2007-12-07 14:35:55

Rinvenuto nell'Archivio della Fabbrica di San Pietro un bozzetto della Basilica Vaticana attribuito a Michelangelo


Un disegno “realizzato con mano sicura ma debole” è l’ultimo inedito di Michelangelo scoperto fra le carte dell’Archivio storico della Fabbrica di San Pietro. Realizzato nel 1563, un anno prima della sua morte, il disegno del Buonarroti ritrae in piccola parte la pianta della Cupola della Basilica Vaticana. Il ritrovamento - del quale dà ampio risalto l’Osservatore Romano di oggi - lo si deve a una ricerca finanziata dalla “Alexander von Humboldt Stiftung”. Sarà presentato lunedì prossimo dal cardinale Angelo Comastri, presidente della Fabbrica di San Pietro, ad alcuni studiosi, fra i quali il neodirettore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, a mons. Vittorio Lanzani, delegato della Fabbrica di San Pietro, e al capo ufficio della Fabbrica, la dott.ssa Maria Cristina Carlo-Stella. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

 
(musica)

 
Cosa può raccontare a noi, oggi, un piccolo disegno schizzato a gesso su un pezzo di carta di 450 anni fa? Molto, se un occhio esperto, che ha assimilato il modo di progettare di uno dei più grandi architetti della storia, sa riconoscere in quelle poche linee rossastre, sedimentate tra molecole di travertino vecchie di mezzo millennio, il tocco del genio, ovvero “la sicurezza del tratto, la mano esperta e abituata a prendere le decisioni di fronte alla pietra grezza” che fu di Michelangelo Buonarroti. E non si parla in questo caso di un disegno in bella copia, completo e pulito, bensì di un bozzetto sveltamente tratteggiato con la “sanguigna”, un tipo di gesso molto usato all’epoca per la sua visibilità tra le venature del marmo o del travertino, molto migliore rispetto al caboncino e quindi molto utile per indicare ai tagliapietre le dimensioni della blocco da sbozzare. Quel disegno, dunque, anzi il ritaglio di un disegno, databile alla primavera del 1563 - quando il cantiere della Basilica di San Pietro era in piena attività - descrive questa probabile scena: l’anziano Michelangelo, 88.enne, ai piedi della Basilica in costruzione tratteggia con precisione uno sperone del tamburo della cupola e annota sul foglio anche delle cifre - si leggono un 6, un 9 e il segno di una frazione: ¾ - oltre probabilmente a qualche altro appunto necessario agli operai che dalle cave di Tivoli e Fiano Romano spedivano a Roma i carri carichi di pietre.

 
Il disegno ritrovato è una porzione dell’originale, che si suppone più ampio, ed è in parte coperto dalla grafia dell’economo della Fabbrica di San Pietro che, forse per mancanza di carta, coprì un pezzo del bozzetto di Michelangelo per redigere un ordine necessario a sbloccare uno dei trasporti di pietre, fermo fuori Roma per problemi burocratici legati all’attraversamento di proprietà terriere. Una storia di ordinario intoppo lavorativo dell’epoca, che ha finito per sovrapporsi al prezioso schizzo di un artista del quale, già in vita, anche il più banale tratto di grafite era ricercato da molti con spasmodica bramosia. Ma proprio quel documento, così bruscamente stilato su uno degli ultimi bozzetti di Michelangelo, ne ha sancito la salvezza. Perché il Buonarroti, consapevole del traffico del quale erano oggetto i suoi disegni, alla fine della propria esistenza distrusse a più riprese i fogli che conservava. E quell’angolo recuperato dalla burocrazia finì, invece che nel fuoco, nella cartella dell’economo di Fabbrica, destinato dalla casualità di un problema contingente ad essere conservato per 444 anni e ad arricchire la nostra memoria.

 
(musica)







All the contents on this site are copyrighted ©.