Nel pomeriggio l'inaugurazione del Presepe in Piazza San Pietro con la benedizione
del Papa. Con noi, il cardinale Lajolo
Questo pomeriggio, attorno alle ore 17, viene inaugurato il Presepe di Piazza San
Pietro, alla presenza di autorità ecclesiastiche della Santa Sede e di responsabili
dei Servizi Tecnici del Governatorato. Si tratta di una tradizione – assieme a quella
dell’Albero – voluta fin dal 1982 da Giovanni Paolo II e conservata da Benedetto XVI.
L'inaugurazione della rappresentazione della Nascita di Gesù a Betlemme sarà seguita
da una Veglia di preghiera, al termine della quale il Papa accenderà il lume della
Pace posto sul davanzale della finestra dello studio privato. Giovanni Peduto
ha intervistato per l’occasione il presidente del Governatorato dello Stato della
Città del Vaticano, il cardinale Giovanni Lajolo, chiedendogli innanzitutto
quali sono le particolarità del presepe allestito quest'anno:
R.
- I presepi cercano di presentare il mistero dell’Incarnazione, collocandolo in uno
scenario ambientale ed umano caratteristico. Il presepe di San Pietro di quest’anno
si ispira a pittori del Rinascimento e si colloca in una grande architettura semidiroccata.
Negli Atti degli Apostoli, durante il Concilio di Gerusalemme, l’Apostolo Giacomo
applica a Gesù un passo del Profeta Amos in cui si dice che il Messia “riparerà le
brecce e risolleverà le rovine della Casa di Davide”. Quanto all’ambientazione umana,
come particolarità di quest’anno, possiamo ammirare alcune statue lignee dei Pastori
a grandezza naturale, presentate dalla Provincia Autonoma di Trento, e gli angeli
dell’artista messicano Agustin Parra, che dona al Presepe vaticano una caratteristica
nota internazionale.
D. - Cosa dire davanti a episodi
di rifiuto dei segni del Natale nei Paesi di tradizione cristiana?
R.
- Ci sarebbe molto da dire da un punto di vista religioso, culturale e sociale, oltre
che giuridico. Ma almeno questo mi appare evidente. Non si comprende lo spirito di
quella autenticità umana, con tutti i suoi valori, che pure è ben manifesta nella
rappresentazione del presepe. Così come, per altro verso, non si comprende il significato
della Croce e del Crocifisso, che non è una bandiera rivendicativa, ma l’espressione
massima – nonostante tutto – della tolleranza, del perdono, dell’amore di Dio per
l’uomo.
D. - Come vivere in modo autentico il Natale?
R.
- Anzitutto partecipando alla liturgia di questi giorni, meravigliosa scuola di fede
e di umanità. Ma anche non lasciandoci rovinare il clima di interiorità, che è proprio
del Natale, da superflui impegni sociali e da eccessi gastronomici. Si rimane poi
solo con un senso di amarezza e di solitudine. Meglio prendere in mano in tranquillità
qualche bel libro che ci arricchisce interiormente.
D.
- Un suo augurio per queste Feste …
Maria e Giuseppe,
che ci presentano il Bambino Gesù, ottengano alle giovani famiglie la gioia di aprirsi
all’amore dei figli. E che gli anziani, gli ammalati, i poveri non siano lasciati
soli. Gesù è il “Dio con noi”. Dobbiamo cercare di farlo percepire a chi ha più bisogno
di sentirne la vicinanza, fisicamente e moralmente.