel 395 è consacrato
vescovo di Ippona. Qui ha svolto il suo ministero per 35 anni, esercitando una vasta
influenza nella guida della Chiesa cattolica dell’Africa romana e più in generale
nel cristianesimo del suo tempo, fronteggiando tendenze religiose ed eresie tenaci
e disgregatrici come il manicheismo, il donatismo e il pelagianesimo, che mettevano
in pericolo la fede cristiana nel Dio unico e ricco di misericordia:
“Fu
un Vescovo esemplare nel suo instancabile impegno pastorale: predicava più volte la
settimana ai suoi fedeli, sosteneva i poveri e gli orfani, curava la formazione del
clero e l’organizzazione di monasteri femminili e maschili”.
Agostino,
ha affermato il Papa, si è affidato a Dio “ogni giorno, fino all’estremo della sua
vita”, quando nel 430, colpito da febbre, chiese che gli venissero trascritti i salmi
penitenziali, per poterli leggere, affissi contro la parete, stando a letto. Nel rivolgere
i suoi saluti ai pellegrini, Benedetto XVI ha espresso infine un pensiero particolare
per i dirigenti e i calciatori della Serie D. Il presidente della Federcalcio Giancarlo
Abete ha regalato al Santo Padre un pallone. In dono il Papa ha anche ricevuto una
maglia azzurra con la scritta “Benedetto XVI”. “Possa il gioco del calcio – ha concluso
il Papa – essere sempre più veicolo di educazione ai valori dell’onestà, della solidarietà
e della fraternità, specialmente fra le giovani generazioni”.