Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa III Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui
Gesù parla alle folle del suo precursore, Giovanni il Battista:
“Che cosa
siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? … Un profeta? Sì,
vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui, del quale sta scritto: Ecco, io mando
davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te”.
Su
questo brano evangelico, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti,
docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
"Non
si può separare Gesù dal Battista, né il Battista da Gesù. Le loro missioni e le loro
persone sono inestricabilmente intrecciate, al punto che chi non ha creduto alla predicazione
di Giovanni non può credere a quella di Gesù. E dopo che Giovanni ha reso testimonianza
all’Agnello di Dio, questi si mette a parlare di Giovanni alle folle. Gesù rende testimonianza
a Giovanni. Egli è quell’Elia che deve venire. C’era grande attesa nei confronti di
quella figura preannunciata dai profeti, che avrebbe preparato l’avvento dell’era
messianica. Un’attesa affettuosa, delicata, tutta protesa ad ogni minimo segnale,
carica di promessa divina. L’avvento del precursore avrebbe sciolto il nodo serio
della storia dell’umanità intera, inaugurato l’inizio di una nuova umanità, esattamente
quella che le opere di Cristo attestano come già presente. La dolcezza della presenza
del precursore e quella dell’arrivo dell’atteso dalle genti erano e sono nel cuore
del credente un tutt’uno. La radicalità del cambiamento che ci è richiesta non è neppure
raffrontabile alla meravigliosità dell’avvento del Messia. Nessuno però si illuda
di poter accedere a quella umanità nuova e al Regno dei Cieli senza stare prima alla
scuola del Battista. Nessuno si illuda di poter separare Gesù da Giovanni o Giovanni
da Gesù".