Al via la campagna ONU per i 60 anni della Dichiarazione universale dei diritti umani
Parte oggi la campagna delle Nazioni Unite per i 60 anni dalla Dichiarazione universale
dei diritti umani, redatta il 10 dicembre 1948. Varie le iniziative internazionali
che nel corso del 2008 celebreranno i primi sei decenni di un testo contenente tutta
la gamma delle libertà fondamentali. Ma la stesura della Dichiarazione conobbe non
poche difficoltà: in molti infatti si opposero alla proclamazione di diritti universalmente
riconosciuti in ogni tempo e luogo. Lo conferma al microfono di Paolo Ondarza,
il prof. Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani:
R. -
La Dichiarazione fu molto contrastata, soprattutto da parte della cultura laico-illuministica
che sosteneva che non esistono diritti universali, validi per tutte le culture e per
tutti i popoli. Invece, a tanti decenni di distanza, possiamo dire che la storia ha
dato torto agli storicisti. I diritti umani fondamentali sono diventati uno dei pochi
punti di riferimento universali che tengono insieme l’umanità. Se non ci fosse la
Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, oggi probabilmente il mondo sarebbe
infinitamente più conflittuale e più violento.
D.
– Quale lo stato di salute oggi dei diritti umani nel mondo?
R.
- Ci sono sicuramente interpretazioni libertarie dei diritti umani che hanno fatto
penetrare nel discorso sui diritti il tema dell’aborto come diritto insindacabile
delle donne, i cosiddetti diritti riproduttivi, e i diritti di genere. Quindi, ci
sono molte ombre, ma dobbiamo riconoscere che le luci sono molto più significative
delle ombre.
D. - Il concetto di diritto umano cresce
con l’evolversi dell’uomo, della storia?
R. - Vediamo
che, almeno quindici volte, San Tommaso dice che il diritto naturale è mutevole, cioè
cresce nella storia. Sicuramente oggi ci sono pratiche sociali, in passato tollerate,
come la schiavitù, che ci appaiono platealmente lesive dei diritti umani fondamentali.
Può darsi che, domani, pratiche sociali che noi tolleriamo, vengano ritenute gravemente
contraddittorie rispetto ai diritti umani. Penso in particolare a certe forme di manipolazione
dell’ambiente.
R. - C’è un criterio per dare una
definizione corretta di “diritto umano”?
D. - E’
sicuramente un diritto umano ciò che realizza il bene di tutti gli uomini e non di
una parte tra essi. E’ un diritto umano ciò che è percepito come un bisogno profondo
da parte di tutte le culture e non soltanto dalla cultura occidentale industrializzata.
Se è vero che gli uomini sono tutti fratelli, in quanto figli dello stesso e unico
Dio, è vero che il bene dell’uno deve essere condiviso e dilatato fino a diventare
il bene di ogni altro.
D. - Quale il diritto umano
in particolare su cui oggi si dovrebbero concentrare maggiormente gli sforzi internazionali?
R.
- Se vogliamo distinguere Paesi occidentali e Paesi in via di sviluppo, è chiaro che
beni prioritari sono il diritto al cibo e il diritto alla salute, che in occidente
sono adeguatamente tutelati ma non in molti Paesi in via di sviluppo. Ma più in generale,
io direi che la difesa del diritto alla vita, in tutte le sue dimensioni, ha oggi
un’indubbia priorità. Nel difendere il diritto alla vita implicitamente difendiamo
la giustizia, difendiamo la pace e difendiamo soprattutto il futuro.