Il messaggio di Natale del patriarca di Gerusalemme Sabbah
Oggi il patriarca di Gerusalemme dei Latini Michel Sabbah ha diffuso il suo tradizionale
messaggio per la Solennità del Natale. Ecco il testo completo del messaggio:
1.
”Si sono manifestati la bontà di Dio e il suo amore per gli uomini” (Tt 3,4). Celebriamo
il Natale nella gioia, fondata sulla nostra speranza di vedere con l’aiuto di Dio
dei giorni migliori,dando il nostro contributo in tutti i campi della vita pubblica
nella condivisione di tutti i sacrifici che esso comporta. Così per Natale rinnoviamo
la nostra fede in Colui nel quale abbiamo creduto, il Verbo di Dio fatto uomo, Gesù
nato a Betlemme, Principe della pace e Salvatore dell’umanità. Egli si è fatto uomo
per riportarci a Dio nostro creatore, per farci sapere che non siamo soli, che non
siamo abbandonati a noi stessi di fronte alle molteplici sfide di questa Terra Santa.
Dio è con noi: per questo la nostra speranza resta viva in noi, pur in mezzo alle
molteplici difficoltà di ogni giorno, sotto l’occupazione, nell’ insicurezza e tra
le privazioni che ne conseguono. Dio è con noi per ricordarci che il comandamento
dell’amore, che ci fu donato da Gesù nato a Betlemme, resta valido ancor oggi , nei
giorni nostri difficili: un amore vicendevole che è per tutti e per tutte. Un amore
che consiste nel vedere il volto di Dio in ogni creatura umana, quale che sia la sua
religione e nazionalità; un amore che è capace di perdonare e nello stesso tempo di
chiedere il rispetto di tutti i nostri diritti, soprattutto di quelli dati da Dio
alla persona e ad ogni comunità, quali il dono della vita, della dignità, della libertà
e della terra. Un amore che consiste nel condividere le preoccupazioni di tutti e
dunque di lavorare con tutti alla costruzione della pace. Un amore che è dono e condivisione
con tutti coloro che soffrono privazioni e povertà, affinché la vita, dono di Dio
parimenti per tutti, sia pienamente vissuta, sia la “vita in abbondanza” che Gesù
è venuto a donarci. 2. Celebriamo Natale quest’anno quando siamo ancora,
come sempre, alla ricerca di una pace che sembra impossibile. Palestinesi e israeliani
sono capaci di vivere insieme in pace, ciascuno nel suo territorio, ciascuno godendo
della sua sicurezza, della sua dignità e dei suoi diritti. Ma per arrivare alla pace
occorre credere pure che israeliani e palestinesi sono in tutto eguali, con i medesimi
diritti e gli stessi doveri e che occorre infine intraprendere le vie di Dio, che
non sono quelle della violenza, sia essa di Stato o generata dall’estremismo. Tutta
la regione è in scompiglio a causa del conflitto in Terra Santa. In Libano e in Iraq,
come qui, sembra che le forze del male si siano scatenate, decise a proseguire la
marcia sulle vie della morte, della esclusione e della dominazione. Nonostante ciò,
crediamo che Dio non ci ha abbandonati alle forze del male: tutto questo è anzi un
appello a ogni uomo e donna di buona volontà per tornare sulle strade di Dio al fine
di instaurare il regno del bene fra gli uomini, il senso e il rispetto per ogni persona.
Crediamo che Dio è buono. E’ il nostro Creatore e il nostro Salvatore, egli ha messo
la sua bontà nel cuore di ogni essere umano. Siamo dunque capaci tutti di operare
per il bene e per la pace nella terra. Un nuovo sforzo di pace è stato intrapreso
nelle ultime settimane. Perché riesca occorre che ci sia una decisa volontà di fare
la pace. Finora non c’è stata pace semplicemente per la mancanza di volontà a farla:
“Parlano di pace mentre non ce n’è affatto” ( Ger 6,14 ?) Chi è forte, chi ha tutto
nelle mani, chi impone l’occupazione all’altra parte, ha l’obbligo di vedere quel
che è giusto per tutti e di avere il coraggio di compierlo. “Dio, da’ al re il tuo
giudizio”, concedi la tua giustizia ai nostri uomini di governo perché governino il
tuo popolo con rettitudine. (cf: Sal 71) 3. In questi giorni taluni hanno
parlato della creazione di stati religiosi in questa terra. Ora nella terra, che è
santa per le tre religioni e per i due popoli, non possono essere stabiliti degli
stati religiosi perché uno escluderebbe l’altro o metterebbe in condizioni di inferiorità
i credenti delle altre religioni Ogni stato che esclude l’altro o discrimina chi
è contro di esso non si addice alla terra fatta da Dio santa per tutta l’umanità. I
capi religiosi e politici devono cominciare a comprendere la vocazione universale
di questa terra nella quale Dio ci ha riuniti nel corso della storia. Devono sapere
che la santità di questa terra consiste non nella esclusione dell’una o dell’altra
religione, ma nella capacità di ogni religione, con tutte le differenze, di accogliere,
rispettare e amare tutti coloro che abitano questa terra. La sua santità e la sua
vocazione universale comportano pure il dovere di accogliervi i pellegrini provenienti
da ogni parte del mondo, coloro che vengono per una breve vista e coloro che vengono
per risiedervi, per pregarvi, per studiare o per esercitare il ministero religioso
che è dovuto a ogni fedele, di ogni religione. Da anni poi continuiamo a penare per
un problema mai risolto, quello dei visti di ingresso nel paese per i preti, per i
religiosi e le religiose che a causa della loro fede hanno in questa terra degli obblighi
e dei diritti. Uno stato in questo paese non è uno stato come gli altri, ha dei doveri
particolari che scaturiscono dalla santità di questa terra e dalla sua vocazione universale.
Uno stato in questo paese deve capire che la terra gli è affidata per rispettarla
e promuoverne la vocazione universale; deve quindi avere un’ adeguata capacità di
accoglienza. 4. Chiedo a Dio che la grazia del Natale, del Dio presente con
noi, possa illuminare tutti i governanti di questa terra..Per tutti i nostri fedeli,
in ogni parte della diocesi, sia un Natale di grazia che rinnovi la loro fede e li
aiuti a meglio viverla, come a vivere meglio tutte le loro obbligazioni nelle loro
società. Gioiosa e santa festa di Natale, per tutti. + Michel Sabbah, Patriarca
Gerusalemme, 19 dicembre 2007