Firmato a Lisbona il Trattato di riforma dell’UE. Intervista con il presidente dell'europarlamento
Poettering
A Lisbona è stato firmato oggi il Trattato di riforma dell’Unione Europea, approvato
in ottobre. Le nuove regole che governano l'Europa sono state sottoscritte nella storica
cornice del Monastero dei Jeronimos, sulle rive del Tago. Dalla capitale portoghese
il servizio di Riccardo Carucci:
Il
Trattato riformatore dell’Unione Europea, che mette fine alla crisi istituzionale
apertasi dopo che nel 2005 i referendum in Francia ed Olanda respinsero il precedente
progetto di Costituzione europea, è stato firmato dai capi di Stato o di governo dell’Unione
a Lisbona, nel cinquecentesco monastero dei Jeronimos. Il Trattato, che sarà noto
come il Trattato di Lisbona, fu in parte preparato dalla presidenza tedesca ed è stato
concluso ed approvato a Lisbona il 19 ottobre, sotto la presidenza portoghese.
Si
tratta di un testo difficile e complesso, accompagnato da protocolli e dichiarazioni,
che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2009 se tutti e 27 i membri dell’Unione
l’avranno ratificato. La ratifica, se fatta con referendum, presenta non pochi rischi.
In pratica il nuovo Trattato, che modifica due precedenti trattati istitutivi, crea
la figura del presidente del Consiglio europeo, in carica per due anni e mezzo. Una
figura, questa, rilevante e che metterà fine alle costose presidenze semestrali e
potrebbe, potenzialmente, entrare in conflitto con il presidente della Commissione.
La Commissione sarà ridotta da 27 a 18 membri, con partecipazione a turno dei vari
Stati, e uno dei suoi vicepresidenti sarà come una sorta di ministro degli Esteri
dell’Europa unita.
Altra novità è che il Trattato
introduce, ma solo a partire dal 2014, una più grande possibilità di prendere decisioni
a maggioranza anziché all’unanimità per rendere i lavori più scorrevoli. La maggioranza
richiesta sarà del 55 per cento degli Stati membri e del 65 per cento della popolazione
europea. E’, infine, previsto un ampliamento dei poteri del Parlamento europeo e per
non irritare i nemici del federalismo troppo spinto il Trattato evita qualsiasi accenno
a simboli comuni europei. Alcuni Paesi, come il Regno Unito in materia di diritti
e sicurezza, possono non applicare determinati punti del Trattato. (Da Lisbona, per
la Radio Vaticana, Riccardo Carucci)
Dell’importanza
del Trattato di riforma delle istituzioni europee, Fausta Speranza ha parlato
con il presidente dell’europarlamentoHans Gert Poettering:
R. –
The Reform Treaty is very important, because the Reform Treaty makes it possibile
... Il Trattato di riforma è molto importante, perché esso porta maggiore
democrazia, maggiore ruolo del Parlamento, una votazione a maggioranza nel Consiglio.
Poi, c’è un articolo – l’articolo 51 – che parla delle Chiese e delle comunità religiose.
In questo articolo è previsto che le Chiese abbiano un dialogo speciale con le istituzioni
europee, che le Chiese siano tutelate nel processo di integrazione europea. Questo
è molto importante per la fede cristiana ma ovviamente anche per altri fedi.
D.
– Spesso diciamo: abbiamo un’unione economica, ma non abbiamo unità politica. Questo
nuovo Trattato è un vero passo verso l’unità politica?
R.
– I cannot agree that we have not yet a political union. We might not always be … Non
posso essere d’accordo sull’affermazione che non abbiamo ancora unità politica. Forse,
a volte non siamo tutti d’accordo, ma sempre – o piuttosto, sempre più spesso – troviamo
soluzioni nei nostri rapporti con altre nazioni. Per esempio, abbiamo una politica
comune nei riguardi degli Stati Uniti, nostri amici; sviluppiamo una politica comune
nei riguardi della Russia, con la quale vogliamo vivere in pace ed avere buoni rapporti;
sviluppiamo una politica per i Paesi del Mediterraneo e sviluppiamo politiche per
i nostri vicini. Ecco che sempre più abbiamo politiche comuni; poi, proprio recentemente
abbiamo avuto il vertice tra i capi di governo dell’Unione Europea e quelli africani,
al quale hanno partecipato anche – almeno in parte – i responsabili delle istituzioni.
Ecco che su scala mondiale, noi sviluppiamo sempre più politiche comuni e questo riguarda
anche il problema della sfida dei cambiamenti climatici, per il quale io parlerei
piuttosto della tutela della Creazione. Sviluppiamo una politica comune per preservare
i nostri ambienti, tutta la Creazione. Credo che questo sia un grande progresso.
D.
– Presidente, un esempio – certo, un esempio difficile - è il Kosovo. Lei ritiene
che l’Europa si stia muovendo all’unisono per quanto riguarda il Kosovo?
R.
– I think we are moving in the right direction, and I hope that in the end ... Credo
che ci stiamo muovendo nella direzione giusta, e spero che alla fine troveremo una
soluzione per il Kosovo. L’ambizione di un’Unione Europea unita sulla questione –
importantissima – del Kosovo, è tuttora forte ...
D.
– Lei pensa che il nuovo Trattato, firmato oggi, possa inaugurare una nuova era per
l’Unione Europea? Voglio dire, c’è qualcosa che manca nel nuovo Trattato, oppure per
il futuro lei auspica qualcosa di diverso?
R. – I
think this Treaty really opens a new era, because the Treaty makes it possible ... Credo
che questo Trattato possa veramente inaugurare una nuova era, perché esso renderà
più facile il processo decisionale in seno al Consiglio, perché la votazione a maggioranza
è il sistema di votazione principale. Abbiamo oggi nel 100 per cento delle legiferazioni,
una co-legislazione del Parlamento europeo insieme al Consiglio; abbiamo un maggiore
ruolo del Parlamento ed anche un maggiore coinvolgimento dei Parlamenti nazionali.
I Parlamenti europei sono partner, nel senso che lavorano per la democrazia in Europa.
Abbiamo, per esempio, nuovi articoli che riguardano le nuove sfide – l’immigrazione,
le richieste di asilo, le politiche energetiche, i cambiamenti climatici ... Ecco
perché penso che siamo sempre più uniti all’interno dell’Unione Europea, e possiamo
andare orgogliosi del nostro processo di unificazione. E insieme, dobbiamo entrare
nel futuro del XXI secolo.
D. – Ieri a Strasburgo
i leader delle tre istituzioni europee hanno proclamato la Carta dei diritti dell’Unione
Europea, che con il nuovo Trattato assume il valore giuridico che non aveva dopo la
firma a Nizza del 2000…
R. – We, as European Parliament,
and myself, as president, and in other positions ... Come Parlamento europeo,
e io come presidente ma anche prima, abbiamo strenuamente difeso i diritti degli esseri
umani, dei cittadini dell’Unione Europea. La dignità dell’essere umano è al centro.
Il Parlamento europeo ha sempre insistito che la Carta dei diritti, che era fuori
dei Trattati, fosse parte dei fondamenti istituzionali.
D.
– Lei è cattolico: pensa che i valori cristiani siano ben rappresentati nella Carta?
R.
– I am very convinced that the Christian values are in the Charta, because ... Sono
fermamente convinto che i valori cristiani sono nella Carta perché è menzionata la
dignità dell’essere umano, sono menzionati il principio della solidarietà e della
sussidiarietà, la dignità delle persone anziane, dei bambini. Dunque trovo che molti
nostri valori cristiani sono nella Carta.