La sensibilità cristiana aiuti il cinema a non manipolare le coscienze: così il regista
russo Sokurov, protagonista al Festival del Cinema spirituale
Tra le molte anteprime internazionali curate da Marina Sanna in programma al Festival
del Cinema Spirituale Tertio Millennio, spicca la presenza del film "Alexandra"
del russo Aleksandr Sokurov, una storia toccante e di grande spessore morale. Luca
Pellegrini ha incontrato a Roma il regista. Il servizio:
Un cinema
dell’anima e un cinema della storia: è la caratteristica di tutta l’opera di Aleksandr
Sokurov, che ha accompagnato la proiezione a Roma dell’intenso e commovente
"Alexandra", il suo ultimo film presentato in concorso al Festival di Cannes e che
racconta la visita di una nonna coraggiosa al nipote soldato in Cecenia. Legato ai
temi che toccano da vicino la coscienza dell’uomo, il regista russo ricorda ancora
con emozione l’incontro che ebbe nel 1998 con Giovanni Paolo II, occasione che lo
portò a riflettere sull’arte cinematografica:
(parole
in russo) Quell’incontro con Giovanni Paolo II mi ha sconvolto. Fino alla
fine della mia vita conserverò questo ricordo di luce, soprattutto perché ho avuto
occasione di parlare con lui. Quando ho toccato la sua mano ho avuto la sensazione
di toccare, se posso esprimermi così, la carne di un angelo. Ricordo l’incredibile
sensazione del calore particolare di quella mano che si posava sulla mia, della sua
leggerezza. Io amo gli uccelli: quando un uccellino si posa sulle tue mani, sembra
che non pesi nulla. Avevo la stessa impressione: un uccellino si era posato sulla
mia mano, pesava un nulla ma il calore confermava la presenza di una persona. Dobbiamo
lavorare ancora molto per far sì che il cinema diventi ciò che lui aveva chiesto.
Perché i registi di cinema non sono abbastanza dediti all’arte soltanto, è come se
appartenessero a tante chiese diverse allo stesso momento. Ho l’impressione che i
registi si spostino continuamente, cambino facilmente abito e fede, cerchino di parlare
lingue che non conoscono, spacciandosi per sacerdoti, trattando temi che non competono
loro. Dal punto di vista spirituale, oggi nel cinema c’è un caos. Lo definirei il
caos spirituale. Perché il cinema, purtroppo, è onnivoro e rappresenta spesso gli
istinti e le pulsioni di un animale anziché quelli di un essere più evoluto. Si comporta
nei confronti della società in modo irresponsabile".
Per
descrivere la sua professione di regista, Sokurov ha recentemente utilizzato l'immagine
dell’educatore contrapponendola a quella del medico. Infatti, il primo spesso sviene
alla vista del sangue, il secondo ci convive. E il regista di cinema?
(parole
in russo) "Al regista non deve importare la vista del sangue. I registi
che lo mostrano sono degli immorali disonesti, perché loro sanno che il cinema è uno
strumento molto pericoloso: utilizzare la forza dell’immagine per il proprio lavoro
e il proprio successo è disonesto. Lo strumento più pericoloso è l’immagine. La questione
si pone così: esiste la necessità di portare il personaggio di un film a mostrare
il sangue? Il regista può e deve far vedere attraverso l’immagine un delitto in cui
è versato il sangue? Molti registi sono dei totali irresponsabili perché l’impatto
di un’immagine sull’uomo è di tale forza da provocare nella persona un cambiamento
di coscienza in peggio. I registi possono distruggere il faticoso equilibrio raggiunto
dall’umanità, rendendo l’uomo profondamente aggressivo e creando danni inimmaginabili.
E questa aggressività è irreversibile. Credo sia compito della cultura cristiana porre
un argine e fermare questa continua manipolazione della coscienza operata in modo
così subdolo dal cinema".
Che cosa è racchiuso in
quel respiro finale di "Alexandra", interpretata da un’intensa e commovente Galina
Vishnevskaya, quando abbandona il nipote al suo destino? Una sconfitta? Una rassegnazione?
(parole in russo) "Nella mia lingua si
dice spesso: 'L’anima mi fa male'. E’ come un dolore fisico. Ma il paradosso dell’uomo
è che può smettere di soffrire nell’anima, anche quando l’oggetto della sofferenza
non se ne va. Non saprei rispondere: la vita sembra essere sempre uguale, non cambiare
mai, anche quando l’anima smette di soffrire".