La Chiesa ha bisogno della sua perenne Pentecoste: l’esortazione di padre Cantalamessa
nella seconda predica d’Avvento al Papa e alla Curia Romana, dedicata a Giovanni Battista
La missione di Giovanni Battista e la necessità di una perenne Pentecoste per la Chiesa
sono stati i temi chiave della seconda predica d’Avvento al Papa e alla Curia Romana,
svolta in Vaticano dal predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa.
Il religioso ha sottolineato che il confronto tra il Battista e Gesù si comprende
nel confronto tra il battesimo d’acqua e il battesimo di Spirito. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
Una riflessione
su Gesù e il Battista è “il modo migliore per metterci in sintonia con la liturgia
dell’Avvento”: è quanto sottolineato da padre Raniero Cantalamessa che ha dedicato
la prima parte della sua predica proprio alla figura e al messaggio del Precursore
che annuncia il compimento della “svolta epocale”:
“Tra
la missione di Giovanni Battista e quella di Gesú è avvenuto qualcosa di così decisivo
da costituire uno spartiacque tra due epoche. Il baricentro della storia si è spostato:
la cosa più importante non è più in un futuro più o meno imminente, ma è 'ora e qui',
nel regno che è già operante nella persona di Cristo”. “Con
Gesù – è stata la riflessione di padre Cantalamessa – è scoccata l’ora decisiva della
storia, davanti a Lui si impone la decisione dalla quale dipende la salvezza”. D’altro
canto, ha aggiunto, “l’elemento grande, nuovo ed eccitante proviene proprio da Gesù”.
Nella “fede e nella vita della comunità esso viene dispiegato, ma non creato”. Anzi,
questa comunità “non si sarebbe neppure formata e non sarebbe sopravvissuta se non
fosse stata preceduta da una realtà straordinaria”. Il Precursore, ha avvertito, “non
è uno che annuncia una salvezza futura; egli indica uno che è presente”: “Con
le parole: 'In mezzo a voi c'è uno che voi non conoscete!' (Gv 1,26), Giovanni Battista
ha inaugurato la nuova profezia, quella del tempo della Chiesa, che non consiste nell'annunciare
una salvezza futura e lontana, ma nel rivelare la presenza nascosta di Cristo nel
mondo”. Al tempo di Giovanni, ha affermato, “lo scandalo derivava
dal corpo fisico di Gesù, dalla sua carne così simile alla nostra, eccetto il peccato”.
“Anche
oggi è il suo corpo, la sua carne a fare difficoltà e a scandalizzare: il suo corpo
mistico, così simile al resto dell'umanità, non escluso, ahimé, neppure il peccato”.
Gesù, ha proseguito, “occupa il centro del tempo”, giacché
con la sua venuta “ha diviso la storia in due parti”. Oggigiorno, ha rilevato il religioso,
specie nella stampa laica sta diventando prassi abbandonare il modo tradizionale di
datare gli eventi “avanti Cristo” e “dopo Cristo”:
“È
una scelta motivata dal desiderio di non urtare la sensibilità di popoli di altre
religioni che usano la cronologia cristiana; in tal senso va rispettata, ma per i
cristiani resta indiscusso il ruolo 'discriminante' della venuta di Cristo per la
storia religiosa dell’umanità”. Giovanni Battista, ha
proseguito, ci insegna che “per essere profeti non occorre una grande dottrina”. Egli
“non è un grande teologo, ha una cristologia povera e rudimentale”. Eppure, con “immagini
semplicissime” riesce a far sentire “la grandezza e l’unicità di Cristo”. Padre Cantalamessa
ha così rivolto il pensiero al confronto tra il Battista e Gesù. Un confronto, ha
evidenziato, che si cristallizza, nel Nuovo Testamento, “nel confronto tra il battesimo
di acqua e il battesimo di Spirito”. L’espressione “battezzare nello Spirito”, ha
spiegato, definisce l’opera essenziale del Messia, “orientata a rigenerare l’umanità
mediante una grande e universale effusione dello Spirito di Dio”. Quindi, ha ricordato
che quest’anno ricorre il 40.mo anniversario della nascita del Rinnovamento carismatico
nella Chiesa Cattolica. Padre Cantalamessa ha citato il pensiero di una persona che
partecipò al primo ritiro, nel 1967:
“La nostra fede
è diventata viva; il nostro credere è diventato una sorta di conoscere. Improvvisamente,
il soprannaturale è diventato più reale del naturale. In breve, Gesù è una persona
viva per noi”. Sono queste, ha detto
il predicatore pontificio, le cose di cui più ha bisogno oggi la Chiesa “per annunciare
il Vangelo a un mondo divenuto refrattario alla fede e al soprannaturale”. Tutti,
è stata la sua esortazione, “siamo chiamati a non rimanere al di fuori di questa “corrente
di grazia” che attraversa la Chiesa del dopo Concilio:
“Giovanni
XXIII parlò, a suo tempo, di 'una novella Pentecoste'; Paolo VI è andato oltre e ha
parlato di 'una perenne Pentecoste', di una Pentecoste continua”. La
Chiesa “ha bisogno della sua perenne Pentecoste”, affermava Papa Montini. E padre
Cantalamessa ha aggiunto che lo Spirito Santo è “specialista soprattutto delle malattie
del matrimonio e della famiglia che sono i grandi malati di oggi”:
“Lo
Spirito Santo può fare davvero della famiglia, 'la principale agenzia di pace', come
la definisce il Santo Padre nel messaggio per la prossima giornata mondiale della
pace. Ci sono esempi numerosi di matrimoni morti, risuscitati a nuova vita dall’azione
dello Spirito”. Dove arriva lo Spirito Santo, ha concluso
padre Cantalamessa, “rinasce la capacità di farsi dono e con essa la gioia e la bellezza
di vivere insieme per gli sposi”. L’amore di Dio che egli “effonde nei nostri cuori”
ravviva ogni altra espressione di amore e in primo luogo quello coniugale.