2007-12-19 12:29:05

Il messaggio di Natale del patriarca di Gerusalemme Sabbah


Oggi il patriarca di Gerusalemme dei Latini Michel Sabbah ha diffuso il suo tradizionale messaggio per la Solennità del Natale. Ecco il testo completo del messaggio:


1.       ”Si sono manifestati la bontà di Dio e il suo amore per gli uomini” (Tt 3,4). Celebriamo il Natale nella gioia, fondata sulla nostra speranza di vedere con l’aiuto di Dio dei giorni migliori,dando il nostro contributo in tutti i campi della vita pubblica nella condivisione di tutti i sacrifici che esso comporta. Così per Natale rinnoviamo la nostra fede in Colui nel quale abbiamo creduto, il Verbo di Dio fatto uomo, Gesù nato a Betlemme, Principe della pace e Salvatore dell’umanità. Egli si è fatto uomo per riportarci a Dio nostro creatore, per farci sapere che non siamo soli, che non siamo abbandonati a noi stessi di fronte alle molteplici sfide di questa Terra Santa. Dio è con noi: per questo la nostra speranza resta viva in noi, pur in mezzo alle molteplici difficoltà di ogni giorno, sotto l’occupazione, nell’ insicurezza e tra le privazioni che ne conseguono. Dio è con noi per ricordarci che il comandamento dell’amore, che ci fu donato da Gesù nato a Betlemme, resta valido ancor oggi , nei giorni nostri difficili: un  amore vicendevole che è per tutti e per tutte. Un amore che consiste nel vedere il volto di Dio in ogni creatura umana, quale che sia la sua religione e nazionalità; un amore che è capace di perdonare e nello stesso tempo di chiedere il rispetto di tutti i nostri diritti, soprattutto di quelli dati da Dio alla persona e ad ogni comunità, quali il dono della vita, della dignità, della libertà e della terra. Un amore che consiste nel condividere le preoccupazioni di tutti e dunque di lavorare con tutti alla costruzione della pace. Un amore che è dono e condivisione con tutti coloro che soffrono privazioni e povertà, affinché la vita,  dono di Dio parimenti per tutti, sia pienamente vissuta, sia la “vita in abbondanza” che Gesù è venuto a donarci.
2.       Celebriamo Natale quest’anno quando siamo ancora, come sempre, alla ricerca di una pace che sembra impossibile. Palestinesi e israeliani sono capaci di vivere insieme in pace, ciascuno nel suo territorio, ciascuno godendo della sua sicurezza, della sua dignità e dei suoi diritti. Ma per arrivare alla pace occorre credere pure che israeliani e palestinesi sono in tutto eguali, con i medesimi diritti e gli stessi doveri e che occorre infine intraprendere le vie di Dio, che non sono quelle della violenza, sia essa di  Stato o generata dall’estremismo.
Tutta la regione è in scompiglio a causa del conflitto in Terra Santa. In Libano e in Iraq, come qui, sembra che le forze del male si siano scatenate, decise a proseguire la marcia sulle vie della morte, della esclusione e della dominazione. Nonostante ciò, crediamo che Dio non ci ha abbandonati alle forze del male: tutto questo è anzi un appello a ogni uomo e donna di buona volontà per tornare sulle strade di Dio al fine di  instaurare il regno del bene fra gli uomini, il senso e il rispetto per ogni persona. Crediamo che Dio è buono. E’ il nostro Creatore e il nostro Salvatore, egli ha messo la sua bontà nel cuore di ogni essere umano. Siamo dunque capaci tutti di operare per il bene e per la pace nella terra.
Un nuovo sforzo di pace è stato intrapreso nelle ultime settimane. Perché riesca occorre che ci sia una decisa volontà di fare la pace. Finora non c’è  stata pace semplicemente per la mancanza di volontà a farla: “Parlano di pace mentre non ce n’è affatto”  ( Ger 6,14 ?) Chi è forte, chi ha tutto nelle mani, chi impone l’occupazione all’altra parte, ha l’obbligo di vedere quel che è giusto per tutti e di avere il coraggio di compierlo. “Dio, da’ al re il tuo giudizio”, concedi la tua giustizia ai nostri uomini di governo perché governino il tuo popolo con rettitudine. (cf: Sal 71)
3.       In questi giorni taluni hanno parlato della creazione di stati religiosi in questa terra. Ora nella terra, che è santa per le tre religioni e per i due popoli, non possono essere stabiliti degli stati religiosi perché uno escluderebbe l’altro o metterebbe in condizioni di inferiorità i credenti delle altre religioni  Ogni stato che esclude l’altro o discrimina chi è contro di esso non si addice alla terra fatta da Dio santa per tutta l’umanità.
I capi religiosi e politici devono cominciare a comprendere la vocazione universale di questa terra nella quale Dio ci ha riuniti nel corso della storia. Devono sapere che la santità di questa terra consiste non nella esclusione dell’una o dell’altra religione, ma nella capacità di ogni religione, con tutte le differenze, di accogliere, rispettare e amare tutti coloro che abitano questa terra.
La sua santità e la sua vocazione universale comportano pure il dovere di accogliervi i pellegrini provenienti da ogni parte del mondo, coloro che vengono per una breve vista e coloro che vengono per risiedervi, per pregarvi, per studiare o per esercitare il ministero religioso che è dovuto a ogni fedele, di ogni religione. Da anni poi continuiamo a penare per un problema mai risolto, quello dei visti di ingresso nel paese per i preti, per i religiosi e le religiose che a causa della loro fede hanno in questa terra degli obblighi e dei diritti. Uno stato in questo paese non è uno stato come gli altri, ha dei doveri particolari che scaturiscono dalla santità di questa terra e dalla sua vocazione universale. Uno stato in questo paese deve capire che la terra gli è affidata per rispettarla e promuoverne la vocazione universale; deve quindi avere un’ adeguata  capacità di accoglienza.
4.       Chiedo a Dio che la grazia del Natale, del Dio presente con noi, possa illuminare tutti i governanti di questa terra..Per tutti i nostri fedeli, in ogni parte della diocesi, sia un Natale di grazia che rinnovi la loro fede e li aiuti a meglio viverla, come a vivere meglio tutte le loro obbligazioni nelle loro società.
Gioiosa e santa festa di Natale, per tutti.
+ Michel Sabbah, Patriarca
 Gerusalemme, 19 dicembre 2007










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