L’insicurezza permanente e l’inadeguatezza dei programmi di assistenza sono alcuni
dei fattori che hanno determinato, in Sudan, un deterioramento della crisi alimentare
nella martoriata regione del Darfur. E’ quanto si sottolinea in un rapporto, realizzato
congiuntamente da Nazioni Unite e dal governo di Khartoum, nel quale si raccomanda
anche di proseguire e migliorare l’assistenza alimentare. Secondo la ricerca, il tasso
di malnutrizione dei bambini con meno di cinque anni di età supera ormai il livello
del 15%, internazionalmente riconosciuto come critico. I dati – riferisce inoltre
l’agenzia missionaria MISNA - evidenziano poi che il tasso di malnutrizione è superiore
al 20% in alcune zone della regione. Sul versante politico, intanto, Nazioni Unite
e Unione Africana cercano di accelerare i tempi per l’invio di una missione congiunta.
Tale missione è ufficialmente iniziata lunedì scorso: l’ONU ha autorizzato il dispiegamento
di 26.000 peacekeeper, ma al momento se ne contano solo 9.000. Nel Darfur, territorio
con una superficie di poco inferiore a quella della Francia e con circa 6 milioni
di abitanti, sono inoltre presenti attualmente i contingenti di Rwanda, Sudafrica,
Nigeria e Senegal. Ma il numero delle forze di pace sul terreno lascia prevedere che
non si avranno immediate ripercussioni sulle condizioni di sicurezza dell’area. Il
conflitto nella regione sudanese è scoppiato nel febbraio del 2003, quando guerriglieri
di alcune tribù hanno fatto ricorso all’uso delle armi contro forze del governo arabo
di Khartoum per rivendicare una maggiore partecipazione all’amministrazione del Paese
e una più equa distribuzione della ricchezza nazionale. A questa situazione di grande
tensione sono poi seguiti bombardamenti aerei e azioni militari delle forze sudanesi
anche per sostenere le famigerate milizie arabe dei janjaweed, predoni a cavallo responsabili
di indicibili violenze in villaggi abitati da popolazioni non arabe. Si stima che
a causa di questi attacchi e di continui scontri tra forze governative e ribelli,
siano morte almeno 200 mila persone. Gli sfollati sono oltre due milioni. (A.L.)