Natale con i meninos de rua di Rio de Janeiro: la testimonianza
di padre Renato Chiera, fondatore della “Casa do menor”
La notte di Natale la passerà in strada con i suoi ragazzi: padre Renato Chiera, fondatore
della “Casa do Menor” di Rio de Janeiro, da oltre 20 anni si dedica con tutte le sue
forze ai meninos de rua, ragazzi abbandonati dalle proprie famiglie, vittime della
violenza degli adulti. E’ questo del 2007 un Natale particolare per padre Renato.
Un’alluvione, infatti, ha recentemente danneggiato alcune strutture della “Casa do
menor”, che dunque chiede aiuto per ricostruirle. Per avere ulteriori informazioni
su come sostenere padre Chiera, si può visitare il sito web www.casadomenor.org.
Ma torniamo al Natale con i meninos de rua, raccontato da padre Renato Chiera,
nell’intervista di Alessandro Gisotti: (musica)
R.
– Il Natale, per noi, è un momento molto forte, perché il Natale è Gesù che non ha
posto per nascere, ma è anche Gesù che è venuto per essere presente nell’umanità.
Quindi, sono due ispirazioni molto forti per noi nella “Casa do menor”. La “Casa do
menor” accoglie Gesù che non ha posto nel cuore di nessuno. Il grande problema dei
nostri ragazzi non è tanto la miseria. L’altra notte ero con i ragazzi di strada,
nel centro di Rio de Janeiro; vedere il loro volto, sentire l’odore acre che viene
dalla colla, dalla droga, il dramma della prostituzione, bambine che si prostituiscono
per guadagnare i soldi per mangiare ... allora, dobbiamo essere una presenza molto
forte. Ho promesso che andrò a celebrare il Natale tra di loro, perché sentano che
Gesù è tra loro, attraverso di noi, attraverso la nostra presenza! Un altro aspetto
anche un po’ doloroso del Natale è che i nostri ragazzi a Natale soffrono molto, perché
Natale ricorda famiglia, Natale ricorda amore, e loro non hanno questo. Noi cerchiamo
di essere questa presenza, ma chi riesce e supplire l’assenza di un papà e di una
mamma veri? Io vorrei approfittare anche di questo momento per fare un appello, soprattutto
all’Italia, perché questo credo sarebbe anche un gesto molto concreto e di questo
vi ringrazierei molto ...
D. – Nell’assenza della
famiglia, c’è però la presenza di Gesù anche attraverso padre Renato. Ecco: che cosa
significa “presenza” per questi ragazzi, per questi bambini?
R.
– Dopo 21 anni di esperienza con i ragazzi, vedo che il loro grido è un grido per
un papà e per una mamma. Dio ha fatto bene le cose. Lo stesso Dio è nato in una famiglia,
ha avuto Maria, ha avuto un padre adottivo, Giuseppe. La famiglia naturale è l’ambiente
naturale, è il nucleo essenziale. Allora, il grido di questi ragazzi è per una presenza
di un papà e di una mamma. Quando non c’è questo, loro non si sentono figli e non
sentirsi figli vuol dire non avere rapporto con nessuno: nessuno mi ama, mi dicono.
Allora anche io non mi amo, non amo nessuno. Quindi, noi sentiamo che dobbiamo essere
questa presenza che supplisce queste assenze, le assenze della famiglia, le assenze
della società, della scuola, del governo ... Noi abbiamo capito che la cosa principale
è essere presenza dell’amore, essere presenza, semplicemente. Stare con loro, che
loro ti possano guardare e dire: ecco, io so che tu mi ami, che tu sei qui per me.
Come ha fatto Gesù!