Pakistan: attentato kamikaze in una moschea. Oltre 50 vittime
Grave il bilancio di un attentato suicida nella moschea a nord ovest di Peshawar,
in Pakistan.Oltre 50 vittime e cento feriti. Illeso l’ex ministro dell'Interno probabilmente
obiettivo dell’attacco. Il presidente Musharaff ha condannato duramente quanto accaduto
definendolo un atto inaccettabile e ribadendo l’intenzione di continuare a combattere
contro la minaccia del terrorismo. Il nostro servizio:
Un’esplosione che
ha seminato morte e distruzione all’interno della moschea di Markazi Jamia Masjid,
nel distretto di Charsadda, nel nordovest del Pakistan. Era poco dietro l’ex ministro
dell’Interno, Aftab Ahmed Sherpao, l’attentatore che si è fatto saltare in
aria approfittando della festa musulmana dell’Eid-el-Adha, la festa del sacrificio.
Il politico, rimasto miracolosamente illeso, è un uomo molto vicino al presidente
Pervez Musharraf. E’ la seconda volta che Sherpao sfugge ad un attentato: il
28 aprile scorso un’esplosione interruppe un comizio che stava tenendo e anche quella
volta si salvò; altre 28 persone rimasero uccise. La violenza sta insanguinando il
Paese e in particolare la provincia del nord ovest, specialmente nella regione dello
Swat, dove l’esercito di Islamabad sta portando avanti una guerra contro terroristi
e militanti talebani. Sono oltre 700 le vittime dall'inizio dell'anno, tra i quali
300 ribelli. Atto inaccettabile dovuto ad una “mentalità distorta degli estremisti
islamici”: così il presidente Musharaff che ha ribadito l’intenzione di continuare
a combattere contro la minaccia del terrorismo per questo ha mobilitato le agenzie
di intelligence per individuare i mandanti dell’attentato. Medio
Oriente Sono due i militanti di Hamas uccisi nel corso di combattimenti con
i reparti militari israeliani. Gli scontri sono arrivati all’indomani di una dura
battaglia nella quale hanno perso la vita otto palestinesi. Le vittime di ieri hanno
fatto salire a 22 il bilancio dei caduti sotto il fuoco israeliano. Intanto in un
comunicato le Brigate Ezzedin al-Qassam, braccio armato di Hamas, hanno confermato
di essere di essere disposte a un nuovo cessate il fuoco con Israele.
Iraq Una
vittima e un ferito. E’ il bilancio dell’esplosione di un’autobomba avvenuta a Baquba,
in Iraq, al passaggio di una pattuglia dell’esercito. Ieri, nella zona, un kamikaze
si era fatto saltare in aria causando la morte di 14 persone.
Afghanistan Tempi
lunghi per la permanenza in Afghanistan delle truppe straniere. E’ quanto ipotizza
il presidente afgano Karzai in un’intervista al quotidiano tedesco "Bild". “Suppongo
che ci vorranno ancora 10 anni” ha dichiarato, riferendosi all’impegno del contingente
internazionale nella ricostruzione del Paese.
Libano Ennesima riunione
domani del Parlamento libanese per l’elezione del nuovo capo dello Stato. La consultazione
ha subito, sinora, ben nove rinvii nelle ultime quattro settimane. Della situazione
di stallo istituzionale hanno parlato ieri il Papa e il presidente francese, Sarkozy,
ricevuto in udienza in Vaticano e, a commento della paralisi politica libanese, stamani
il patriarca cattolico maronita, Nasrallah Sfeir, ha detto: “Abbiamo distrutto il
sistema democratico libanese e la libertà che ci era stata garantita”. Giancarlo
La Vella ha raccolto il parere di Antonio Ferrari, inviato speciale ed
analista del Corriere della Sera:
R.
- Non c’è - almeno finora - un accordo vero, anche se l’ipotesi del compromesso è
praticamente accettata da tutte e due le parti e riguarda la nomina a presidente del
capo delle Forze Armate, Michel Suleiman.
D. – Perché
può essere molto rischioso il prolungamento di questa fase di stallo nell’elezione
del presidente libanese?
R. – Perché se non si dovesse arrivare, entro
il 31 dicembre, alla scelta del capo dello Stato se ne riparlerebbe a marzo. Per ragioni
procedurali, infatti, il Parlamento in assenza di presidente della Repubblica potrebbe
essere convocato soltanto per l’ordinaria amministrazione e non per cose straordinarie
come appunto sarebbe l’elezione del capo dello Stato. E’ un rischio altissimo che
potrebbe portare ad ulteriori tensioni e, purtroppo anche a fatti di sangue come abbiamo
visto recentemente. Il confronto tra le due parti comunque continua ed è in corso
anche una forte pressione internazionale, soprattutto sulla Siria. Si vuole convincere
Damasco ad un atteggiamento più costruttivo nei confronti dell’elezione del presidente
libanese.
D. – Quindi, secondo te, questa fase di
stallo potrebbe avere conseguenze negative sulla piazza?
R.
– Questo indubbiamente. Se si entra nel tunnel potrebbe essere estremamente pericoloso
perché il rischio di conflitti e quindi del prologo verso una nuova guerra civile
non può essere escluso ed è sempre molto alto. Kosovo La
Russia è tornata a ribadire l’intenzione di usare il diritto di veto in Consiglio
di Sicurezza dell’ONU sul Kosovo, provincia serba a maggioranza albanese. Per il ministro
degli Esteri Lavrov, la NATO e l’Unione Europea si collocheranno “al di fuori del
diritto internazionale” se avvalleranno una mozione sull’indipendenza unilaterale
di Pristina. Intanto il presidente del parlamento del Kosovo, Kole Berisha, ha rassicurato
la comunità internazionale sostenendo che “non ci sarà un’altra guerra nei Balcani”.
Belgio Risolta l’empasse politica in Belgio. Dopo sei mesi senza
governo, oggi ha giurato l’esecutivo del premier liberale, Guy Verhofstadt, al quale
il re Alberto II aveva conferito l’incarico per traghettare il Paese verso le riforme
istituzionali e verso la risoluzione di problemi urgenti come l’aumento del costo
dei carburanti e degli alimenti. Il via libera al nuovo governo ad interim è arrivato
dopo l’intesa tra i 5 maggiori partiti francofoni e fiamminghi. L’esecutivo resterà
in carica per tre mesi, domenica è previsto il voto di fiducia in Parlamento. Intanto
in Belgio è stato innalzato il livello di allerta per il timore di attentati. Una
decisione presa dopo una vasta operazione anti-terrorismo nella quale sono state fermate
14 persone sospettate di appartenere a un movimento islamico.
Italia E’
passata al Senato con 162 sì e 153 no la terza fiducia posta dal governo alla finanziaria
che ora è legge. Decisivi i senatori a vita. Nonostante il traguardo raggiunto, restano
agitate le acque all'interno dell'esecutivo per il costante ricorso alla fiducia,
posta anche sul welfare per “differenze tra governo e maggioranza” ha sottolineato
il ministro Chiti. Il servizio di Giampiero Guadagni:
La
Finanziaria 2008 è dunque legge. Una manovra da 16,4 miliardi di euro e tra i cardini
del provvedimento la casa, con la riduzione dell’ICI e detrazioni per i mutui e per
chi vive in affitto. Ci sono poi misure per la famiglia e per il lavoro dipendente;
è stato abolito ad esempio il ticket sanitario di 10 euro ed ancora a favore delle
imprese la riduzione di IRES ed IRAP. Il governo ha ottenuto la terza fiducia questa
mattina con il voto decisivo dei senatori a vita. Si ripropone, dunque, la questione
di una maggioranza sempre più in bilico al Senato. I liberaldemocratici di Dini hanno
confermato che d’ora in poi valuteranno misura per misura; il senatore Fisichella
ha detto sì alla Finanziaria, ma solo per evitare l’esercizio provvisorio ed ha annunciato
la fine del rapporto di collaborazione con il governo Prodi. Il leader UDEUR Mastella
ipotizza a questo punto il voto anticipato. (Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni)
Giappone
Grazie alla pressione dell’Australia, il Giappone ha annunciato lo stop alla
caccia alle balene megattere, una specie famosa per i salti acrobatici e in via di
estinzione. Soltanto il mese scorso, Tokio aveva riaperto la pesca delle balene per
la prima volta dagli anni ’60 per avviare un programma di ricerca scientifica che
comportava la cattura di almeno mille esemplari. (Panoramica internazionale
a cura di Benedetta Capelli)
Bollettino del Radiogiornale
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