2008-01-05 14:18:14

Vigilia dell'Epifania. Domani, la Messa solenne presieduta da Benedetto XVI nella Basilica Vaticana


la Chiesa di tutto il mondo si appresta a celebrare la solennità dell’Epifania, uno degli ultimi atti delle feste iniziate con il Natale. Alle 10 di domattina, nella Basilica Vaticana, Benedetto XVI presiederà la celebrazione eucaristica, seguita in radiocronaca diretta dalla nostra emittente a partire dalle 9.50, con commenti in italiano, inglese, tedesco, francese e spagnolo, in onda corta, onda media e modulazione di frequenza. Il simbolo per eccellenza dell’Epifania sono certamente i Re Magi: il Vangelo di Matteo ce li descrive come partiti dall’Oriente e giunti a Gerusalemme per adorare il Re dei Giudei. Ma come possiamo interpretare le loro figure? Isabella Piro lo ha chiesto a mons. Luigi Negri, teologo e vescovo della diocesi di San Marino - Montefeltro:RealAudioMP3


R. - I Magi sono la potenza intellettuale che si china all’umiltà di Dio. Mentre la cultura alta, la cultura che esprime le esigenze profonde dell’uomo - quindi innanzitutto l’esigenza della libertà e della verità - si piega di fronte a questo avvenimento, il potere, che è la religione di coloro che lo detengono e di coloro ai quali il potere si impone, sentono la minaccia incombente della rivelazione: questo perché, ponendo la verità definitiva di Dio nella storia, chiama contemporaneamente gli uomini ad assumersi la propria libertà.

 
D. - Oro, incenso e mirra furono i doni che, secondo la tradizione evangelica, i Re Magi portarono a Gesù Bambino: cosa simboleggiano questi tre elementi?

 
R. - C’è la versione tradizionale per cui l’oro esprime la gloria della vita umana, della ricerca umana, l’incenso la volontà di adorazione, di devozione, e la mirra il segno che anticipa il cammino doloroso del Signore, la morte e la Risurrezione - perché la mirra serviva a disporre il cadavere di coloro che erano morti. Comunque, mi sembrerebbe più adeguato, oggi, percepire che nei tre doni si esprime la tensione alla verità e anche il senso alla impossibilità di arrivare, da parte della ragione umana, alla verità e quindi la venuta dei Magi e l’incontro dei Magi a Betlemme è veramente una icona di quella che Giovanni Paolo II nella Fides et Ratio chiamava “l’inevitabile sinergia di fede e di ragione”, che si attua poi con un potenziamento reciproco di queste due grandi facoltà umane.

 
D. - Nella tradizione, si parla anche di un quarto mago, che si sarebbe fermato lungo la strada: significa che ci si può perdere nel cammino di ricerca del Signore?

 
R. - Certamente. Abbiamo ancora in mente quella straordinaria frase di San Tommaso d’Aquino, che la ragione ricerca inequivocabilmente il mistero dell’essere e lo ritrova non senza gravi difficoltà, non senza l’esperienza di rovinosi errori. Quindi, per la ricerca della verità occorre, per esempio, una grande risorsa di moralità. E’ impensabile che la ricerca del vero venga fatta soltanto con un’intelligenza intesa in senso cartesiano-kantiano. La ricerca della verità è una ricerca insieme dell’intelligenza e del cuore, quindi il quarto Mago è in qualche modo l’immagine che la ragione fa anche esperienza dei suoi limiti, quindi solo la gratuità della fede può sanare, perché anche la ragione ha bisogno di essere sanata da quella bellissima immagine del Cristo-medico che Benedetto XVI ha evocato in modo così commosso e commovente nella Spe salvi.

 
D. - C’è un insegnamento particolare che i Re Magi possono trasmettere?

 
R. - Sono entrati nella casa del Signore certamente perché il Signore li ha chiamati, ma certamente perché non hanno rinunciato, si sono identificati con questa chiamata. Credo che questa entrata sia la dimostrazione che l’unica grande moralità dell’uomo è amare la verità più di se stessi. I Magi si sono affidati a un segno, come è la cometa, anziché perseguire soltanto quello che fino ad allora avevano trovato con la loro intelligenza. Quindi io credo che essi siano una testimonianza significativa anche per i giovani, perché credo che ad un certo punto debbano decidere se seguire una domanda di verità, che è contenuta nel loro cuore, o se accettare quella multiforme relatività in cui tante energie vengono sciupate e anche tante vite vengono distrutte.







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