2008-01-03 14:51:35

Il prezzo del petrolio torna a sfiorare il record dei 100 dollari al barile


Il prezzo del petrolio torna a salire verso la soglia dei 100 dollari. Le quotazioni sulla qualità Brent stamani hanno superato quota 98 dollari, e c’è attesa per i dati sulle scorte settimanali degli Stati Uniti. Per il presidente dei petrolieri italiani, Pasquale De Vita, l’aumento del prezzo del greggio è legato a fattori geopolitici e non ci sono in questo momento problemi particolari di approvvigionamento. Alessandro Guarasci ha sentito il parere dell’economista dell’Università Cattolica Luigi Campiglio:RealAudioMP3



R. – Il prezzo del petrolio ha una componente fondamentale che è la crescita molto forte e tumultuosa della Cina, dell’India, dei Paesi emergenti. A questo si aggiunge una situazione delicata di rapporti tra domanda e offerta di energia a livello mondiale, che rende questa materia prima particolarmente sensibile all’instabilità politica.

 
D. – Professore, c’è il rischio di una ripercussione non solo sulla benzina e sui carburanti, ma anche sui beni di prima necessità?

 
R. – Questa pressione della domanda coinvolge non solo il petrolio, ma un po’ tutte le materie prime e abbiamo visto che a partire dall’estate, tutto il comparto dei cereali, tutte le spese ricorrenti, quasi quotidiane delle famiglie, sono stati soggette a pressioni molto forti sui prezzi. Quindi, è il quadro generale che preoccupa, così come il fatto che da un anno ormai, l’aumento del prezzo del petrolio si accompagna all’indebolimento della valuta americana nei confronti dell’euro; questo rende un po’ più difficile la posizione competitiva delle imprese europee e di quelle italiane in particolare, che quest’anno hanno fatto anche bene sui mercati mondiali.

 
D. – Però, a livello mondiale, pressioni sull’OPEC sono auspicabili, sono possibili, secondo lei?

 
R. – Un accordo con i Paesi dell’OPEC significa, in buona sostanza, aumentare l’offerta. Questo, nel breve periodo, può dare qualche risultato ma è un sollievo temporaneo. Paradossalmente, ci dobbiamo augurare che tutta questa grande area asiatica continui a crescere, ma a ritmi meno convulsi. Questa seconda ipotesi è meno peregrina di quanto si immagini, perché le stesse autorità cinesi cominciano ad essere preoccupate. Già da parte loro ci sono, poi, conseguenze negative sui prezzi e sui salari e tutto quanto ne segue.







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