150 ragazzi dell'Azione Cattolica, provenienti da 27 Paesi, vivono in Terra Santa
giorni di comunione con le locali Comunità cristiane
E' cominciato ieri il pellegrinaggio dei giovani dell'Azione Cattolica in Terra Santa.
150 ragazzi provenienti da 27 Paesi diversi sono in cammino per incontrare le comunità
cristiane del luogo e "moltiplicare i ponti di fraternità e solidarietà", secondo
gli auspici di Papa Benedetto XVI. Lo spirito del viaggio nelle parole di Ilaria
Vellani, vice presidente nazionale dei Giovani dell'Azione Cattolica, intervistata
da Federico Piana:
R.
– Ci ha portato qui in questi giorni un percorso lungo di lavoro insieme ai giovani
dell’Azione Cattolica degli altri Paesi, ma anche di vicinanza, di affetto, con la
Chiesa di Terra Santa. Allora questo pellegrinaggio vuole essere un modo per essere
qui presenti, per farci sentire vicini alla Chiesa di Terra Santa, per incontrarla.
Quindi non abbiamo scelto i luoghi classici del pellegrinaggio, ma di stare dentro
la vita della comunità ecclesiale, qui presenti, e anche per riuscire a costruire
dei ponti, dei ponti con la Chiesa di Terra Santa, ma anche ponti fra le diverse chiese
di cui ciascuno di noi è rappresentante.
D. – Costruire
questi ponti è difficile. Come pensate di farlo?
R.
– Il costruire ponti passa attraverso la condivisione di un certo modo di stare dentro
la Chiesa, essere appassionati. Quindi questo nostro pellegrinaggio vuole essere proprio
un mezzo per metterci insieme, per pensare, per sperare e per crescere in questo impegno.
Un'avventura
entusiasmante, formativa ed impegnativa attende i giovani diretti in Terra Santa,
custodi del messaggio diffuso dal Papa per la Giornata mondiale della pace, il primo
gennaio a Gerusalemme. Lo sottolinea Oana Tuduce, presidente nazionale dell'Azione
Cattolica della Romania e coordinatrice del dipartimento giovani del forum internazionale
dell'Azione Cattolica, al microfono di Laure Stephan:
R. – Noi
saremo ospiti nelle famiglie e lì avremo la possibilità di vedere come si vive in
Palestina. Noi alloggeremo sia a Betlemme che a Nazareth e ciò significa che per arrivare
da Gerusalemme a Betlemme noi dovremo passare il muro e ogni giorno, per tre giorni,
faremo questo passaggio. Credo che sarà un’esperienza tutta nuova e anche molto commovente.
Credo che impareremo tante cose.
D. – A voi è stata
assegnata la missione di trasmettere il messaggio della pace di Benedetto XVI. E’
una grossa missione questa?
R. –Il tema del pellegrinaggio
è proprio “pellegrini di pace e di unità”. Benedetto XVI ci ha dato il mandato per
portare la pace in Terra Santa, a portare la pace a quelli che incontriamo, alle loro
comunità, alle loro famiglie. Certo che lui, nel suo messaggio, ha puntato tanto sulla
famiglia, sulla famiglia cristiana, sull’unità della famiglia e sul fatto che la pace
si insegna prima di tutto nella famiglia.