In Polonia, i vescovi si pronunciano contro gli aiuti pubblici per la fecondazione
in vitro
I vescovi polacchi hanno duramente criticato la recente proposta avanzata dal ministro
della Salute Ewa Kopacz di rimborsare le spese sostenute da famiglie a basso reddito
per la fecondazione in vitro. In una lettera indirizzata a tutti i parlamentari eletti
alle scorse legislative del 21 ottobre, il Consiglio per la famiglia della Conferenza
episcopale ricorda in primo luogo che “ad ogni tentativo di fecondazione artificiale
con quel metodo muoiono numerosi embrioni, e quindi quel metodo è un raffinato tipo
di aborto; secondo, ogni figlio ha il diritto di nascere dall'atto di amore coniugale
dei suoi genitori; e terzo, il figlio non è un oggetto, e neanche i futuri genitori
possono affermare di averne diritto, tanto meno quando quel diritto è sempre pagato
con la morte dei suoi fratelli e sorelle". La lettera firmata da mons. Kazimierz Gorny,
presidente del Consiglio per la famiglia, e dal direttore nazionale della pastorale
della famiglia p. Andrzej Rebacz ricorda infine che non si può dire di "aver diritto
ad avere figli", in quanto "si possono vantare dei diritti nei confronti delle cose
ma mai delle persone". La presa di posizione dei vescovi ha suscitato un forte dibattito
nel Paese. Il metodo della fecondazione in vitro è utilizzato in Polonia dal 1987.
A rendere più controversa la questione è anche la mancata definizione dello status
giuridico degli embrioni così concepiti. (L. Z.)