In Thailandia, dove si è votato per le elezioni politiche, i primi risultati indicano
l’affermazione del “Partito del potere del popolo”, alleato dell’ex premier Thaksin
Shinawatra. La Chiesa locale aveva chiesto agli oltre 47 milioni di cittadini di recarsi
alle urne, un invito che sembra essere stato raccolto. Il servizio di Stefano Vecchia:
Si sono
chiusi alle 15.00 ora locale, le 9.00 in Italia, i seggi in Thailandia per 47,5 milioni
di elettori. Sostenuta l’affluenza alle urne, un dato fortemente auspicato dai partiti
in lizza per definire al meglio il colore dell’Assemblea nazionale, composta da 480
membri, ma è anche quanto aveva chiesto il re Bhumibol ai suoi sudditi e anche la
Chiesa ai 250 mila cattolici del Paese. In una situazione confusa, in cui la democrazia
thailandese cerca di riavviarsi dopo il colpo di Stato militare, che il 19 settembre
2006 sembrava aver chiuso la parabola politica del magnate delle telecomunicazioni
Thaksin Shinawatra, il responso delle urne di oggi avrà anche la valenza di un referendum
pro o contro il suo rientro in patria. Un’eventualità inserita nel programma elettorale
del “Partito del potere del popolo” (PPP) erede diretto dell’esperienza del “Thai
Rak Thai”, fondato da Thaksin e sciolto nello scorso maggio. Favorito nei sondaggi
il PPP mentre i democratici scontano la loro mancata opposizione al golpe. Per molti
thailandesi si tratta di una concreta corresponsabilità nella crisi istituzionale
del Paese e nel suo rallentamento economico. Inevitabilmente un risultato favorevole
al PPP sarebbe un voto anche di protesta verso i militari che, per oltre un anno,
hanno gestito il potere ma anche un test sulla reale volontà di uscire dal gioco politico
per rientrare nel loro ruolo costituzionale, un ruolo al quale il sovrano li ha richiamati
anche venerdì scorso. (Per la Radio Vaticana, da Bangkok, Stefano Vecchia)