India: i cristiani dell'Orissa, colpiti nei giorni scorsi da violenze e attacchi,
continuano a vivere nella paura
La comunità cristiana in India “continua a vivere nell’ansia e nella paura”, mentre
la Chiesa in Orissa sperimenta un “autentico Calvario”. Attivisti per i diritti delle
minoranze e diversi esponenti della Chiesa cattolica – riferisce l’agenzia AsiaNews
- denunciano che sono ancora numerosi i cristiani, per lo più tribali, che per paura
di attacchi rimangono nascosti. Non è stato ancora diffuso un bilancio ufficiale delle
vittime e la polizia non permette a personale cristiano di condurre proprie indagini.
Un memorandum degli incidenti di Natale è stato presentato alla Commissione nazionale
per i diritti umani. Secondo questo rapporto sono 6 i morti; 70 tra chiese e istituzioni
attaccate, distrutte o date alle fiamme. Sarebbero inoltre più di 600 le case cristiane
danneggiate. Nel memorandum si chiede poi alle autorità maggiore sicurezza soprattutto
nei distretti di Kandhamal e Gasatati ed un risarcimento ai familiari delle vittime.
E’, soprattutto, un’inchiesta e provvedimenti seri nei riguardi delle forze di polizia
e altri funzionari che non hanno protetto in modo adeguato i cittadini. Le violenze
sono iniziate alla vigilia di Natale, quando alcuni militanti fondamentalisti indù
hanno annunciato scioperi, blocchi e proteste contro i festeggiamenti del Natale da
parte dei cristiani. Il giorno successivo è stato impedito ai fedeli di partecipare
alla Messa natalizia. Sono seguiti violenti scontri nei quali è anche rimasto ferito
il leader del partito induista. L’episodio ha poi scatenato nuovi, drammatici attacchi
contro luoghi di culto cristiani. Ma in questo clima di violenze non manca la forza
del perdono: la vedova di un missionario ucciso in un attentato del 1999, costato
la vita anche ai due figli, ha ricordato proprio l’importanza del perdono. La donna,
l’australiana Gladys Staines, ha invitato infine i leader politici a riportare “l’armonia”
tra le comunità nel rispetto di tutti. (A.L.)