Natale in Turchia: clima disteso tra cristiani e musulmani. La riflessione di mons.
Padovese
Il Natale è stato vissuto in modo particolare anche da un Paese a maggioranza musulmana
come la Turchia. La minoranza cristiana ha celebrato la Solennità della Natività di
Cristo in un'atmosfera di ritrovata serenità dopo l'ultimo attacco ad un sacerdote
cattolico. Ascoltiamo in proposito il vicario apostolico dell'Anatolia mons. Luigi
Padovese intervistato da Fabio Colagrande:
R. –
Il clima del Natale che viviamo in Europa o nel mondo occidentale ha dei riverberi
anche sul mondo musulmano, cioè anche qui – almeno negli aspetti esterni – si nota
una certa partecipazione, per cui penso che sia proprio un fenomeno di osmosi che
passa da una cultura all’altra e questo mi sembra già un fatto abbastanza significativo.
Quindi, non passano soltanto le cose negative, ma anche aspetti positivi!
D.
– Lo scambio di messaggi tra il Papa e i leader religiosi islamici, la visita del
re dell’Arabia Saudita in Vaticano, sono in qualche modo dei fatti che hanno avuto
una eco in Turchia?
R. – Sulla stampa nazionale,
sono stati rilevati, questi aspetti, e penso soprattutto a livello di autorità religiose.
Ritengo che siano dei passi che si stanno facendo. Forse ancora troppo piccoli, però
la speranza si alimenta anche di piccole cose, e quindi credo che anche questo possa
servire.
D. – Quindi, l’impressione di una comunità
cattolica in Turchia che vive anche nella paura, nella sofferenza dopo il recente
attentato a Smirne a padre Franchini, è un’impressione forse non corretta …
R.
– Penso che motivi di tensione ci siano stati e in parte ci sono ancora, cioè non
è che questi momenti di festa ci facciano dimenticare quello che è passato. D’altra
parte ci stiamo accorgendo che le autorità hanno un atteggiamento veramente di attenzione
nei nostri confronti. Quindi, penso che il clima stia un po’ mutando, i passi che
si stanno facendo sono relativamente piccoli. E’ una questione di tempo, perché in
fondo il problema della Turchia è il problema di ritrovare una nuova identità rispetto
a un passato in cui viveva una situazione molto diversa da quella odierna.
D.
– Il premier Erdogan ha diffuso un messaggio per il Natale condannando come inaccettabili
gli episodi di violenza contro i religiosi cristiani in Turchia. Ecco: al di là del
significato politico-diplomatico, concretamente questo messaggio è importante per
voi?
R. – Penso proprio di sì, perché mi pare che
sia un atteggiamento sincero. Precedentemente, era un po’ emersa qualche difficoltà,
qualche perplessità riguardo all’atteggiamento del passato governo; mi pare che attualmente
ci si stia orientando verso un atteggiamento di maggiore apertura, anche nei confronti
delle minoranze religiose, dovuta – secondo me – a tante circostanze, non da ultimo
anche al riconoscimento che il pluralismo, in Turchia, non è un problema e non deve
essere visto come un problema ma come una ricchezza di questo Paese.