La Chiesa ribadisce, in una Nota, la necessità dell'annuncio del Vangelo a tutte le
genti evitando ogni relativismo religioso
E’ stata presentata stamani nella Sala Stampa della Santa Sede una “Nota dottrinale”
della Congregazione per la Dottrina della Fede “su alcuni aspetti dell’evangelizzazione”.
Il documento, approvato da Benedetto XVI, ribadisce la necessità dell’annuncio del
Vangelo a tutte le genti, evitando i rischi del relativismo e dell’indifferentismo
religioso: ad illustrarlo, il cardinale prefetto del dicastero, William Joseph Levada,
assieme al segretario, l’arcivescovo Angelo Amato. Presenti anche il cardinale Ivan
Dias, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, e il cardinale
Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei
sacramenti. Il servizio di Sergio Centofanti:
“L’annuncio
e la testimonianza del Vangelo sono il primo servizio che i cristiani possono rendere
a ogni persona e all’intero genere umano, chiamati come sono a comunicare a tutti
l’amore di Dio, che si è manifestato in pienezza nell’unico Redentore del mondo, Gesù
Cristo”: la Nota cita queste parole di Benedetto XVI per riaffermare, nel pieno rispetto
della libertà religiosa, il diritto di ogni persona a conoscere la verità che salva
e il diritto ma anche il dovere di annunciarla che spetta ad ogni credente. Il documento
parla di “una crescente confusione che induce molti” a non seguire “il comando missionario
del Signore”, come se fosse “un attentato alla libertà altrui” o “un atteggiamento
d’intolleranza”. Per alcuni sarebbe sufficiente offrire una testimonianza di carattere
sociale o basterebbe “aiutare gli uomini a essere più uomini o più fedeli alla propria
religione”: si ribadisce invece che “la Chiesa … è necessaria alla salvezza”, verità
che non si contrappone al fatto che Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati”.
Infatti, “sebbene i non cristiani possano salvarsi mediante la grazia che Dio dona
attraverso ‘vie a Lui note’ la Chiesa non può non tener conto del fatto che ad essi
manca un grandissimo bene in questo mondo: conoscere il vero volto di Dio e l’amicizia
con Gesù Cristo” e che “vivere nell’oscurità, senza la verità circa le ultime questioni,
è un male, spesso all’origine di sofferenze e di schiavitù talvolta drammatiche”.
Oggi – rileva la Nota – “la legittima pluralità di posizioni
ha ceduto il posto ad un indifferenziato pluralismo, fondato sull’assunto che tutte
le posizioni si equivalgono”. Inoltre “il rispetto per la libertà religiosa e la sua
promozione non devono in alcun modo renderci indifferenti verso la verità e il bene”.
D’altronde si sottolinea che la libertà religiosa è “un diritto che purtroppo, in
alcune parti del mondo, non è ancora legalmente riconosciuto ed in altre non è rispettato
nei fatti”.
Sul fronte ecumenico la Nota esorta
alla collaborazione con le altre confessioni cristiane nel rispetto per la loro tradizione
ma escludendo ogni forma di “confusionismo”. Si tratta di promuovere “un dialogo rispettoso
della carità e della verità”: atteggiamento che non esime “dalla responsabilità di
annunciare in pienezza la fede cattolica agli altri cristiani” senza per questo cadere
nell’accusa di proselitismo.
La Chiesa – afferma
il documento – non mira ad alcun potere: desidera semplicemente, su mandato del Signore,
che tutti gli uomini “abbiano la pienezza della verità e dei mezzi di salvezza per
entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio”.