La Chiesa indiana appoggia le misure del governo contro gli aborti selettivi
Multe di 5 mila rupie, carcere fino a 7 anni e maggiori controlli negli ospedali.
Queste le misure proposte dall’esecutivo indiano per contrastare i diffusi aborti
selettivi, che mirano a ristabilire la parità numerica fra la popolazione maschile
e quella femminile. Secondo le Nazioni Unite, nel Paese la pratica riguarda quasi
7 mila feti al giorno, mentre il giornale medico britannico Lancet stima che negli
ultimi 20 anni ci siano stati oltre 10 milioni di aborti di bambine. Parlando all’agenzia
AsiaNews, l’arcivescovo di Bombay, il cardinale Oswald Gracias, ha apprezzato l’iniziativa
del governo perché – ha detto - “la Chiesa indiana combatte l’aborto e ogni forma
di discriminazione sessuale”. “E’ ironico – ha poi spiegato - che questo vero crimine
contro l’umanità sia reso possibile dal miglioramento della medicina e delle tecniche
per determinare il sesso del feto. E’ pure triste che feticidi e aborti siano praticati
da bravi medici”. Tuttavia per combattere il fenomeno occorre intervenire sulla diffusa
convinzione sociale che i genitori possano abortire una figlia femmina perché volevano
il maschio. “Nei nostri centri medici – prosegue il cardinale - che arrivano anche
nelle zone più remote dell’India rurale, promuoviamo il rispetto della persona umana
ad ogni stadio della vita. Nelle nostre scuole per medici insegniamo il diritto inalienabile
alla vita, anche di chi non è ancora nato. La Chiesa ha oltre 5mila dispensari, in
gran parte per assistere la maternità, che provvedono cure mediche ai più poveri tra
i poveri”. (E. B.)