Attentato in Pakistan: uccisa l'ex premier Benazir Bhutto
All’insegna della violenza la marcia di avvicinamento alle elezioni presidenziali
in Pakistan fissate per l’8 gennaio. In un attentato, avvenuto durante una manifestazione
elettorale a Rawalpindi, ha perso la vita l'ex premier Benazir Bhutto, tornata in
patria dopo un lungo esilio per partecipare alle consultazioni. Le sue condizioni
erano apparse subito molto gravi: probabilmente le è stato fatale un colpo di pistola.
Anche altri esponenti del suo partito sono rimasti feriti nell'agguato nel quale sono
morte almeno 30 persone. Da tutto il mondo stanno giungendo parole di condanna per
l'attentato. Il governo degli Stati Uniti ha parlato di "una vera tragedia" mentre
l'esecutivo della Russia ha espresso biasimo per quanto accaduto. Anche i sostenitori
dell’ex premier Sharif, accorsi a Islamabad per un raduno elettorale, sono stati attaccati
negli scontri con militanti di un partito filo-governativo. Quattro i morti e tre
feriti. Kenya-elezioni Alta l’affluenza alle urne in Kenya,
dove 14 milioni di elettori sono chiamati a rinnovare le amministrazioni locali, la
Camera e il capo di Stato, in un clima difficile e violento. File ai seggi e momenti
di tensione dovuti ad una serie di errori che hanno coinvolto anche il candidato alla
presidenza Odinga. Regna l’incertezza e la Chiesa locale, nei giorni scorsi, ha fatto
appello perché si cerchi la via del dialogo. Il nostro servizio:
Bisogna
scegliere 210 membri del Parlamento, oltre 2.000 amministratori locali ma, soprattutto,
il nuovo capo dello Stato, ruolo chiave negli equilibri della Repubblica presidenziale.
I seggi sono stati aperti stamani alle 6, le 4 in Italia, e subito si è registrata
un’alta affluenza alle urne. Nel distretto di Kibera, cuore della baraccopoli più
grande dell'Africa sub-sahariana, gli elettori hanno fatto anche sei ore di fila.
Non sono mancati momenti di tensione perché in molti seggi non c’erano i registri
elettorali, oppure alcune persone non erano state registrate. Ssfortunato protagonista
di questa seconda eventualità è stato lo stesso Odinga, candidato dell’opposizione
alla presidenza del Kenya. Dopo l’imbarazzo generale, l’ex ministro dei Lavori pubblici,
che già denunciava il fatto come “una mossa calcolata”, ha potuto poi votare. Clima
teso, dunque, anche se non si segnalano incidenti. La stessa campagna elettorale si
è chiusa con toni infuocati: Odinga, sostenuto anche dalla minoranza islamica e con
un largo seguito nelle baraccopoli di Nairobi, ha accusato l’attuale presidente Kibaki,
in corsa per un alto mandato, di preparare brogli e per questo si temono violenze
durante lo spoglio delle schede. I sondaggi danno una sostanziale parità anche se
in leggero vantaggio lo sfidante Odinga perché Kibaki, pur avendo reso gratuita l’istruzione
primaria, non ha portato a termine le riforme accentuando poi le divisioni etniche.
Domani la proclamazione ma si temono ritardi, in questo clima, i vescovi del Kenya
hanno fatto appello, prima del voto, per favorire il dialogo e ricordato la necessità
di lavorare per una nazione unita.
Russia–elezioni Secondo un
sondaggio sulle consultazioni presidenziali del 2 marzo, su un campione di 1.600 persone,
il 79 per cento sarebbe a favore di Medvedev, indicato formalmente da Putin come suo
candidato. Intanto, dalla corsa al Cremlino si è ritirato ieri Boris Nemtsov, leader
dell'Unione delle Forze giuste, che ha esortato gli altri candidati di opposizione
a lanciare "un ultimatum" a Putin affinché garantisca una consultazione libera e corretta.
Iraq Ancora
vittime in Iraq. Secondo un comunicato del comando statunitense, 11 terroristi sciiti
sono stati uccisi in un’operazione nella regione a maggioranza sciita di Kut, 170
chilometri a sud-est di Baghdad. Un’azione scattata per catturare un leader ribelle
responsabile di attacchi contro le forze della coalizione. Due giorni fa, ma lo si
è saputo solo oggi, le truppe americane insieme con quelle irachene hanno arrestato
a Ramadi due esponenti di Al Qaeda sospettati di essere coinvolti nel rapimento e
nell'uccisione di tre soldati americani in Iraq lo scorso maggio. Intanto nella capitale
due esplosioni, avvenute in diverse zone della città, hanno causato la morte di un
civile e 11 feriti. Violenza che arriva all’indomani dell’approvazione dell’amnistia
per migliaia di detenuti nelle carceri gestite congiuntamente dai militari americani
e da quelli iracheni. Intanto la Casa Bianca si è detta preoccupata per una possibile
recrudescenza dopo i raid turchi nel Kurdistan iracheno contro le basi del PKK.
Afghanistan Resta
forte la tensione tra la comunità internazionale e l’Afghanistan per la vicenda dei
due diplomatici dell’ONU e dell’Unione Europea espulsi dal Paese perché persone non
gradite. I due – rispettivamente britannico e irlandese- hanno lasciato Kabul stamani.
Per il governo Karzai entrambi avrebbero avuto contatti non autorizzati con i talebani.
Medio Oriente Nuovo incontro oggi a Gerusalemme tra il premier israeliano
Olmert ed il presidente palestinese Abu Mazen per rilanciare il negoziato di pace
dopo il vertice americano di Annapolis. Sulla riunione peseranno i piani edilizi decisi
da Israele su Gerusalemme est, futura capitale dello stato. Secondo fonti palestinesi,
due esponenti della Jihad Islamica sono stati arrestati oggi in Cisgiordania.
Indonesia Rischia
di aggravarsi il bilancio delle inondazioni che hanno colpito l’Indonesia. Almeno
50 persone risultano disperse dopo il crollo di un ponte nella provincia di Giava
Est. Sono quasi 80 le vittime accertate in seguito alle frane e agli smottamenti dovuti
alle piogge torrenziali.
Tsunami-sud-est asiatico Tre anni dopo
lo tsunami del 26 dicembre 2004, il sud est asiatico riparte. La tragedia venne scatenata
da un terremoto sottomarino in pieno Oceano Indiano: l'intera area, secondo gli esperti,
resta tuttora a rischio, ma dall’Indonesia allo Sri Lanka, dalla Thailandia al Bangladesh
sono tanti i progetti portati avanti da autorità locali e organizzazioni internazionali.
Alcuni sono giunti anche a conclusione: l’Italia, per esempio, chiude in questi giorni
la propria missione in Sri Lanka, finanziata con oltre 50 milioni di euro donati da
cittadini, enti, associazioni e sottoscrizioni private. In tutta la zona comunque
rimane mobilitata la rete internazionale della Caritas. Sulla situazione oggi, ascoltiamo
Paolo Beccegato, responsabile dell’Area Internazionale di Caritas Italiana,
intervistato da Eliana Astorri:
R. –
C’è stata una lunga, prima fase di emergenza. Questa fase si è sostanzialmente conclusa,
tranne in quelle località dove allo tsunami si è poi sommato un secondo problema,
più o meno grave. Penso all’Indonesia e in particolare all’isola di Nias, vicino Sumatra,
dove tre mesi dopo c’è stato uno dei terremoti più devastanti della storia, il 28
marzo del 2005. E penso pure al fronte di battaglia in Sri Lanka, tra il governo centrale
di Colombo e le cosiddette Tigri Tamil. In queste due zone ci sono ancora persone
- i cosiddetti profughi, sfollati interni soprattutto - che non possono far ritorno
alle proprie case.
D. – Per tutto quello che riguarda
invece le coltivazioni andate perdute per gli allagamenti, oggi qual è la situazione?
Si è ripreso a lavorare su quei terreni?
R. – Diciamo
di sì. Sostanzialmente in tutti i posti, oltre alla ripresa e alla ricostruzione abitativa,
c’è la ripresa socio-economica. Pensiamo soprattutto al settore della pesca, che è
stato il più danneggiato, e a quello dell’agricoltura. Oltre agli aiuti di emergenza,
ovunque il lavoro è stato una priorità sin dall’inizio, per ridare dignità alle persone
e offrire una possibilità di sostentamento. Italia-governo Crescita
del potere d’acquisto dei salari e riduzione della pressione fiscale, riforme: sono
questi i cardini dell’azione di governo per il 2008. Lo ha spiegato il premier Romano
Prodi nella tradizionale conferenza stampa di fine anno. Una risposta a chi, nell’opposizione
ma anche tra i suoi alleati, considera finita l’esperienza di questo esecutivo. Il
servizio di Giampiero Guadagni:
Nel 2007,
l’Italia è uscita dall’emergenza economica proseguendo spedita nella strada del risanamento
dei conti pubblici. Ma resta la percezione dell’incertezza dei cittadini sia sul fronte
economico, sia su quello della sicurezza. Romano Prodi risponde così agli attacchi
e alle critiche di alcuni alleati e allo scetticismo dell’Europa e degli organismi
internazionali. Nella conferenza stampa di fine anno, Prodi ha dunque rilanciato un’iniziativa
politica di legislatura per attuare il programma al quale vincolare tutto il centrosinistra.
Prodi pensa per prima cosa a misure per far recuperare il potere d’acquisto dei salari
ai cittadini delle fasce più deboli, agendo sulla leva dei contratti di lavoro e sulle
detrazioni fiscali, in particolare a vantaggio di famiglie con figli. Per la ripresa
economica, il premier punta anche su infrastrutture e liberalizzazioni, ricerca e
rilancio della pubblica amministrazione. Ma il 2008 dovrà essere anche l’anno delle
riforme, in testa il tassello della legge elettorale, obiettivo – afferma Prodi –
da raggiungere con un accordo parlamentare il più possibile condiviso. Tutti questi
temi saranno sul tavolo della verifica di maggioranza in programma il 10 gennaio.
Il premier dovrà cercare di convincere soprattutto i liberaldemocratici di Lamberto
Dini che definiscono “disperate” le mosse annunciate da Prodi. Per Dini, il governo
è ormai in minoranza al Senato e occorre lavorare ad uno nuovo, istituzionale e di
larghe intese. Ma per il resto dell’Unione, l’unica alternativa a questo esecutivo
sono le elezioni anticipate e Prodi chiosa: un governo si abbatte solo con un voto
di sfiducia. (Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni) Sri
Lanka E’ durato due ore e mezzo, in Sri Lanka, il sequestro del ministro del
Lavoro senza portafoglio e alcuni suoi collaboratori presi in ostaggio all’interno
degli studi della tv pubblica per aver maltrattato pubblicamente il direttore del
telegiornale che non ha trasmesso un discorso del politico. Le autorità avevano inviato
anche le teste di cuoio per liberarlo ma le scuse pubbliche del ministro hanno messo
fine alla vicenda.
Colombia-ostaggi Potrebbe essere oggi il giorno
della libertà per l’ex deputata colombiana Consuelo Gonzalez, per Clara Rojas, collaboratrice
di Ingrid Betancourt, e per suo figlio Emmanuel, nato durante la prigionia. Sembra
tutto pronto per la missione di recupero degli ostaggi in mano alle FARC, Forze armate
rivoluzionarie della Colombia. Il presidente venezuelano Hugo Chavez, che ha lavorato
per lo scambio, ha detto di non voler aspettare un giorno di più mentre la Croce Rossa
ha fatto sapere che l'operazione potrebbe slittare. Per Ingrid Betancourt, ex candidata
alle elezioni presidenziali, Chavez ha riconosciuto che i tempi saranno più lunghi.
Somalia-MSF Sono in corso negoziati tra Medici Senza Frontiere
e le autorità della Somalia, in seguito al rapimento di due membri dell’organizzazione
umanitaria, una dottoressa spagnola e un’infermiera argentina. Il sequestro si è verificato
ieri nella regione del Puntland, nel nord-est del Paese. Ancora incerte le motivazioni
dei rapitori. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Chiara
Calace)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno
LI no. 361 E' possibile ricevere gratuitamente,
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