In corso, a Roma, la 32.ma Mostra dei 100 presepi. Fra le altre, una creazione della
Natività composta da un iracheno
Si rinnova come ogni anno l’appuntamento romano con la Mostra dei 100 presepi, giunta
alla 32.ma edizione. Nella Basilica di Santa Maria del Popolo, sarà possibile visitare
fino al 6 gennaio l’allestimento curato dalla Rivista della Nazioni, con il patrocinio
della Conferenza episcopale italiana (CEI) e sotto l’Alto Patronato del presidente
della Repubblica italiana. Presepi di ogni tipo dai più classici ai più innovativi,
in un trionfo di fantasia e di cristianità. Il servizio di Benedetta Capelli:
(canto natalizio)
Come
raccontare la Natività, il mistero della nascita di un bambino che salverà il mondo?
Ci si mette la fantasia, l’ingegno, la passione e la propria tradizione, elementi
che combinati tra loro mostrano milioni di soluzioni. I 100 presepi sono una carrellata
sul mondo: 170 riproduzioni della Natività di Gesù provenienti da 16 regioni italiane
e da 25 Paesi dell’Europa, del Sud America, dell’Asia e dell’Africa. Allestimenti
nei quali riecheggia la scena della Grotta di Betlemme - rappresentata da San Francesco
a Greccio, la notte di Natale del 1223 - e nei quali si ritrovano gli elementi più
classici dell’700 napoletano e dell’800 romano. E’ anche la modernità a irrompere
nei CD trasformati in capanna e nelle matite a fare da tetto alla mangiatoia. C’è
un materiale più innovativo rispetto agli anni scorsi? Ce lo svela la curatrice della
mostra, Maria Carla Menaglia:
“Il
sale, credo. Ma gli esempi sono tantissimi: ci sono bellissimi presepi tradizionali,
fatti in cartapesta, ci sono i presepi napoletani e poi, appunto, ci sono tutti questi
presepi di fantasia: le pannocchie con le conchiglie, i chiodi manipolati in maniera
da realizzare un presepe... Ce n’è, per esempio, uno napoletano, grande, in movimento,
con tutte le arti ed i mestieri: la donna che batte i tappeti, quello che inforna
la pizza... insomma, sono tutti molto interessanti”. A colpire
sono i presepi stranieri. Consistente la presenza di quelli che arrivano dai Paesi
dell’Est Europa, in maggioranza intagliati in legno, coloratissime le rappresentazioni
sudamericane, forti quelle che vengono da terre martoriate, in primis la Palestina,
ma anche l’Iraq. Ali al Jabiri racconta la Natività con una Madonna che ha in braccio
Gesù il cui corpo ha i colori dell’azzurro del cielo in contrasto con il cielo di
Baghdad, offuscato dalle esplosioni. Ancora Maria Carla Menaglia:
“Che
poi una persona dell'Iraq abbia pensato di partecipare a questa mostra, io l’ho trovato
una cosa veramente commovente, perché vuol dire che la Natività gli dà una forza tale
da poter riuscire ancora a fare un presepe”.
Alla
presentazione della mostra ha partecipato anche mons. Ernesto Mandara,
vescovo ausiliare di Roma per il Settore centro, che ha parlato dell’attualità del
presepe:
“Mi viene spontaneo desiderare vedere ciò
in cui credo. Il presepe non è la ricostruzione storica del fatto, ma è l’attualizzazione,
è Gesù che nasce oggi". Un Bambino che nasce e travolge di luce
il mondo.