I vescovi del Guatemala denunciano la trasformazione delle adozioni in un’attività
commerciale lucrativa
Da alcuni anni le adozioni dei minori, in Guatemala, si sono trasformate in un’attività
commerciale e lucrativa. E’ la denuncia dei vescovi del Paese che, in un comunicato
pubblicato in vista dell’approvazione, prevista per oggi, di una nuova legge sulle
adozioni da parte del Congresso della Repubblica. I presuli affermano che l’adozione
sta perdendo “quel carattere nobile che la contraddistingue” nel tentare di “dare
una famiglia ed una casa stabile ad un bambino o ad una bambina abbandonati, indigenti,
handicappati o non desiderati”. Attualmente, si legge nel comunicato ripreso dall’agenzia
Fides, “si commercia con le vite dei bambini, trattandoli come semplice merce, comprati
attraverso reti di vera e propria tratta”. Inoltre, in molte occasioni, i bambini
non vengono affidati volontariamente ma “si utilizzano raggiri ed inganni, affitto
di uteri e sequestri”. Questa situazione, riconoscono i vescovi, è sintomo della profonda
crisi di valori umani e morali che vive il Paese. I presuli ricordano che il Guatemala
“ha approvato la Convenzione dei Diritti del Bambino il 10 maggio 1990” e che “nell’anno
2002 il Congresso della Repubblica ha approvato l’Accordo de L’Aia”. Nonostante il
presidente della repubblica avesse espresso ufficiale adesione in quello stesso anno,
il Congresso della Repubblica ha approvato nuovamente l’Accordo de L’Aia il 31 maggio
2007, con decorrenza a partire dal prossimo 31 dicembre”. Avendo approvato l’accordo,
lo Stato guatemalteco deve assicurare l’applicazione delle norme che vi sono previste
promulgando una legge sulle adozioni che contenga le disposizioni de L’Aia. “Tocca
ora al Congresso della Repubblica – conclude il documento firmato dal presidente della
Conferenza episcopale mons. Alvaro Leonel Ramazzini Imeri, vescovo di San Marcos –
tenere fede alla sua responsabilità storica, approvando la legge sulle adozioni, orientata
a proteggere i diritti del bambino e ad affrontare con fermezza gli eccessi e gli
atteggiamenti immorali che hanno trasformato l’adozione in un commercio”. (T.C.)