All'Angelus, il Papa invita ad "aprire il cuore e ad accogliere Il Figlio di Dio che
viene in mezzo a noi per rendere manifesto il giudizio divino"
All'Angelus Benedetto XVI ha invitato a seguire le orme del figlio di Dio, facendo
delle nostre esistenze un dono di amore. I frutti dell'amore - ha aggiunto il Papa
- sono quei "degni frutti di conversione", ai quali fa riferimento Giovanni Battista.
Ecco il testo integrale:
Ieri, solennità dell’Immacolata
Concezione, la liturgia ci ha invitato a volgere lo sguardo verso Maria, madre di
Gesù e madre nostra, Stella di speranza per ogni uomo. Oggi, seconda domenica di Avvento,
ci presenta l’austera figura del Precursore, che l’evangelista Matteo introduce così:
“In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea,
dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!»” (Mt 3,1-2). La sua missione
è stata quella di preparare e spianare la via davanti al Messia, chiamando il popolo
d’Israele a pentirsi dei propri peccati e a correggere ogni iniquità. Con parole esigenti
Giovanni Battista annunciava il giudizio imminente: “Ogni albero che non produce frutti
buoni viene tagliato e gettato nel fuoco” (Mt 3,10). Metteva in guardia soprattutto
dall’ipocrisia di chi si sentiva al sicuro per il solo fatto di appartenere al popolo
eletto: davanti a Dio – diceva – nessuno ha titoli da vantare, ma deve portare “frutti
degni di conversione” (Mt 3,8).
Mentre prosegue il
cammino dell’Avvento, mentre ci prepariamo a celebrare il Natale di Cristo, risuona
nelle nostre comunità questo richiamo di Giovanni Battista alla conversione. E’ un
invito pressante ad aprire il cuore e ad accogliere il Figlio di Dio che viene in
mezzo a noi per rendere manifesto il giudizio divino. Il Padre – scrive l’evangelista
Giovanni – non giudica nessuno, ma ha affidato al Figlio il potere di giudicare, perché
è Figlio dell’uomo (cfr Gv 5,22.27). Ed è oggi, nel presente, che si gioca il nostro
destino futuro; è con il concreto comportamento che teniamo in questa vita che decidiamo
della nostra sorte eterna. Al tramonto dei nostri giorni sulla terra, al momento della
morte, saremo valutati in base alla nostra somiglianza o meno con il Bambino che sta
per nascere nella povera grotta di Betlemme, poiché è Lui il criterio di misura che
Dio ha dato all’umanità. Il Padre celeste, che nella nascita del suo Unigenito Figlio
ci ha manifestato il suo amore misericordioso, ci chiama a seguirne le orme facendo,
come Lui, delle nostre esistenze un dono di amore. E i frutti dell’amore sono quei
“degni frutti di conversione” a cui fa riferimento san Giovanni Battista, mentre con
parole sferzanti si rivolge ai farisei e ai sadducei accorsi, tra la folla, al suo
battesimo. Mediante il Vangelo, Giovanni Battista continua
a parlare attraverso i secoli, ad ogni generazione. Le sue chiare e dure parole risultano
quanto mai salutari per noi, uomini e le donne del nostro tempo, in cui anche il modo
di vivere e percepire il Natale risente purtroppo, assai spesso, di una mentalità
materialistica. La “voce” del grande profeta ci chiede di preparare la via al Signore
che viene, nei deserti di oggi, deserti esteriori ed interiori, assetati dell’acqua
viva che è Cristo. Ci guidi la Vergine Maria ad una vera conversione del cuore, perché
possiamo compiere le scelte necessarie per sintonizzare le nostre mentalità con il
Vangelo.