Nuovo monito di Mosca: no all'indipendenza del Kosovo
Il Kosovo ha intenzione di proclamare l'indipendenza dalla Serbia “ben prima di maggio”.
Lo ha affermato il portavoce della rappresentanza unitaria della leadership albanese-kosovara,
nel giorno in cui arriva al Consiglio di Sicurezza dell'ONU il rapporto della "troika"
USA-Russia-UE: rapporto che, secondo Pristina, sancisce la fine del negoziato. Nella
dichiarazione, il portavoce ha sottolineato comunque che la proclamazione sarà fatta
d'intesa con i Paesi occidentali. Intanto, è stata convocata oggi stesso una manifestazione
di studenti, scesi in piazza a Pristina in un tripudio di bandiere e slogan patriottici.
Da parte sua, l’Alto rappresentante UE per la Politica Estera e di Sicurezza, Solana,
dice che i Paesi dell'Unione Europea dovrebbero essere in grado di superare le divisioni
interne sul futuro del Kosovo. Stasera a Bruxelles arriva il ministro degli Esteri
russo, Lavrov. La Russia si oppone all'indipendenza della provincia serba a maggioranza
albanese. E Lavrov lancia un duro monito: l'indipendenza del Kosovo sarebbe "una flagrante
violazione delle leggi internazionali e causerebbe una reazione a catena nei Balcani
e in altre regioni". Dei rischi ci parla, nell’intervista di Giancarlo La Vella, il
prof. Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni Internazionali all’Università
Cattolica di Milano:
R. – L’effetto di contagio onestamente non lo vedo così
probabile. Mi pare che gli effetti più problematici siano quelli che produrrà, nei
Balcani, il Kosovo nei rapporti con la Serbia. Immaginare che i catalani, piuttosto
che i sud tirolesi, piuttosto che la minoranza tedesca o belga, prendano questo come
pretesto per seguirne la strada è abbastanza inconsistente.
D. – Una dichiarazione
del genere potrebbe comunque provocare frizioni internazionali più ampie, considerando
che contraria all’indipendenza si è dichiarata la Russia...
R. – Sì, sicuramente,
non c’è dubbio che la Russia sia contraria. Va anche detto, ad onor del vero, che
dobbiamo iniziare a considerare che abbiamo degli interessi strategici sempre meno
compatibili con quelli russi, in quanto europei. Il Kosovo nasce così perché abbiamo
deciso anni fa di fare un intervento legittimato da questioni politiche e umanitarie
ma illegale in tema di diritto internazionale.
D. – Quali sono i reali interessi
che girano intorno al Kosovo?
R. – La Serbia è disposta a concedere tutto tranne
l’indipendenza e i kosovari albanesi vogliono solo l’indipendenza. Gli interessi,
in realtà, da parte occidentale, sono quelli di una transizione rapida. Da parte russa
c’è l’interesse storico di proporsi come la protettrice degli slavi, in particolare
del popolo serbo e della realtà politica serba. C’è poi chi parla di basi militari,
di gasdotti. Tutte queste cose possono stare benissimo insieme in diversi assetti
istituzionali. Quindi, non è che questo sia un punto preoccupante. Certo è che se
non gestiamo in qualche modo la situazione, rischiamo di restare inguaiati in atti
di violenza. Quindi, bisogna ragionare, perchè non esistono soluzioni che facciano
contenti tutti.