Anche quest'anno il pranzo di Natale offerto dalla Comunità di Sant'Egidio a persone
sole o bisognose
Pranzo di Natale con oltre 100 mila persone sole o bisognose in più di 450 città del
mondo di Europa, Americhe, Africa, Asia. Lo ha offerto come ogni anno, dal 1982, la
Comunità di Sant'Egidio: più di 2000 le persone accolte a Roma nella Basilica di Santa
Maria in Trastevere. In questa chiesa, 25 anni fa, i volontari di sant’Egidio diedero
vita al primo pranzo natalizio a cui presero parte appena 20 persone, tra anziani
e senza fissa dimora. Paolo Ondarza ha raccolto il ricordo di Mario Marazziti,
portavoce della Comunità di Sant’Egidio.
R. –
Più o meno 25 anni fa scopriamo, stando nelle strade con chi non ha niente, che il
giorno di Natale diventava, paradossalmente, invece che il giorno della benedizione
il giorno della maledizione, perché tutto chiudeva in una città come Roma, anche i
circuiti di solidarietà. La Basilica di Santa Maria in Trastevere si apre per questo.
I poveri arrivano, vengono serviti a tavola e all’improvviso scopriamo che è come
il Regno di Dio: i poveri sono a casa loro. Questo è il modo normale in cui la famiglia
degli ultimi anni vive il proprio Natale. Da allora Santa Maria in Trastevere diventa
la madre di tutti i pranzi di Natale. Abbiamo scoperto che per fortuna è diventato
contagioso: tanti altri – tante chiese, tanti parroci – fanno lo stesso. Penso che
sia diventato il nostro presepe del XXI secolo. Non saprei immaginare un Natale diverso.
Sono tantissimi i volontari che vivono con noi aiutando ad organizzare da un mese
prima.
D. – Da qui si potrebbe formulare un appello
a chi cerca di riscoprire il significato del Natale uscendo un po’ da quella che
è la logica consumistica...
R. – Penso che anche
uno a casa propria possa pensare di fare amicizia con un povero a Natale ed essere
fedele a quell’amicizia durante il resto dell’anno. Se possibile, guardare nel proprio
condominio se c’è una persona, un anziano o qualcuno che lo vivrebbe da solo, e provare
in maniera discreta a vedere se è possibile parlare di più oppure mangiare assieme.
D.
– Dal 1982 un fatto che si è trasformato in una tradizione importante per la comunità
di Sant’Egidio. Quest’anno, in particolare, Natale 2007, con quale animo, con quale
preghiera...
R. – Noi speriamo che sia l’inizio di
un anno in cui in Italia diminuisca la paura dei poveri, diminuisca la criminalizzazione
dei poveri e che si impari tutti a vivere insieme a partire dai più deboli: quindi
i romeni, i rom, gli immigrati, non come nemici, ma come alleati con cui immaginare
una società in cui tutti possiamo vivere insieme. E poi è una festa speciale perché
è la festa con cui quest’anno celebriamo l’approvazione all’ONU della risoluzione
per una moratoria universale della pena di morte, per cui abbiamo lavorato tanto.
Può essere l’inizio di una nuova festa della vita, di un maggiore rispetto di una
cultura della vita, di una giustizia senza morte, la festa della luce e della vita.