A Lisbona, vertice UE-Africa per rilanciare la partnership
In una città semi-paralizzata da straordinarie misure di sicurezza, si è aperto questa
mattina a Lisbona il vertice tra Unione Europea e Africa. Partecipano capi di Stato
o di governo di circa 80 Paesi, ma le delegazioni presenti sono oltre 120. E’ una
riunione fortemente voluta dall’attuale presidenza portoghese dell’Unione Europea
e la seconda del genere dopo quella che si tenne, sempre sotto la presidenza portoghese,
nel 2000 al Cairo. Sentiamo Riccardo Carucci:
L’obiettivo
è di tracciare partnership strategiche in vari settori fra l’Europa e un’Africa in
fase di espansione economica, ma ancora lacerata da guerre, miseria e malattie e di
delineare un piano di azione immediato. Il tutto in uno spirito nuovo, non più di
continente ricco che fa donativi ad un continente povero, ma di eguaglianza e mutua
responsabilità. La futura collaborazione dovrà riguardare buon governo e diritti umani,
pace e sicurezza, commercio e sviluppo, cambiamenti climatici e migrazioni. Ci sarà,
a conclusione, una Dichiarazione di Lisbona già approvata dai ministri degli Esteri
riunitisi nei giorni scorsi in Egitto. Il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe,
è presente, il che ha provocato l’assenza a questo vertice del primo ministro britannico,
Gordon Brown, ma non l’opposizione di Londra. Ma né le violazioni dei diritti umani
nello Zimbabwe, né la crisi umanitaria nella regione sudanese del Darfur figurano
all’ordine del giorno, anche se potranno essere discussi a latere. Tale assenza ha
provocato la protesta di un gruppo di scrittori europei e africani, compresi cinque
Premi Nobel, fra i quali Dario Fo. Del resto, in margine al vertice ci sono state
molte manifestazioni: da incontri di parlamentari, sindaci, giovani e imprenditori
dei due continenti a proteste per le difficili situazioni dei diritti umani in molte
parti dell’Africa, soprattutto nello Zimbabwe e nel Darfur. Da vari giorni, si trova
fra l'altro a Lisbona il vescovo ausiliare di Khartum, Daniel Marco Kur Adwok, che
su invito della Fondazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” ha partecipato a numerose
attività culturali e pastorali per ricordare le sofferenze del Sudan e le crescenti
difficoltà che incontrano i cristiani in questo Paese africano. Infine, una nota di
colore: il leader libico, Muhammar Gheddafi - a Lisbona già da giovedì per vari incontri
di tipo politico, economico ed accademico - si rifiuta di dormire in albergo e vive
in una lussuosa tenda installata sul terreno che circonda l’antico forte situato là,
dove il fiume Tago si getta nell’Oceano Atlantico. (Da Lisbona, per la Radio Vaticana,
Riccardo Carucci)