Raccolte in un libro le riflessioni di padre Vito Magno sul Vangelo trasmesse da Radiouno
Rai
Nell’epoca dei messaggi brevi e forti, dove trovarne tanti nel Vangelo? Padre Vito
Magno, rogazionista e giornalista, ne ha colti 158 per Rai-Eri e per le Edizioni
Messaggero di Padova, traendoli dai brani evangelici delle domeniche, già trasmessi
da Radiouno Rai. Il libro, intitolato “Un minuto di Vangelo”, sarà presentato lunedì
prossimo, nella nostra sede di Piazza Pia. Dopo l’introduzione di padre Federico Lombardi,
interverranno mons. Gianfranco Ravasi, Sergio Zavoli e Giulio Base. Rosario Tronnolone
ha chiesto all’autore se questo libro si può definire un commentario al Vangelo:
R.
- Assolutamente no! Di commentari ce ne sono molti. Si tratta in genere di opere voluminose,
destinate a studiosi, a chi frequenta la Chiesa o ai sacerdoti per la preparazione
dell’omelia domenicale. Il mio sforzo è stato semplicemente quello di racchiudere
in poche righe una riflessione per ognuna delle frasi più famose del Vangelo. Molte
di esse sono sulla bocca di tutti: “Non di solo pane vive l'uomo”; “Date a Cesare
quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”; ecc ... Ma pochi sanno perché, dove
e quando Gesù le ha pronunciate. Avendo dovuto proporre queste riflessioni in coda
a un giornaleradio, ho dovuto adoperare il linguaggio giornalistico, quello che si
usa nel dare una notizia in cronaca: e quindi paragrafi brevi, di facile comprensione,
capaci di colpire la curiosità degli ascoltatori. Giustamente mons. Gianfranco Ravasi
e il giornalista Filippo Anastasi nel presentare il libro parlano di "spighe", di
"pillole" offerte allo spirito del lettore.
D. -
A quali lettori intende rivolgersi?
R. - Il Vangelo
non esclude nessuna categoria di persone. E' per tutti. Quindi va ricordato a chi
lo conosce e va annunciato a chi lo ha dimenticato o lo ignora. Una recente inchiesta
di Famiglia Cristiana ha rilevato che il 69 per cento degli italiani non ha mai letto
i testi sacri ! Pertanto questo libro può essere letto a due livelli: come momento
di pausa e di riflessione per chi voglia fare una breve sosta nell’arco della giornata,
e come preparazione al Vangelo della domenica per chi è credente e praticante.
D.
- A proposito di immagini la foto di copertina è significativa. Una ragazza legge
il Vangelo attendendo il treno in una stazione della metropolitana!
R.
- Sì, è una bella immagine, perché mentre da una parte trasmette l'ansia del tempo
che fugge stampata sul volto della gente che attende impaziente di partire, dall'altra
dal volto della ragazza seduta su una panchina, assorta nella lettura del Vangelo,
traspare pace e serenità. Viene da pensare a Sant'Agostino quando diceva: “Temo il
Signore che passa e che potrebbe non passare una seconda volta!”. Un attimo di attenzione
al Vangelo, in un momento morto della giornata, può risultare per tutti più efficace
di lunghi discorsi. Capita di sentir ripetere mille volte una frase del Vangelo, ma
di non farci caso. Poi un giorno, leggendola a caso, ci si accorge che ferisce come
una spada.
D. - Veniamo al titolo del libro:“Un minuto
di Vangelo”. Non è poco?
R. - E' poco e tanto allo
stesso tempo. Poco se si considera la durata e molto se si guarda al contenuto. Un
minuto di Vangelo può bastare, e addirittura avanzare, se riesce a colpire le coscienze
e magari ad illuminarle. Ad Antonio del deserto bastò leggere le poche parole di Gesù
al giovane ricco “Va’, vendi quello che hai, dallo a poveri, poi vieni e seguimi”,
che la sua vita cambiò radicalmente. Lo stesso accadde ad Agostino, a Santa Teresa
d'Avila, a San Giovanni di Dio, a Santa Edith Stein. Certamente l'intero contenuto
del Vangelo non è riconducibile ad un minuto, ma ogni minuto carico di Vangelo sprigiona
la forza dell'intero messaggio di Gesù. E' come un flash, un lampo nella notte dello
stordimento. E questo non è poco all'epoca dell’alluvione di parole.
D.
- Nella prefazione, mons. Gianfranco Ravasi definisce il suo libro una “piccola guida”
che conduce per mano verso un'esistenza più autentica e piena, mentre nell’Introduzione,
Filippo Anastasi ricorda che San Roberto Bellarmino diceva che nella predica i primi
tre minuti sono per i fedeli e il resto è per la vanagloria di chi parla dal pulpito.
Ha pensato a questo nel redigere il libro?
R. -
Non direttamente, però ho cercato di tenermi lontano dal supplizio di cui parlava
Carlo Bo a proposito della noiosità di certe prediche. Le mie sono poco più che pillole,
confezionate con la consapevolezza che in ogni espressione di Gesù è contenuto virtualmente
tutto il Vangelo, come sostenevano i Padri della Chiesa. Per la verità le riflessioni,
considerando che sono state radiotrasmesse a mezzogiorno, le chiamerei piuttosto un
“aperitivo dello spirito”. Si tratta, infatti, di un cortese invito ad aprire il Vangelo
sull’esempio di San Girolamo, che esortava a leggerlo più volte al giorno: “Il sonno
ti sorprenda a leggere il Libro dei libri e la sacra pagina raccolga il tuo capo mentre
cade addormentato".
D. - Ogni sua riflessione si
chiude con la frase di un autore della più varia estrazione culturale e persino religiosa.
Perché questa attenzione, diciamo così, ecumenica?
R.
- L 'ho fatto sia per rendere piacevole la lettura, sia soprattutto perché emergesse
la sintonia tra la sapienza divina e quella umana. Le firme vanno da Cicerone a Bernanos,
da Claudel a Gandhi. C'è anche chi si professa ateo, ma poi si ritrova, senza neppure
saperlo, nella verità del Vangelo.