Europa senza frontiere: in vigore in 24 Paesi il Trattato di Schengen
A partire dalla scorsa notte 400 milioni di persone possono viaggiare senza passaporto
dall’Est all’Ovest dell’Europa. Altri nove Paesi membri hanno, infatti, aderito pienamente
agli Accordi di Schengen per cui non vi sono più controlli frontalieri. Il servizio
di Giovanni Maria Del Re:
Dopo mesi
di intensi preparativi, dalla mezzanotte di ieri, salgono a 24 i Paesi fra i quali
non vi sono più controlli di frontiera ai confini terrestri e marittimi. Da oggi,
infatti, fanno parte del cosiddetto spazio Schengen altri nove Paesi: Repubblica Ceca,
Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania e Malta. Per
gli aeroporti, invece, si dovrà aspettare marzo del 2008. Il presidente della Commissione
Europea, José Manuel Barroso, ha parlato di una conquista storica e non a caso questa
volta sono coinvolti – a parte Malta – tutti Paesi che fino al 1989 erano oltre la
Cortina di Ferro e in tre casi – per le Repubbliche Baltiche, nell’ex Unione Sovietica.
Il definitivo abbattimento, quindi, delle frontiere ha un valore tutto speciale. “E’
il segno tangibile – ha sintetizzato il presidente del Parlamento Europeo Hans-Gert
Poettering – che le antiche divisioni dell’Europa sono superate”. Ieri il premier
slovacco Robert Fico e il cancelliere austriaco Hans Gusenbauer hanno aperto i festeggiamenti,
segando simbolicamente una barriera doganale ad un posto di frontiera, nei pressi
di Bratislava. L’ultima cerimonia sarà domani fra Italia e Slovenia, mentre oggi ne
hanno luogo altre al confine fra Germania e Polonia e Repubblica Ceca, nel tratto
di mare fra Finlandia ed Estonia. Il prezzo di quest’ ampliamento di circolazione
è, però, un giro di vite dei controlli per coloro che si trovano al di là delle frontiere
esterne dell’UE: Russia, Bielorussia ed Ucraina, ma anche Serbia e Croazia. (Da Bruxelles,
per la Radio Vaticana, Giovanni del Re, AKI).
Tra gli altri, è caduto definitivamente
il confine tra Italia e Slovenia che per lungo tempo ha rappresentato la linea di
divisione tra due blocchi contrapposti ed è stato teatro di numerose tragedie nel
XX secolo. Una svolta accolta con entusiasmo dai vescovi della zona. Per mons. Dino
De Antoni, arcivescovo di Gorizia, la città è stata “ridonata” a chi sta al di là
e di qua del confine. “Nuovi spazi per un dialogo tra popoli e culture” è quanto si
può creare secondo mons. Eugenio Ravignani, vescovo di Trieste. Marco Ravalìco
ha sentito Moreno Zago, docente di Sociologia del confine all’Università
di Trieste:
R. – In
questi ultimi anni eravamo abituati a veder costruire dei muri. Basti pensare al muro
fra Israele e Palestina per ragioni di sicurezza o il rafforzamento del muro fra gli
Stati Uniti e il Messico per fermare l’immigrazione, ma anche fra la Spagna e il Marocco.
Finalmente adesso vediamo, invece, sgretolarsi un muro.
D.
– Le manifestazioni principali di questi giorni si svolgono a Trieste una città che
ha subito tragicamente il confine sulla sua pelle. Questo evento ha una valenza solo
simbolica oppure tocca davvero la vita delle persone?
R.
– Credo che tocchi davvero la vita delle persone perché finalmente Trieste e l’Adriatico
si allargano e quindi sarà più facile coordinare i grandi progetti in macrosettori
anche economici, come i porti, gli autoporti e gli aeroporti, senza dimenticare la
ricerca e la cultura. Sarà certamente più facile anche per le Università collaborare
tra di loro. L’unica grande preoccupazione è quella della sicurezza. Non dimentichiamo,
però, che esistono Protocolli anche tra le forze di Polizia per cui verranno rafforzate
le pattuglie miste. D. – Siccome qualche volta si è detto che
a Trieste il passato non passa mai, forse questa è la volta in cui passerà davvero?
R.
– Probabilmente c’è ancora bisogno che passi ancora una generazione, quella cioè che
ha vissuto sulla propria pelle i problemi del grande conflitto del secolo scorso.
I giovani sono più sensibili alla cooperazione e, quindi, ad andare incontro all’altro
ed è proprio sui giovani che dobbiamo puntare e guardare avanti.