2007-12-05 14:41:09

Nuovi attentati in Afghanistan e Iraq: decine le vittime, tra cui anche bambini


E' di almeno 13 morti (sette civili, tra i quali quattro bambini, e sei militari) il bilancio dell'attentato suicida a Kabul contro un bus dell'esercito. Ci sono bambini anche tra i feriti. L'attentato, rivendicato dai talebani, si è verificato dopo la conclusione della visita a sorpresa a Kabul del segretario americano alla Difesa, Robert Gates, che si è recato in Iraq.

Iraq
Il Segretario alla Difesa americano, Gates, è prima giunto a Mossul, che è stata proprio in quelle ore, teatro di un’esplosione così come Kirkuk e Bakuba: almeno otto persone hanno perso la vita e oltre 30 sono state ferite. Poi Gates è giunto a Baghdad dove incontrerà il presidente iracheno Talabani, il premier Nouri al-Maliki e il comandante in capo delle forze USA, generale David Petraeus.

Turchia-PKK
Il PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan) sta incrementando la sua presenza nell'area del Caucaso ed ha aperto cinque campi in Armenia per l'addestramento dei suoi militanti, che vengono poi inviati a compiere azioni armate in Turchia, Iraq ed Iran. Vengono mandati anche in Europa, e spesso partecipano al traffico di droga. Lo afferma il giornale turco Aksham citando rapporti di intelligence, presumibilmente turchi. Secondo tali rapporti, il PKK utilizzerebbe le sue basi nella capitale dell'Armenia, Yerevan, per coordinare le sue attività nel Caucaso ed in particolare anche in Georgia.

Medio Oriente
Tre palestinesi uccisi e altri cinque feriti da soldati israeliani nel nord della Striscia di Gaza, vicino alla città di Beit Lahiya. Un portavoce dell'esercito israeliano ha confermato che l'aviazione ha effettuato un raid nel nord della regione palestinese senza fornire altre precisazioni. Il braccio armato di Hamas, che ha preso il controllo della striscia di Gaza in giugno, ha affermato che i tre palestinesi uccisi facevano parte delle Brigate Ezzedine al-Qassam.

Iran
Il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, è tornato oggi ad attaccare i traditori interni che “collaborano con il nemico”. Lo ha fatto dopo aver cantato vittoria per il pronunciamento dell’Intelligence statunitense sul programma nucleare del Paese. Il nostro servizio:RealAudioMP3

Akhmadinejad chiama traditori chi chiede di “fare concessioni sul programma nucleare” all’Occidente. Esponenti pragmatici e riformisti, come gli ex presidenti Rafsanjani e Khatami, negli ultimi tempi hanno suggerito prudenza sottolineando il pericolo di un isolamento o addirittura di un attacco. Akhmadinejad torna a bollarli come traditori nel giorno in cui canta vittoria. Con enfasi parla di “vittoria su tutte le potenze del mondo”, per il documento dei servizi segreti statunitensi. Il rapporto sostiene che l’Iran ha interrotto il proprio programma di armamento nucleare nel 2003, confermando la posizione dell'AIEA e del direttore generale ElBaradei: Teheran ha mentito e taciuto sulle sue attività nucleari ma non ci sono prove di una diversione a scopi militari. Di fatto, il documento dell’Intelligence USA rimescola le carte del dibattito: non potrà essere ignorato dal Consiglio di sicurezza dell’ONU. “Le cose sono cambiate”, dice la Cina, e Israele sottolinea che sarà più difficile convincere Stati riluttanti a votare sanzioni più severe per l’Iran. Guardando agli Stati Uniti, mentre i democratici tornano a difendere la via diplomatica, Bush ribadisce che in ogni caso l’Iran è un pericolo. Nelle stesse ore, la casa Bianca annuncia la visita del presidente in Medio Oriente per gennaio.

Congo
E' stata una grande vittoria. Così si è espresso il capo di Stato maggiore e generale delle forze armate della Repubblica Democratica del Congo (Fardc), con riferimento alla presa di Mushake (Nord-Kivu, est del Paese) dopo due giorni di combattimenti contro le truppe del generale ribelle Laurent Nkunda. “L'82.ma brigata si trova a Mushake e controlla ormai tutte le alture intorno al villaggio”, ha precisato il generale Dieudonne' Kayembe, arrivato a Goma, capitale del Nord-Kivu. Dal canto suo, la missione dell'ONU nel Paese, che fornisce un apporto logistico all'esercito, ha dichiarato di aver evacuato più di 50 soldati lealisti rimasti feriti. Nei giorni scorsi, gli Stati Uniti avevano rivolto un appello al dissidente a lasciare il Paese al fine di evitare uno spargimento di sangue con le forze governative della Repubblica democratica del Congo. Lunedì le forze governative avevano lanciato una vasta offensiva e ripreso il controllo di diverse località del territorio di Masisi, intorno a Sake.

Somalia
Il presidente somalo, Abdullahi Yusuf, resta ricoverato ed in condizioni che appaiono gravi, presso il Nairobi Hospital, nella capitale keniana, dove è giunto ieri da Baidoa, Somalia occidentale. Ufficialmente, c'è ottimismo sul suo stato di salute ma fonti concordi, seppur non ufficiali, parlano di condizioni molto serie. Avrebbe dovuto partecipare all'incontro oggi ad Addis Abeba con il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, dedicato ai Grandi Laghi, Sudan e Somalia. E di lì volare a Lisbona per il vertice UE-Africa. Intanto sul piano politico, l’opposizione afferma che non c'è alcuna possibilità di dialogo con l'attuale governo - che ne aveva proposto il rilancio nei giorni scorsi - così come non c'era con quello precedente. A parlare è Sceikh Sharif Ahmed, attuale leader dell'Alleanza per la Riliberazione della Somalia (ARS), una sorta di 'ombrello' che raccoglie tutte le anime dell'opposizione, che ha la sua base operativa ad Asmara. Chiede come precondizione per il dialogo che le truppe “di invasione e di occupazione” etiopiche lascino il Paese. Sharif era il leader dell'ala moderata delle Corti Coraniche che hanno controllato Mogadiscio e buona parte della Somalia per la seconda metà dello scorso anno. Le truppe etiopiche hanno poi cacciato le Corti coraniche ma non sono riuscite a districarsi dal pantano somalo: nella capitale la guerra civile infuria sempre di più con moltissimi morti tra i civili ed un vero e proprio disperato esodo biblico della popolazione.

La Slovenia nello spazio Schengen
L'Europa di Schengen si allarga e la Slovenia incomincia a smantellare i posti di blocco ai confini con l'Italia. L'operazione dovrebbe concludersi il 21 dicembre, data scelta dall'Europa per l'ufficializzazione dell'ingresso di Lubiana nello spazio Schengen. I primi posti di blocco a cadere sono stati quelli del valico di Rabuiese alle spalle di Trieste. Nei prossimi giorni, l'operazione dovrebbe estendersi agli altri valichi della città e a quelli di Gorizia. Altrettanto, dovrebbe accadere sul territorio italiano dove le operazioni di smantellamento delle guardiole di confine, però, non sono ancora cominciate.

Immigrazione clandestina
Due imbarcazioni con a bordo 91 immigranti clandestini di origine subsahariana, tre dei quali morti in viaggio, sono giunte questa notte a Tenerife, nell'arcipelago spagnolo delle Canarie: lo riferisce questa mattina l'edizione on line del quotidiano El Pais. Le due imbarcazioni sono state avvistate nella notte dai guardacoste spagnoli. Una delle due, con a bordo 51 persone e il cadavere di un clandestino morto in mare, è stata accompagnata verso il porto di Los Cristianos. L'altra, che trasporta 39 persone, due delle quali morte, ha fatto rotta scortata da una barca del soccorso in mare spagnolo a sua volta verso Los Cristianos.

Continua a Bali la conferenza internazionale sul clima
L'Australia è l'ultima nazione arrivata al tavolo delle trattative sui cambiamenti climatici. Canberra ha ratificato il Protocollo di Kyoto, che prevede la riduzione dei gas ad effetto serra entro il 2012, e chiede agli Stati Uniti di aderire all’intesa. Oggi a Bali anche la Germania ha concordato un piano che prevede la riduzione del 36% delle emissioni entro il 2020. Nel dibattito sul riscaldamento del pianeta emergono due posizioni: quella di chi pone l’azione indiscriminata dell’uomo all’origine del fenomeno e quella di chi parla di mutamenti climatici periodici e naturali della Terra. Giancarlo La Vella ha intervistato Vincenzo Altale, climatologo dell’Enea:RealAudioMP3

R. - Il dibattito non è più fermo su queste due posizioni per il semplice fatto che uno non può ignorare l’altro nel senso che la variabilità naturale è sicuramente un elemento importante; però, è altrettanto indubbio che c’è comunque un contributo umano. Pertanto, giustamente, i Paesi più avanzati non sono più incastrati in tale questione, che non è scientifica ma alla fine politica.

 
D. – Professor Altale, il problema del clima è qualcosa che va affrontato soltanto a livello di governi oppure anche ognuno di noi può fare qualcosa?

 
R. – Tutti e due. Prima di tutto se non c’è coscienza del cittadino, se non c’è una nuova visione dell’integrazione dell’uomo con la natura in generale, chiaramente poi i governi fanno poco. Alla fine nelle democrazie moderne, per fortuna, il cittadino conta; quindi, il ruolo centrale è il ruolo dell’uomo. Chiaramente poi questo impone ai governi un approccio a livello globale. Secondo me, il clima è veramente un grande stimolo per un cambiamento di relazione tra scienza, società ed evoluzione, perché da un punto di vista economico è anche conveniente pensare un modello nuovo. I principi fisici di tutte le cose che noi più o meno facciamo funzionare, hanno 200 anni, sono troppo vecchi. Le nuove invenzioni apportano efficienze molto più alte, dal 15 fino al 30, 40, 45 per cento; perché non utilizzarle, dal momento che si produce meno CO2? Il clima è una chiave per trasformare la società, per migliorarla.

Colombia
La proposta del governo colombiano di invitare il presidente francese Nicolas Sarkozy ad una riunione con la guerriglia delle FARC per negoziare la liberazione degli ostaggi, tra cui Ingrid Betancourt, richiede tempo per capire quale sia la strategia migliore. Lo ha detto un alto responsabile dell'Eliseo, aggiungendo che Sarkozy intende recarsi in Colombia “per essere utile” poichè la priorità del capo dello Stato è la liberazione della Betancourt e degli altri ostaggi. La Colombia si augura ormai “negoziati diretti tra le FARC e l'Alto commissario per la pace Luis Carlos Restrepo”, cui dovrebbe partecipare nelle intenzioni della Colombia anche Sarkozy.

Cina
Un gruppo di sessantanove avvocati ed esperti di legge cinesi ha chiesto l'abolizione del sistema di “detenzione per la rieducazione”, che permette alla polizia di tenere un cittadino detenuto per tre anni senza che il caso venga portato davanti alla magistratura. In una lettera all'Assemblea Nazionale del Popolo i firmatari ricordano che il sistema è completamente arbitrario, essendo basato esclusivamente sul giudizio dei funzionari di polizia, e che è al di fuori del sistema giudiziario: questo contraddice l'articolo 37 della Costituzione - che garantisce la “libertà personale” - e le leggi sul sistema penale varate nel 1996 e nel 2000. Inoltre, viola i trattati internazionali sui diritti umani che la Cina ha firmato. La “rieducazione attraverso il lavoro”, prosegue il documento, “rompe l'equilibrio tra pubblica sicurezza, Procure della Repubblica e sistema giudiziario”. In numerosi casi, prosegue la lettera, essa è stata usata come “uno strumento” per attaccare non solo i dissidenti dichiarati ma anche i semplici cittadini che cercano di difendere i loro diritti. Il sistema della rieducazione attraverso il lavoro, che i cinesi chiamano “detenzione amministrativa”, è stato introdotto in Cina nel 1957. Membri dell'Assemblea nazionale del popolo hanno annunciato negli anni scorsi iniziative per abolire, o almeno per limitare, l'uso della rieducazione. Tra i firmatari della lettera aperta, compaiono gli studiosi di legge He Weifang e Jiang Ping.

Thailandia
Grandi festeggiamenti in Thailandia per gli ottanta anni del re Bhumibol Adulyadej, il monarca vivente con lo 'stato di esercizio' più lungo al mondo. Più di 100.000 persone, secondo le stime della polizia, hanno reso omaggio al sovrano, sullo sfondo di un Paese ancora diviso, a meno di tre settimane dalle elezioni legislative che si terranno il 23 Dicembre. Il re, conosciuto anche come Rama XI, durante la cerimonia ufficiale, affiancato dalla consorte Sirikit e dal principe ereditario Maha Vajralongkorn, ha rinnovato l'appello all'unità del Paese. Il colpo d'occhio era di una folla colorata. I presenti infatti indossavano in gran parte abiti gialli, colore simbolo del sovrano e del lunedì, giorno di nascita di Bhumibol. Altri portavano invece copricapi rosa, come auspicio di longevità e salute al re, che il mese scorso è stato dimesso dall'ospedale dopo un'ischemia cerebrale. Nonostante il golpe del 19 Settembre 2006, in cui venne estromesso dai militari il primo ministro Shinawatra, e nonostante la forte crisi, il re, che ha all'attivo 61 anni di regno, è ancora una forte autorità morale per il suo popolo. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

 

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 339
 
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