Il vescovo di Barra, in Brasile, all'undicesimo giorno di sciopero della fame contro
la deviazione del fiume San Francesco
Mons. Luiz Flavio Cappio, vescovo francescano di Barra, nello Stato brasiliano di
Bahia, non sospenderà lo sciopero della fame, iniziato undici giorni fa per protestare
contro il progetto di deviazione del fiume San Francesco, il quarto più lungo del
Paese. Il presule ha più volte affermato che la realizzazione di quest’opera non favorirebbe
le popolazioni locali ma le grandi industrie. Il progetto di deviazione prevede, infatti,
la creazione di canali per l’irrigazione di fiumi, laghi artificiali e riserve d’acqua
destinati, solo in minima parte, a sostenere le popolazioni locali. Il Consiglio indigenista
missionario brasiliano (CIMI) riferisce che il 70% delle acque deviate servirà all’irrigazione
di grandi coltivazioni e allevamenti destinati all’esportazione; il 26% sarà poi sfruttato
per uso industriale. Solo il 4% andrà ad alimentare le riserve destinate alle aree
urbane e rurali che ospitano villaggi e insediamenti umani. Mons. Luiz Flavio Cappio
ha ringraziato il cardinale Agnelo Geraldo Majella, arcivescovo di São Salvador da
Bahia, e gli altri vescovi che recentemente gli hanno fatto visita: “la loro presenza
– ha detto il vescovo di Barra – mi rafforza, sento che ci tengono a me”. In una lettera
inviata lo scorso martedì al presidente Luiz Inácio Lula da Silva, il vescovo comunica
che porterà avanti il suo sciopero fino a quando il governo non porrà fine ai lavori
e archivierà il progetto. Il governo brasiliano non sembra voler interrompere il progetto:
finora sono stati investiti oltre 1,4 miliardi di euro nella zona di Sobradinho, nel
nord del Paese per deviare il corso del fiume. (A.L.)