Legislative anche in Kirghizistan, 250 gli osservatori OSCE
Riflettori della comunità internazionale puntati sulle lezioni legislative anticipate
del Kirghizistan, dove sono giunti circa 250 osservatori dell’OSCE. Popolato da poco
più di 5 milioni di persone, senza materie prime e pressoché agricolo, il piccolo
Stato del Asia centrale si reca alle urne dopo una riforma elettorale che mira a garantire
stabilità dopo due anni e mezzo di crisi politica. Ce ne parla Giuseppe D’Amato:
Dodici
sono i partiti in lizza per i 90 posti in parlamento; 2,7 milioni gli aventi diritto.
Si vota col sistema proporzionale. Avranno una rappresentanza le formazioni che supereranno
la barriera del 5% e dello 0,5% in tutte le regioni. Quest’ultimo ostacolo, voluto
per combattere i fortissimi localismi e le tradizionali divisioni in clan, è studiato
con attenzione dagli osservatori dell’OSCE. In ottobre, il leader Kurmanbek Bakiev
ha vinto il referendum sulla riforma elettorale ed ha sciolto per decreto il parlamento.
La Kirghisia ospita due basi militari: una russa e l’altra statunitense. Cruciale
è la sua posizione alle spalle della Cina. Malgrado la crescita del PIL oltre il 7%
annuo, vere emergenze restano la disoccupazione ed i bassi salari. “Sono sicuro -
ha detto il capo dello Stato al seggio - che avremo un parlamento diverso da quello
del 2005”. Le opposizioni denunciano intimidazioni, in uno dei Paesi finora considerato
tra i più “aperti” in Asia centrale. I sondaggi danno per favorito il partito pro-presidenziale
Ak Sol. Per evitare brogli, agli elettori viene spruzzato sulle mani della vernice.
Si temono scontri per le strade all’annuncio dei risultati.(Per la Radio Vaticana,
Giuseppe D’Amato)