L'intervento di mons. Tomasi per i 60 anni della Dichiarazione Universale dei diritti
umani
La dignità della persona è un riferimento ineludibile nella Dichiarazione Universale
dei diritti umani: lo ha sottolineato ieri a Ginevra l’arcivescovo Silvano Tomasi,
in occasione dell’apertura dell'Anno per festeggiare il 60mo anniversario di quella
Carta fondamentale per la convivenza pacifica dei popoli, approvata dall’Assemblea
generale delle Nazioni Unite, riunita a Parigi, il 10 dicembre 1948. Il servizio di
Roberta Gisotti:
“La Dichiarazione
Universale resta il più importante esclusivo punto di riferimento nel dibattito trasversale
alle culture sulla libertà dell’uomo e sulla dignità nel mondo e rappresenta la consueta
base legislativa per ogni discussione sui diritti umani”: così l’arcivescovo Silvano
Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite e le altre
Organizzazione internazionali a Ginevra, dove ha sede anche l’Alto Commissariato per
i diritti umani.
“I diritti umani – ha osservato
il presule – non sono conferiti dagli Stati o da altre istituzioni, ma sono riconosciuti
come inerenti ad ogni persona, indipendenti da, e in ogni vario modo il risultato
di tutte le tradizioni etiche, sociali, culturali e religiose.” E dunque “La dignità
umana va oltre ogni differenza e unisce tutti gli uomini in una sola famiglia; come
tale richiede a tutte le istituzioni politiche e sociali di promuovere lo sviluppo
integrale di ogni persona come individuo e nel suo rapporto con la comunità.”
Per
questo “la dignità umana - ha proseguito il rappresentante vaticano – riguarda la
democrazia e la sovranità, ma allo stesso tempo va la di là di queste”. Richiama tutti
i soggetti, sia governativi e non governativi, sia le fedi che altre comunità, Stati
e non Stati a lavorare per la libertà, l’eguaglianza, la giustizia sociale di tutti
gli esseri umani, rispettando il mosaico culturale e religioso del mondo”.
“In
tale contesto – ha osservato l’arcivescovo Tomasi – l’importante dibattito sulla relazione
tra libertà di parola e di espressione, da una parte, e rispetto per la religione
e i simboli religiosi dall’altra, trova una soluzione nella dignità umana”. “Infatti
la dignità umana è la base per realizzare tutti i diritti umani e, allo stesso tempo,
il punto di riferimento per identificare gli interessi nazionali, così evitando il
'doppio pericolo' dell’estremo individualismo e collettivismo”.
Il
presule, ha infine posto in rilievo che “il rispetto di tutti i diritti umani è la
fonte della pace”, laddove nell’art.28 della Dichiarazione si legge che “ogni individuo
ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà
enunciati” nello stesso testo “possano essere pienamente realizzati".