L'ONU: in cinque mesi oltre 300 civili uccisi in Darfur
Un nuovo rapporto dell’ONU denuncia ancora una volta le atrocità commesse contro i
civili in Darfur, da parte delle truppe governative e delle fazioni ribelli. A riferirlo
il quotidiano della Cei Avvenire. Dal 20 giugno alla metà di novembre almeno 300 persone
sono state uccise nei 15 raid compiuti nella regione sudanese teatro di guerra da
oltre quattro anni. L’elenco degli attacchi tuttavia è incompleto a causa delle restrizioni
di movimento imposte agli esperti delle Nazioni Unite presenti nella zona. L’ultimo
scontro, avvenuto nella città di Muhajiriya, ha causato 30 vittime, mentre il massacro
più sanguinoso si è verificato alla fine di luglio nell’area di Balbul, nel Sud Darfur:
135 i morti, molte le abitazioni incendiate. Mentre dunque il processo negoziale arranca,
con i ribelli ancora divisi e il governo fermo sulle sue posizioni, la strage dei
civili non si arresta. Chi riesce a fuggire agli attacchi diviene spesso vittima di
furto, stupro e torture. Inefficace finora l’intervento della Corte penale internazionale,
la cui giurisdizione sul dossier Darfur non è riconosciuta da Khartum. Ritarda, infine
l’allestimento della forza di pace “ibrida” Onu-Unione africana e ieri Londra ha criticato
duramente l’inerzia della comunità internazionale che allontana le speranze di pace.
La Gran Bretagna, ha fatto sapere il governo inglese, si farà carico dell’8% della
missione e chiede anche agli altri alleati di incrementare lo sforzo. (S.G.)