Bolivia: l’Episcopato lancia un appello alla pace e al dialogo
“Il dialogo non si deve esaurire mai. Il dialogo “è la caratteristica di chi è in
grado di ragionare e di coloro che desiderano progredire. E’ importante, lasciando
da parte i discorsi ambigui e gli egoismi incancreniti, poter sedersi per parlare
e dire: la Bolivia merita molto di più di quanto ora viviamo tutti e saremo tutti
noi a salvare il Paese”. Così l’Episcopato della Bolivia, venerdì scorso, poche ore
prima che fosse pubblicato il testo della nuova Costituzione che dovrà essere sottoposta
referendum entro 90 giorni. Infatti, lo stesso giorno, in un atto pubblico di massa,
il Presidente boliviano Evo Morales ha consegnato simbolicamente al Paese il testo
della nuova Costituzione, elaborata, in 16 mesi, tra duri scontri e polemiche. Questo
testo, in realtà redatto da una Commissione ristretta, sarà sottoposto a referendum
entro il 14 marzo. Insieme alla Costituzione, i leader dell’opposizione che controlla
4 Dipartimenti hanno presentato i cosiddetti “Statuti per le autonomie” in polemica
con le riforme costituzionali che, affermano, “non ha recepito il bisogno di autonomia
di queste regioni del Paese”. I 411 articoli e le 12 disposizioni transitorie della
Costituzione sono stati approvati, in linee generali (prima di passare alla Commissione
ristretta di redazione) solo con il voto dei sostenitori di Morales. L’opposizione
era assente. Intanto, sabato scorso, il Parlamento (unicamerale) ha approvato un particolare
Referendum “revocatorio” che si deve tenere entro il 14 marzo, sicuramente insieme
con quello sul “sì” o “no” alla nuova Costituzione. Si tratta, in questo caso, di
esprimere un “sì” o un “no” alla permanenza, nelle loro cariche pubbliche del Presidente
e Vice Presidente della Repubblica (Evo Morales Ayma e Álvaro García Linera, rispettivamente),
dei Prefetti e dei Governatori dei 9 Dipartimenti in cui è diviso amministrativamente
il Paese. La singolarità del Referendum consiste nel fatto che l’Assemblea Nazionale
ha fissato, per ciascuna di queste cariche, la percentuale minima di “sì” che serviranno
per restare nelle funzioni sottoposte a consultazione. In concreto, il “sì” deve ottenere
un voto in più della percentuale con la quale si è stati eletti il 18 dicembre 2005.
La Segretaria dell’Episcopato, venerdì scorso, poco prima che fossero annunciate e
pubblicate queste decisioni, tramite un Comunicato a nome della Conferenza Episcopale
aveva ribadito un recente appello alla “pace e al dialogo” del Presidente dei vescovi,
cardinale Julio Terrazas, arcivescovo di Santa Cruz, pregando l’intera nazione affinché
in queste ore si “eviti di far ricorso a parole e gesti che possano incitare alla
violenza oppure esacerbare gli spiriti”. Il giorno prima, in occasione dei Saluti
di fine anno, il Decano del Corpo diplomatico, mons. Ivo Scapolo, Nunzio del Santo
Padre, rivolgendosi al Ministro degli Affari esteri della Bolivia, David Choquehuanca
Céspedes, ha voluto auspicare in nome della Sede Apostolica, ma anche a nomi dei governi
accreditati presso l’esecutivo boliviano, “che i cambiamenti in atto si inquadrino
nel contesto dell’unità, della legalità, della legittimità e del consenso”. (A
cura di Luis Badilla)