Dibattito politico in Italia sulla norma contro l'omofobia: il commento del prof.
D'Agostino
In Italia sta facendo discutere l’emendamento sull’”identità di genere” inserito ieri
nel decreto sicurezza che potrebbe colpire le opinioni ritenute discriminanti riguardo
alle tendenze sessuali. Molti parlamentari anche oggi chiedono di modificare il provvedimento.
Già ieri sera il ministro per Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, aveva assicurato
un intervento per cancellarlo entro fine anno. Per il presidente dell’Unione Giuristi
Cattolici, Francesco D’Agostino, il rischio è di introdurre il “concetto di
identità di genere, ideologico e senza fondamento scientifico”. Sentiamolo intervistato
da Luca Collodi:
R. – Da
quello che ora si può capire è che si vogliono colpire opinioni riguardo alla sessualità
e all’esercizio della sessualità che possono creare turbamento sociale a livello di
ordine pubblico e a livello di discriminazione delle persone. Il guaio è che le tendenze
sessuali che - direi anche ragionevolmente – sono state prese in considerazione dal
legislatore non sono quelle che rispondono alla realtà naturale dei sessi, uomini
e donne, ma all’ideologia del genere che ci è stata trasmessa dagli Stati Uniti, secondo
cui l’identità sessuale è una scelta arbitraria, soggettiva ed insindacabile del singolo
individuo. Un concetto, questo, non scientifico, ma ideologico: chiunque domani potrà
manifestare forti perplessità sull’autoidentificazione sessuale di un individuo che
si vuole considerare – per esempio – transessuale, potrebbe cadere sotto una imputazione
di quelle di cui abbiamo parlato.
D. – Prof. D’Agostino, mi faccia capire:
cosa c’entra il reato di opinione o di discriminazione fondato sulle tendenze sessuali
– vedremo poi come questo sarà applicabile – con il problema dell’immigrazione e della
sicurezza legata all’immigrazione?
R. – Probabilmente il legislatore aveva
in mente questo: culture non europee, come quelle islamiche, in cui ci sono atteggiamenti,
soprattutto omofobi, molti forti. Quindi da questo punto di vista si può capire che
c’è un problema di cui tener conto. Quello che, però, mi preoccupa è in primo luogo
la repressione di reati di opinione in quanto tali, che sicuramente hanno un carattere
illiberale: le opinioni dovrebbero sempre essere rispettate e potrebbero essere perseguite
soltanto se scatenano odio o persecuzione sociale.
D. – Ma questo riguarda
gli omosessuali immigrati: perché qui si parla di un decreto sicurezza che riguarda
l’immigrazione?
R. – Bisogna studiare più da vicino questo punto. E’ chiaro
che una normativa penale non dovrebbe mai riguardare soltanto alcune categorie di
soggetti, ma dovrebbe avere sempre una valenza generale. Se è contenuto nel decreto
sull’immigrazione è perché il legislatore evidentemente ha ritenuto che in quel contesto
sociale ci fossero dei rischi di carattere del tutto particolare. Ma dal mio punto
di vista, non ho studiato da vicino questo decreto, è probabile che, se questa ipotesi
di reato verrà consolidata dagli ulteriori lavori parlamentari, avrà una valenza generale.
D. - Questo emendamento, quali conseguenze potrà avere sul dibattito culturale
e politico in materia di coppie di fatto?
R. - Per me, la conseguenza più grave
non sta nella repressione penale dell'omofobia, che ha le sue buone ragioni, ma nell'introduzione
in un testo di legge, di una categoria ideologica come la categoria del "genere",
che non ha alcun referente scientifico e si presta ad applicazioni estremamente arbitrarie.
Bisogna, con molta saggezza, indurre il legislatore a legiferare facendo sempre rigoroso
riferimento ai dati scientifici obiettivi e condivisi. L'unico dato scientifico ed
obiettivo e condiviso, sembra assurdo doverlo ripetere, è che i sessi sono due: quello
maschile e quello femminile. Ogni altra teoria di genere che pretende di ridurre la
sessualità ad una scelta oggettiva delle persone non ha carattere scientifico, anche
se può avere valenze politiche di diversa natura.
D. - Si rischia, quindi,
di inserire un terzo genere sessuale nella legislazione italiana?
R. - Non
un terzo, ma anche un quarto, un quinto e un sesto, perché se l'identità sessuale
dipende da una scelta soggettiva delle persone, non c'è limite alle possibili scelte
che una persona possa operare.
D. - E questo forse avrebbe anche ricadute
nel sistema giuridico italiano?
R. - Avrebbe ricadute giuridiche pesantissime
anche in ipotesi per quello che riguarda il matrimonio e l'adozione di figli. Concludo
sottolineando che non c'è una specifica dottrina cattolica sulla sessualità, ma c'è
la comune convinzione umana, che va oltre gli orientamenti confessionali, secondo
cui gli uomini sono maschi e femmine. Di questo dato antropologico fondamentale bisogna
essere rispettosi, rinunciando ad ogni tentativo di manipolazione ideologica della
nostra realtà naturale.