2007-12-20 15:01:11

Falliti all'ONU i negoziati sullo status del Kosovo


Nulla di fatto all’ONU sulla delicata questione del futuro status del Kosovo, la provincia serba a maggioranza albanese, amministrata dalle Nazioni Unite dal ’99. Mentre i kosovari continuano a ventilare l'ipotesi di una indipendenza unilaterale da Belgrado, ieri a New York, alla riunione del Consiglio di Sicurezza, presieduta dall’Italia, è rimasto quello che il ministro degli Esteri italiano Massimo D’Alema ha definito “un profondo dissenso”. Il servizio è di Elena Molinari:RealAudioMP3


Il dossier Kosovo lascia il Palazzo di Vetro con un nulla di fatto e torna nelle mani dell’Unione Europea. La riunione a porte chiuse di ieri al Consiglio di Sicurezza dell’ONU si è infatti conclusa senza un compromesso tra la Serbia e la provincia a maggioranza albanese, e con la constatazione che ci sono dissensi molto profondi. Particolarmente dura la posizione del primo ministro serbo Kostunica, che ha definito un’eventuale indipendenza del Kosovo un precedente pericoloso che rischia di mettere in permanente pericolo la pace e la stabilità del mondo. Ma il fallimento della tappa di New York non impedisce all’Unione Europea di andare avanti con il programma di dispiegamento di una forza civile e di polizia dall’inizio del 2008, per sostituire la missione ONU, ora presente, nonostante il ‘no’ della Russia. Secondo europei ed americani, infatti, la risoluzione 1244 dell’ONU autorizza una tale missione. Tocca ora dunque all’Europa partire presumibilmente da febbraio, dopo le elezioni politiche serbe, per prepararsi all’indipendenza di fatto kosovara, senza poter però contare sull’avallo giuridico dell’ONU. (Da New York, Elena Molinari per la Radio Vaticana)

 
Sul perché del fallimento del dibattito all’ONU sul Kosovo, Giada Aquilino ha intervistato Roberto Morozzo Della Rocca, docente di Storia dell’Europa orientale all’Università Roma Tre ed esperto di questioni kosovare:RealAudioMP3

 
R. – E’ il punto finale di un lungo muro contro muro che c’è stato fra serbi ed albanesi. Lo possiamo vedere in tutta la trattativa diplomatica dell’ultimo anno, ma in realtà sappiamo poi che c’è un contrasto irriducibile da almeno 100 anni nella regione fra i due popoli. Gli albanesi non vogliono nulla se non l’indipendenza e i serbi vogliono invece tutto ma non l’indipendenza.

 
D. – Per Kostunica l’indipendenza dei kosovari sarebbe una violazione della Carta dell’ONU; gli albanesi si dicono esausti da decenni di guerra e di isolamento. Ma il piano dell’inviato ONU Ahtisaari, che prevede un’indipendenza supervisionata, quanto è realizzabile oggi?

 
R. – E’ difficile dire la sostenibilità. Questo è il problema, la sostenibilità politica ed economica. Ma di fatto ci sarà la dichiarazione di indipendenza: la faranno gli albanesi sostenuti dagli Stati Uniti e da una parte dei Paesi europei. L’Unione Europea è divisa: 20 Stati su 27 sono favorevoli e 7 sono contrari. Si vedrà poi cosa accadrà nella comunità internazionale.

 
D. – Sul terreno, invece, cosa accadrà?

 
R. – Il dubbio sollevato da parecchi è quello di una reazione militare serba. In realtà il governo serbo ha dichiarato che non reagirà militarmente. Alcuni pensano, però, che tenterà di occupare la striscia nord con Mitrovica, dove esiste effettivamente una maggioranza di abitanti serbi e che avrebbe potuto essere – proprio questa striscia – oggetto di una compensazione nelle trattative che non è stata però offerta ai serbi.

 
D. – L’Unione Europea invierà una missione civile in Kosovo. Ora la questione è responsabilità dell’Europa e della NATO. Che missione sarà?

 
R. – E’ una missione di aiuto amministrativo e per l’ordine pubblico per la formazione dei quadri e della Polizia. Questa missione è necessaria se si vuole fare una indipendenza condizionata. La condizione è questa: che gli albanesi non siano soli e siano un po’ controllati, soprattutto per quanto riguarda il rispetto delle minoranze.







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