Dalla Terra Santa, il Messaggio di Natale del patriarca Sabbah: è viva la speranza
di una pace che finora non è stata voluta
“Finora non c’è stata pace semplicemente per la mancanza di volontà di farla”: cosi
il patriarca di Gerusalemme dei Latini Michel Sabbah, denuncia nel Messaggio
inviato al mondo intero per il Natale. Il servizio di Roberta Gisotti:
“Dio è con
noi” – rassicura il patriarca Sabbah - per questo la nostra speranza resta viva in
noi, pure in mezzo "alla molteplici difficoltà di ogni giorno, sotto l’occupazione,
nell’insicurezza e tra le privazioni che ne conseguono”:
“Celebriamo
Natale quest’anno quando siamo ancora, come sempre, alla ricerca di una pace che sembra
impossibile. Palestinesi e israeliani sono capaci di vivere insieme in pace, ciascuno
nel suo territorio, ciascuno godendo della sua sicurezza, della sua dignità e dei
suoi diritti. Ma per arrivare alla pace occorre credere pure che israeliani e palestinesi
sono in tutto eguali, con i medesimi diritti e gli stessi doveri e che occorre infine
intraprendere le vie di Dio, che non sono quelle della violenza, sia essa di Stato
o generata dall’estremismo”.
“Tutta la regione è nello scompiglio a
causa dal conflitto in Terra Santa, in Libano e Iraq, dove sembra che le forze del
male – osserva il patriarca - si siano scatenate, decise a proseguire la marcia sulle
vie della morte, della esclusione e della dominazione”:
“Nonostante
ciò, crediamo che Dio non ci ha abbandonati alle forze del male: tutto questo è anzi
un appello a ogni uomo e donna di buona volontà per tornare sulle strade di Dio al
fine di instaurare il regno del bene fra gli uomini, il senso e il rispetto per ogni
persona”.
Denuncia quindi il patriarca Sabbah che finora non c’è stata
pace per la mancata volontà di farla ed entra nel merito delle ultime soluzioni politiche
prospettate:
“In questi giorni taluni hanno parlato della creazione
di Stati religiosi in questa terra. Ora nella terra, che è santa per le tre religioni
e per i due popoli, non possono essere stabiliti degli Stati religiosi perché uno
escluderebbe l’altro o metterebbe in condizioni di inferiorità i credenti delle altre
religioni”.
Infine si è rivolto ai leader del mondo:
“I
capi religiosi e politici devono cominciare a comprendere la vocazione universale
di questa terra nella quale Dio ci ha riuniti nel corso della storia. Devono sapere
che la santità di questa terra consiste non nella esclusione dell’una o dell’altra
religione, ma nella capacità di ogni religione, con tutte le differenze, di accogliere,
rispettare e amare tutti coloro che abitano questa terra”.