Oggi la 40.ma marcia della pace, da Sotto il Monte a Bergamo
Famiglia, disarmo, guerre dimenticate, salvaguardia del Creato, ecumenismo, dialogo
interreligioso. Sono alcuni dei temi su cui sono chiamati a riflettere e pregare oggi
i circa duemila partecipanti alla 40ma marcia della pace a Bergamo. Tema di quest’anno
è “Famiglia umana comunità di pace”: si parte alle 16 da Sotto il Monte, paese natale
di papa Giovanni XXIII per concludere con la Messa presieduta dal vescovo di Bergamo
mons. Roberto Amadei nel seminario vescovile di Città Alta. Paolo Ondarza ha
intervistato mons. Paolo Tarchi direttore dell’Ufficio Nazionale per
i problemi sociali e il lavoro della CEI, tra gli organizzatori dell’evento:
R.
– La marcia della pace nasce da quando Papa Paolo VI pensò di dedicare il primo giorno
dell’anno ad una riflessione sui temi della pace, 40 anni fa; riprende il messaggio
che viene offerto ogni anno dal Santo Padre. Quest’anno, la riflessione è sul tema
“Famiglia umana, comunità di pace”.
D. – Famiglia
come unione tra uomo e donna, e poi anche famiglia umana. Un concetto dalla duplice
valenza, come sottolinea anche Benedetto XVI nel suo messaggio ...
R.
– Certamente! Noi vorremmo rimettere al centro l’interessante evento che si è svolto
nell’anno che si chiude, cioè la terza assemblea ecumenica di Sibiu: è Cristo che
illumina tutti. Vogliamo riprendere e rilanciare questo importante cammino ecumenico.
Poi, vorremmo anche approfondire la ricomposizione in armonia della famiglia umana
che è la famiglia di Abramo. Avremo ospiti alcuni esponenti del mondo ebraico, del
mondo della cultura islamica e il Custode di Terra Santa, padre Pizzaballa.
D.
– I partecipanti alla marcia, sanno bene che parteciperanno ad una marcia per la pace,
più che ad una marcia “pacifista”: quindi un’iniziativa priva di colori politici ...
R.
– Assolutamente. Il suo riferimento, come ho detto, è il messaggio del Papa che ha
nel suo sottofondo un invito, prima di tutto, alla preghiera.
D.
– Si marcia per la Pace. La Pace intesa innanzitutto come un dono, un bene da chiedere,
con la preghiera, al Creatore di tutti gli uomini ...
R.
– Non c’è dubbio. E’ un bene da invocare. Per noi cristiani, poi, sappiamo che è Cristo
che viene nel mondo a portare la pace. E il suo esempio, certamente, ci stimola prima
di tutto alla conversione e poi ad azioni che siano pacifiche.
D.
– La marcia per la pace chiude il 2007 e apre il 2008, anno giovanneo. Infatti, si
svolge proprio nel luogo natale di Papa Giovanni XXIII. Come mai?
R.
– Non possiamo dimenticare uno dei pilastri della riflessione, del pensiero ecclesiale
di questo tempo sulla pace, qual è appunto l’enciclica “Pacem in Terris”. La prima
marcia, 40 anni fa, fu proprio realizzata a Sotto il Monte: c’è questa duplice coincidenza
che ci porta ad essere a Bergamo, in questa terra, e ad avere come Maestro sulla via
della pace Papa Giovanni XXIII.