La Vergine di Guadalupe, modello dell'evangelizzazione inculturata: lo scrive mons.
Celli ai comunicatori latinoamericani, per la festa della Patrona del continente
Porre il volto di Cristo negli spazi della vita quotidiana della società. Con questo
invito, l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle
Comunicazioni sociali, si è rivolto in un messaggio di saluto ai comunicatori cattolici
latinoamericani, nel giorno della festa della verine di Guadalupe, patrona del continente.
Nella vita personale di cristiani, prima ancora di testimoniarlo, occorre aver incontrato
Gesù, aver fattp - scrive mons. celli - “un’esperienza di profonda amicizia con lui,
senza la quale la vita cristiana semplicemente non esiste”. E’ questo il “primo passo”
che può essere riproposto anche a livello massmediatico. “Pensate - propone il capo
del dicastero vaticano – a come possiamo, nei nostri specifici settori d'intervento,
far sì che lettori, ascoltatori, spettatori, utenti... possano incontrare Gesù Cristo
in ciò che comunichiamo. Se riusciremo a far incontrare il Signore attraverso la nostra
opera di comunicazione - prosegue - possiamo essere certi che Egli verrà a far fruttificare
lo sforzo. E dopo il primo passo verrà il secondo e così via”.
Mons. Celli
ripropone il “modello di evangelizzazione perfettamente inculturata”, rappresentato
dalla Vergine di Guadalupe, secondo le parole di Giovanni Paolo II. “Ella - scrive
ancora il presule - si adatta alla mentalità del suo interlocutore, alla sua cultura,
al suo ritmo. Il suo messaggio non è fatto solo di parole: è gesto, forma, immagine,
lingua, idioma. E’ una comunicazione amorevole e piena di accettazione per il mondo
dell’altro, al punto che - conclude - esercita un effetto tonificante che cambia per
sempre l'interlocutore”.