Vertice sul clima: raggiunto un compromesso a Bali
Un lungo applauso liberatorio ha salutato il compromesso raggiunto alla Conferenza
sul clima conclusasi a Bali, in Indonesia. Si tratta di una road map che apre la strada
a un accordo tra i 190 paesi partecipanti su come far fronte alla battaglia contro
il surriscaldameto climatico. Il servizio di Stefano Leszczynski:
Dopo
13 giorni di Conferenza quando ormai i negoziati sembravano sull’orlo della rottura,
gli Stati Uniti, che chiedevano un maggiore impegno ai Paesi in via di sviluppo, hanno
fatto un'improvvisa marcia indietro dando il via libera al documento finale. L’accordo
non fa tuttavia alcuna menzione a limiti obbligatori sulle emissioni di gas serra,
ma contiene l'agenda e i principi che devono tracciare il cammino da qui al 2009,
quando sarà firmato a Copenaghen un nuovo protocollo di Kyoto, più ambizioso di quello
attuale. Quello che già viene chiamato 'Kyoto 2' avrà effetto a partire dalla fine
del 2012. I tre blocchi opposti - gli USA, l'UE e le nazioni in via di sviluppo guidate
da Cina e India - hanno alla fine attenuato le loro differenze per concentrarsi su
alcune questioni chiave. Si sono accordati per attivare un 'fondo di adattamento'
per aiutare i Paesi più poveri; hanno deciso di dare appoggio tecnologico e finanziario
ai Paesi in via di sviluppo, in modo da aiutarli a ridurre le emissioni di gas responsabili
dell'effetto serra; hanno riconosciuto indennizzi ai Paesi poveri perché tutelino
il proprio patrimonio boschivo. Dunque, alla fine, tutto si è risolto con la promessa
da parte dell’Occidente di finanziamenti ai Paesi di nuova industrializzazione. Quindi,
facendo riferimento più a questioni finanziarie che ambientali. Come valutare questo
accordo di compromesso? Lo abbiamo chiesto a Giampiero Maracchi,
climatologo del CNR:
D. – Sì, questo non fa sperare
bene, perché è chiaro che di fronte a due Paesi come la Cina e l’India ed anche ai
satelliti dell’Asia in particolare, l’Occidente potrà fare ben poco, anche perchè
la globalizzazione, in questo momento, crea grossi problemi di carattere economico
proprio all’Occidente stesso. Basti pensare al prezzo del petrolio, in gran parte
dovuto al fatto che c’è un aumento enorme di consumo da parte della Cina e dell’India.
Si ha l’impressione che sia sostanzialmente una promessa per spingere questi Paesi
a prendere delle risoluzioni, ma che non avrà effetti importanti. Si pensi che la
Cina, circa un mese fa, è arrivata in termini di emissioni totali, agli stessi valori
degli Stati Uniti.