Il cardinale Lajolo inaugura l'albero di Natale in Piazza San Pietro
Duemila sfere oro e argento a decorare l’albero di Natale, un abete rosso alto 26
metri, che ieri pomeriggio è stato acceso in Piazza San Pietro. Ad inaugurarlo il
cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del
Vaticano, insieme alle autorità della Val Badia che, sempre ieri, erano state ricevute
dal Papa. Il servizio di Benedetta Capelli:
(voci e
applausi) Tutti con il naso all’insù in Piazza San Pietro per
l’accensione dell’albero di Natale, donato quest’anno dalla Val Badia, cuore delle
Dolomiti. Protetto e accolto dal colonnato del Bernini, dopo due giorni di viaggio,
“ l’abete – ha detto il cardinale Giovanni Lajolo - ci fa sentire
il profumo di foreste e monti bellissimi” in una terra ospitale, intreccio di culture
diverse come quella antichissima ladina…
“Esso
fa qui presente il sentimento di quelle popolazioni che, a buona ragione, vedono nel
Romano Pontefice un elemento imprescindibile della loro cultura cioè di un sentire
umano che non si isola nelle strettoie di un particolarismo regionale ma si apre al
respiro universale dell’umanità”. Un respiro universale
che, per il porporato, trova testimonianza in San Giuseppe Freinademetz nato
in Val Badia nell'ottocento e missionario in Cina. Un abete che in Piazza San Pietro
è posto vicino al presepe, che sarà inaugurato la sera di Natale. Ancora il cardinale
Lajolo:
“Questo albero è posto accanto al presente.
L’albero di Natale è un simbolo della vita che sempre si rinnova e per questo il
suo giusto posto è proprio accanto al presepe, perché lì è la sorgente da cui proviene
quella linfa vitale, che mai si estingue: ‘L’acqua – come dice il Vangelo di Giovanni
– che zampilla nella vita eterna. Dio fatto uomo per essere con noi”. Il
porporato si è fatto poi portavoce del saluto del Papa, esprimendo la gratitudine
di Benedetto XVI e il vivo apprezzamento per l’albero. Ma il contributo trentino non
si ferma qui, oltre all’abete, sono stati donati una cinquantina di esemplari più
piccoli destinati a decorare l’Aula Paolo VI, la Sala Clementina, l’appartamento
pontificio e gli uffici della Curia Romana. “Un segno di vita e di religiosità popolare
- aveva detto ieri il Papa nell’udienza alla delegazione della Val Badia – e un simbolo
da custodire in una società, che tende invece verso i simboli del consumismo”.