Si celebra oggi la Giornata dei diritti dei disabili mentali
Colpisce a vari livelli e in modo crescente. Solo in Italia interessa il 20 % circa
della popolazione, soprattutto tra i 18 e i 45 anni. E’ il disagio mentale. Oggi si
celebra la 36° Giornata dedicata dall’ONU ai diritti di chi soffre di handicap mentali,
“una vera e propria emergenza socio-sanitaria” secondo le parole di Benedetto XVI.
Se molte associazioni denunciano la carenza di interventi legislativi e di sostenibilità
finanziaria dei servizi pubblici, gli psichiatri in materia di diritti sono più ottimisti,
come conferma la microfono di Gabriella Ceraso il prof. Carmine Munizza
già presidente della Associazione italiana di psichiatria:
R.
– Parliamo, ovviamente, di patologie molto gravi, come la schizofrenia, che sono patologie
che hanno bisogno di un trattamento a lunghissimo termine e, quindi, sono in grado
di condizionare la vita di una famiglia. Su questo non c’è dubbio. Perché ci sono
dei casi in cui dalla schizofrenia si guarisce dopo una prima crisi, ma oltre il 50
per cento ha delle ricadute, dei peggioramenti e quant’altro. Quindi, che ci sia un
peso sulle famiglie è indiscutibile. E’ un dato oggettivo, come per tutte le patologie
croniche. Un malato psichiatrico, che ha grossi problemi di assistenza, può vivere
molto a lungo. Quindi, il peso per le famiglie è sicuramente grande.
D.
– Quindi, cosa si fa e che cosa si potrebbe ancora fare?
R.
– Le famiglie quando si lamentano hanno ragione. E’ una sofferenza, rispetto al loro
congiunto, rispetto al tempo che devono spendere nei confronti del loro congiunto,
rispetto a tutto. E’ una situazione molto difficile e complicata. Ci sono servizi
per situazioni in cui i pazienti possono stare a casa e sono in grado di usare prestazioni
e di avere un’assistenza ambulatoriale e domiciliare, servizi che hanno le strutture
e il personale adatto. Nelle situazioni in cui la famiglia non c’è o le situazioni
del paziente sono tali da non poter stare in famiglia, bisogna ricorrere alle strutture
intermedie che, ripeto, per quanto riguarda la psichiatria sono a carico del Servizio
sanitario nazionale.
D. – Ricchi e poveri, Nord
e Sud, per i disabili mentali ci sono differenze?
R.
– E’ chiaro che le condizioni sociodemografiche, le condizioni socioeconomiche disagiate,
in qualche modo, incidano sull’esplosione di situazioni psichiatriche gravi. Le faccio
un esempio. Probabilmente sia lei che io abbiamo una struttura biologica tale che
se non ci capita niente nella vita, probabilmente non si manifesta niente. Ma se ci
capitano degli eventi stressanti e si fa abuso di sostanze e quant’altro, questa situazione
latente può esplodere. E’ chiaro che in condizioni sociodemografiche più infelici,
più povere, è più facile che questa situazione di eventi stressanti legati all’esistenza
possa far esplodere situazioni di crisi. Non è che la povertà sia in qualche modo
causa di malattia, ma può provocare una situazione di accelerazione rispetto alla
situazione esistenziale, che se non ci fosse questa situazione contestuale sfavorevole,
probabilmente l’evento patologico non si manifesterebbe mai.