2008-01-03 20:10:17

COREA DEL SUD Manisfestazione di Giustizia e Pace dopo l'abolizione di fatto della pena di morte


SEOUL, 03genn08 – Erano 200 gli attivisti per i diritti umani scesi in piazza a Seoul per celebrare l’entrata della Corea del Sud nella schiera di Paesi che hanno abolito di fatto la pena di morte. Oltre a questo, la manifestazione è servita a chiedere al governo l’abolizione ufficiale della pena capitale. Il 10 dicembre scorso, la Corea del Sud ha tagliato il traguardo di 10 anni dall’ultima esecuzione, divenendo un Paese abolizionista ‘di fatto’, secondo la definizione di Amnesty International. “La Corea del Sud – ha detto Mons. Boniface Choi Ki-san, vescovo di Incheon e presidente della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale Coreana - è diventata il 134.mo Paese ad abolire la pena di morte di fatto o per legge. Questo dimostra che la nostra Nazione ha avuto uno sviluppo nei diritti umani”. Il presule, tra i principali organizzatori della manifestazione, ha sottolineato come tuttavia la legge che ammette la pena di morte “sia ancora in vigore, mentre il progetto di legge sull’abolizione è rimasto in sospeso”. La proposta, che dovrebbe sostituire la pena capitale con l’ergastolo senza libertà vigilata, è in fase di stallo dal novembre 2004, data in cui 175 legislatori l’hanno presentata all’Assemblea Nazionale. Il documento è ancora al vaglio delle Commissioni Legislativa e Giudiziaria, che devono discuterlo ed approvarlo in ogni suo punto, prima di sottoporlo al voto dell’Assemblea riunita in sessione plenaria. Durante la manifestazione degli attivisti, il reverendo Kwon Oh-sung, segretario del Consiglio Nazionale delle Chiese Coreane, ha ribadito che “la vita umana, dono di Dio, deve essere protetta in ogni circostanza: nessuno uomo e nessuna legge può strapparla via”. Al termine della manifestazione, sono state liberate 64 colombe, simbolo di 64 detenuti nel braccio della morte. Il giorno seguente, il presidente ancora in carica Roh Moo-hyun ha commutato la sentenza di sei condannati a morte nel carcere a vita.
(Ucanews – PIRO)








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