2007-12-14 15:01:46

La preoccupazione delle Chiese lombarde per l’apertura domenicale dei negozi


Le Chiese di Lombardia lanciano un appello per “salvare la domenica”. Come riporta l’agenzia Sir, è contenuto in una nota diffusa in questi giorni dagli uffici diocesani lombardi di pastorale del lavoro in merito alla normativa regionale che amplia l’apertura festiva e domenicale di negozi e centri commerciali, giunta a ridosso delle festività natalizie. Una normativa – si legge nella nota – che “non può non suscitare molteplici interrogativi”. L’estensione degli orari di apertura dei negozi crea innanzitutto “squilibrio” nei ritmi della vita “da sempre fondati sull’alternanza tra tempo del lavoro e tempo del riposo. Ma determina anche “un aggravio per i dipendenti del settore e ancor più per i titolari dei piccoli esercizi a conduzione familiare” che, in caso di apertura domenicale, “sarebbero costretti a lavorare sette giorni su sette” per sostenere la concorrenza. “La domenica – aggiungono - finirà, prima o poi, per essere dominata dalla logica dello scambio, della contrattazione e del consumo” con il rischio di generare “ritmi di vita sempre più insostenibili”. La nota si sofferma poi sul significato biblico e spirituale della domenica come “giorno della gratuità e del dono”, come tempo messo a servizio per la “edificazione della comunità”. Da qui l’appello della comunità cristiana: “chi abbia a cuore il benessere integrale della persona umana non può pertanto non adoperarsi per difendere il significato antropologico, culturale, sociale e per il cristiano anche religioso della domenica”. “Salvare la domenica non significa soltanto salvare un giorno della settimana. Salvare la domenica significa piuttosto salvare l’uomo stesso, cioè aiutare ogni uomo ad essere più libero, ad essere – in definitiva – più uomo. Fatto salvo lo “stile di vita” lombardo, “impregnato di feconda laboriosità”, gli operatori ricordano infine che l’agire operoso deve sempre rimanere “a servizio dell’uomo, della persona, della famiglia, della società”. (E. B.)







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