Italia: il governo pone la fiducia sulla sicurezza
Il Governo italiano ha posto la fiducia al Senato sul decreto sicurezza che disciplina,
tra l’altro, le espulsioni degli immigrati. La decisione, annunciata questa mattina
dal ministro per i rapporti col Parlamento Chiti, giunge in una fase di fortissime
tensioni interne ai due schieramenti, tensioni che stanno frenando il confronto appena
avviato sulle riforme. Il servizio di Giampiero Guadagni:
Ieri il capo
dello Stato Napolitano ha lanciato l’ennesimo forte appello al dialogo tra le forze
politiche, a partire dal tema sicurezza, in queste ore all’esame del Senato. Tema
che, afferma Napolitano, esige scelte condivise. Ma il clima che si respira è di acceso
conflitto. Il governo ha posto la fiducia ed è stata dura la protesta dell’opposizione.
Ma lo scontro passa anche all’interno degli schieramenti. Molti fattori stanno scuotendo
gli equilibri politici faticosamente costruiti negli ultimi 15 anni. L’ultimo, la
presa di posizione del presidente della Camera Bertinotti, che considera fallita l’esperienza
del centrosinistra e di questo governo. Parole, quelle di Bertinotti, che hanno provocato
critiche anche da parte della sinistra. Dura la reazione dell’esecutivo: ieri il sottosegretario
alla presidenza del Consiglio Micheli ha detto che c’è un diffuso affievolimento del
senso dello Stato. E oggi il premier Prodi osserva: siamo bravi a farci del male da
soli, ma la legislatura va avanti. Controreplica del leader di Rifondazione Comunista
Giordano: Prodi non è più il garante dell’Unione. Ma se la maggioranza è in forte
difficoltà, l’opposizione non se la passa certo meglio. Polemiche aspre su una frase
di Berlusconi riportata dalle agenzie: Casini è irrecuperabile, ha ucciso la casa
delle libertà e l’UDC finirà a sinistra. Un’affermazione smentita dai collaboratori
più stretti dell’ex premier, ma UDC, AN e Lega accusano Berlusconi di voler dividere
gli alleati. Insomma, una fase del bipolarismo sembra chiudersi. Ma non se ne sta
ancora aprendo una nuova fondata su riforme condivise. E sullo sfondo incombe il referendum
sulla legge elettorale che potrebbe scompaginare ancora di più la situazione.